La contestata riforma del codice della strada è legge
Ci sono sanzioni più severe per chi guida in stato di ebbrezza e nuove regole sui monopattini elettrici, ma nessun intervento sulla principale causa di incidenti
Il Senato ha approvato in via definitiva la riforma del codice della strada, una legge da tempo discussa che è stata voluta e molto promossa dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, e allo stesso tempo molto contestata dalle opposizioni e da diverse associazioni di attivisti per la sicurezza stradale. Entrerà in vigore dopo 15 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
La riforma è divisa in due parti: nella prima modifica concretamente l’attuale codice della strada, approvato nel 1992 e poi cambiato varie volte negli anni; nella seconda introduce una legge delega che attribuisce al governo il compito di riorganizzare le norme sulla motorizzazione e la circolazione stradale.
Tra le novità più importanti ci sono pene e sanzioni più severe per chi guida in stato di ebbrezza. Chi viene condannato per un tasso alcolemico rilevato superiore a 0,8 grammi per litro sarà scritto sulla patente un codice che indica o il divieto di assumere alcol prima di guidare o l’obbligo di guidare un veicolo dotato di “alcolock”, un dispositivo che rileva il tasso alcolemico del conducente e che blocca il veicolo in caso sia maggiore di zero. L’obbligo permane per due anni, o tre se il tasso rilevato in origine era superiore a 1,5: se in questo periodo il conducente segnalato dai codici viene trovato di nuovo positivo all’alcol test, le sanzioni e le pene per ogni nuova violazione sono aumentate di un terzo.
Ci sono novità anche per chi viene fermato alla guida sotto effetto di stupefacenti. La riforma stabilisce che chiunque abbia assunto sostanze stupefacenti e guidi stia di fatto commettendo un reato, anche nel caso in cui non si trovi in uno stato di «alterazione psico-fisica». La polizia stradale potrà fare immediatamente dei prelievi di saliva a qualsiasi persona venga fermata: finora era obbligatorio solo in caso di incidente.
La riforma introduce poi sanzioni più severe per chi usa cellulari o altri apparecchi elettronici mentre guida: la multa andrà da 250 a 1.000 euro (finora era da 165 a 660 euro), a cui si aggiunge la sospensione della patente da 15 giorni a due mesi (il periodo varia sulla base di quanti punti ha il conducente sulla patente). Finora la sospensione era prevista solo se il conducente aveva già fatto una violazione simile nei due anni precedenti. Se nei due anni successivi viene trovato di nuovo con il cellulare alla guida, la sanzione e la durata della sospensione della patente vengono aumentate.
La legge prevede anche alcune modifiche alle norme sui rilevatori di velocità, comunemente chiamati autovelox: in questo caso però non aggrava pene e sanzioni ma le diminuisce. Se un automobilista supera i limiti di velocità più volte nell’arco di una giornata sullo stesso tratto stradale dovrà pagare solo una volta. Finora invece le sanzioni sono state cumulabili, quindi se si superava più volte il limite sullo stesso tratto di strada bisognava pagare più multe separate. Un principio simile è applicato alle Zone a traffico limitato (Ztl): in base alla riforma, se si fanno più accessi nella stessa Ztl in un solo giorno sarà sufficiente pagare una sola multa.
Le modifiche sugli autovelox sono state giudicate molto permissive da chi contesta la legge, che in generale è ritenuta molto problematica da chi si occupa di sicurezza stradale perché non interviene a sufficienza sulla principale causa degli incidenti stradali, ossia la velocità troppo alta delle auto.
Oltre alle opposizioni, anche associazioni ed esperti di sicurezza stradale hanno contestato la riforma, che prevede in effetti misure molto favorevoli agli automobilisti, a discapito dei pedoni e dei ciclisti. Ci sono state diverse manifestazioni negli scorsi mesi, durante le quali il codice rinnovato da Salvini è stato definito spesso «codice della strage».
A questo proposito la riforma elimina le cosiddette “case avanzate”, una definizione introdotta nel 2020 per riferirsi agli spazi riservati ai ciclisti negli incroci regolati dai semafori: sono spazi davanti alla linea d’arresto delle auto in cui le bici possono aspettare che il semaforo diventi verde e in sostanza partire prima delle auto. La riforma inoltre elimina l’obbligo per gli automobilisti di dare la precedenza ai ciclisti: dovranno solo «prestare particolare attenzione», una formulazione vaga e che in caso di contenziosi permetterà un’interpretazione più larga della norma. Viene anche introdotto l’obbligo per le auto che sorpassano una bici di mantenere una distanza di sicurezza di almeno 1,5 metri, ma solo «ove le condizioni della strada lo consentano».
Tra le altre misure introdotte dalla riforma, una delle più citate e tra le più pubblicizzate da Salvini è quella sui monopattini elettrici: i conducenti dovranno dotarsi di un contrassegno adesivo (una specie di targa), e sarà obbligatorio il casco. In più non si potranno guidare monopattini elettrici fuori dai centri abitati.