Medici senza frontiere ha sospeso le sue attività nella capitale di Haiti per ragioni di sicurezza
L’organizzazione umanitaria Medici senza frontiere (MSF) ha sospeso le proprie attività nella capitale di Haiti, Port-au-Prince, in seguito a un attacco subìto l’11 novembre, quando un gruppo di agenti delle forze dell’ordine haitiane ha fermato un’ambulanza, tenuto in ostaggio per diverse ore alcuni membri dello staff e ucciso due dei tre pazienti a bordo. Non è la prima volta che la polizia, affiancata da gruppi di autodifesa nati spontaneamente tra i cittadini, prende di mira gli ospedali per trovare e uccidere gli uomini che sospetta facciano parte di bande criminali, le stesse che da tempo controllano parti del paese e ne hanno di fatto paralizzato la vita politica, provocando anche centinaia di migliaia di sfollati.
Negli ultimi mesi gli scontri tra le forze di sicurezza (affiancate dai soldati kenyani di una missione internazionale e dai gruppi di autodifesa) e le bande criminali si sono intensificati: soltanto martedì almeno 28 persone sospettate di farne parte sono state uccise durante un attacco contro Pétionville, un quartiere residenziale della capitale. Le gang controllano oltre l’80 per cento di Port-au-Prince, e negli ultimi mesi hanno costretto le autorità a chiudere l’aeroporto due volte, oltre ad aver attaccato due delle più grandi prigioni del paese, liberando almeno 4mila detenuti. Gli attacchi si sono estesi anche in altre aree dell’isola.