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  • Mercoledì 20 novembre 2024

La prima testimonianza in tribunale di Jimmy Lai

L'imprenditore e attivista per la democrazia a Hong Kong è sotto processo per via della contestata legge sulla sicurezza, voluta dal governo cinese

Jimmy Lai nella prigione di Hong Kong, 28 luglio 2023 (AP Photo/Louise Delmotte, File)
Jimmy Lai nella prigione di Hong Kong, 28 luglio 2023 (AP Photo/Louise Delmotte, File)
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Jimmy Lai, imprenditore dei media di Hong Kong e attivista che negli ultimi anni è diventato molto noto in tutto il mondo per il suo sostegno e la sua partecipazione alle proteste a favore della democrazia nella città, ha testimoniato per la prima volta in tribunale durante il processo in cui è coinvolto: è accusato di avere cospirato contro il governo cinese per conto degli Stati Uniti e di avere diffuso idee sovversive attraverso l’Apple Daily, il quotidiano di cui era editore, chiuso nel 2021 a causa della repressione del governo cinese. Se giudicato colpevole Lai, che ha 76 anni, potrebbe essere condannato all’ergastolo.

Il processo di Lai è molto seguito anche a livello internazionale perché giudicato da molti una prova dell’erosione delle libertà civili a Hong Kong. Fino a qualche anno fa Hong Kong godeva di un ampio grado di autonomia dalla Cina, con una stampa libera e un sistema giudiziario indipendente, prima di una grossa ondata di repressione portata avanti dall’attuale governo filocinese che ha di fatto eliminato ogni forma di dissenso.

Il processo di Lai si basa sulla violazione della contestata legge sulla sicurezza nazionale, voluta nel 2020 dal partito comunista cinese e pensata tra le altre cose per consentire al governo della Cina di esercitare un maggiore controllo sulla regione amministrativa di Hong Kong e limitare la libertà di stampa.

In tribunale Lai ha ribadito come l’Apple Daily rappresentasse i principi e i valori in cui lui crede e in cui credono anche «le persone di Hong Kong», vale a dire la fede nello stato di diritto e nelle libertà, tra cui quella di parola, di religione e quella di manifestare: «Abbiamo sempre sostenuto i movimenti per la libertà», ha detto Lai. Prima dell’inizio dell’udienza circa cento persone si erano messe in fila sotto la pioggia per riuscire a entrare in aula e centinaia di poliziotti erano stati schierati intorno all’edificio dove ha sede il tribunale. Non ci sono stati disordini.

Persone in coda per entrare nel tribunale di Hong Kong dove Lai avrebbe testimoniato, 20 novembre 2024 (AP Photo/Chan Long Hei)

Mercoledì, in tribunale, erano presenti anche diplomatici di Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Australia, Svizzera e Irlanda. La testimonianza di Lai è arrivata il giorno dopo la comunicazione delle sentenze nei confronti di 45 attivisti pro democrazia giudicati colpevoli di aver violato la legge sulla sicurezza nazionale. Le loro condanne variano da un minimo di 4 a un massimo di 10 anni: la più lunga è stata inflitta all’ex professore di legge Benny Tai, uno dei principali esponenti del movimento per la democrazia.

– Leggi anche: Le sentenze di condanna contro 45 attivisti per la democrazia, a Hong Kong

Lai era stato arrestato nel 2020 ed è stato tenuto in custodia per 1400 giorni prima che il suo processo iniziasse, lo scorso dicembre. È accusato di «collusione con le forze straniere», ossia di avere cospirato contro il governo cinese per conto degli Stati Uniti attraverso il suo quotidiano. Lai sta già scontando una pena detentiva di cinque anni e nove mesi per una condanna per frode legata a una violazione contrattuale relativa a un affitto risalente agli anni Novanta. Nell’aprile del 2021 era già stato condannato a una pena di 14 mesi di carcere per aver organizzato due proteste non autorizzate nel 2019; il mese successivo, mentre stava già scontando la pena, era stato condannato ad altri 14 mesi per aver partecipato a un’altra manifestazione, che si era tenuta sempre nel 2019.