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  • Mercoledì 20 novembre 2024

Il grande sciopero generale in Grecia contro l’aumento del costo della vita

E contro le scelte del governo di centrodestra, che ha fatto crescere l'economia senza però ridurre le disuguaglianze: inizia oggi e dura 24 ore

Un uomo davanti a una stazione della metropolitana chiusa per sciopero, Atene, 17 aprile 2024 (AP Photo/Petros Giannakouris)
Un uomo davanti a una stazione della metropolitana chiusa per sciopero, Atene, 17 aprile 2024 (AP Photo/Petros Giannakouris)
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Oggi in Grecia c’è un grande sciopero nazionale dei dipendenti del settore pubblico e privato per protestare contro l’aumento del costo della vita e per chiedere «salari più dignitosi» e contratti collettivi migliori. I sindacati che hanno promosso lo sciopero hanno fatto sapere che durerà 24 ore e che «paralizzerà il paese». Sono previste manifestazioni nel centro di Atene e nelle altre grandi città greche.

Lo sciopero è stato organizzato dal sindacato dei dipendenti pubblici ADEDY e dal sindacato del settore privato GSEE che, insieme, rappresentano oltre due milioni di lavoratori e lavoratrici. Hanno annunciato la loro adesione anche la Federazione panellenica marittima (PNO) e i sindacati che rappresentano gli insegnanti del settore privato, i lavoratori edili, i dipendenti degli ospedali pubblici, i dipendenti delle banche e delle ferrovie.

Il sindacato dei tassisti di Atene (SATA) non si unirà allo sciopero, ma ha invitato i suoi iscritti a partecipare a un presidio e a un corteo che terminerà davanti alla sede del ministero dell’Economia in piazza Syntagma. I giornalisti hanno a loro volta deciso di partecipare alla giornata di protesta già da martedì sospendendo il lavoro, mentre i pensionati hanno in programma una manifestazione separata per il prossimo venerdì.

I leader sindacali accusano l’attuale governo di centrodestra guidato dal primo ministro Kyriakos Mitsotakis di non aver affrontato in modo adeguato la crescita dell’inflazione. Sostengono che l’aumento del costo della vita ha peggiorato gli standard di vita delle persone al punto che molte hanno difficoltà a sopravvivere o a vivere in modo dignitoso: «Il costo della vita è alle stelle e i nostri stipendi sono bassissimi, mentre gli alti costi delle case hanno lasciato i giovani in una posizione tragica», ha detto Yannis Panagopoulos, che dirige il principale sindacato del settore privato, GSEE.

Manifestanti ad Atene (AP Photo/Thanassis Stavrakis)

Mitsotakis e il suo governo sono molto vicini agli imprenditori e ai settori produttivi più rilevanti del paese, e in questi anni hanno puntato sulla crescita economica della Grecia dopo quasi quindici anni di crisi per costruire il proprio consenso. Nel 2023 il PIL greco è aumentato del 2 per cento, in controtendenza rispetto alla stagnazione generale dell’economia europea, mentre nel 2025 la disoccupazione dovrebbe scendere sotto la soglia del 10 per cento, il più basso degli ultimi vent’anni, e il debito pubblico contrarsi fino a raggiungere dimensioni paragonabili a quello italiano.

Le agenzie di rating, le grandi società internazionali che valutano le obbligazioni emesse da nazioni e aziende, hanno elogiato il governo di Mitsotakis per le sue recenti riforme fiscali. Lunedì scorso il primo ministro ha tra l’altro annunciato che nel 2025 la Grecia effettuerà un rimborso anticipato di 5 miliardi di euro di prestiti concessi negli anni scorsi dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale all’interno del programma di aiuti deciso per salvare il paese e facilitarne la ripresa economica.

Al contempo la Grecia rimane un paese profondamente diseguale, in cui circa un quarto delle persone è a rischio di povertà ed esclusione sociale, il quarto dato più alto all’interno dell’Unione, e in cui gli stipendi sono ancora molto bassi. Lo scorso aprile il governo aveva deciso di aumentare il salario minimo a 830 euro lordi (in Italia un operaio ne guadagna più del doppio, in media) ma nel paese i prezzi al dettaglio, delle telecomunicazioni e dell’energia sono tra i più alti in Europa.

L’opposizione di sinistra all’attuale governo ha spesso sostenuto che i meno privilegiati sono costretti a pagare «prezzi britannici su stipendi bulgari».

Mitsotakis ha recentemente promesso di aumentare il salario minimo portandolo a 950 euro, ma è stato comunque criticato perché la riforma non sarà sufficiente a garantire una vita dignitosa alla maggior parte delle persone e in una società in cui, negli ultimi anni, il divario tra ricchi e poveri è cresciuto. Quella della Grecia, ha spiegato al Guardian l’analista politico Yannis Koutsomitis, «è una storia di successo che non può essere tradotta in guadagni concreti per la gente comune. C’è molta ansia là fuori proprio perché così tante persone hanno difficoltà ad arrivare a fine mese. La si vede riflessa nei sondaggi politici insieme al sentimento generale che questo è un governo che non è riuscito a comprendere la gravità della situazione».