I giovani sono diventati il pubblico più importante per i cinema italiani

È un fenomeno che esercenti e distributori osservano con sorpresa da un paio d'anni, e che è stato sfruttato per esempio per il film di Paolo Sorrentino

di Gabriele Niola

L'ultimo giorno di apertura del cinema Odeon a Milano, 31 luglio 2023 (Rossella Papetti/LaPresse)
L'ultimo giorno di apertura del cinema Odeon a Milano, 31 luglio 2023 (Rossella Papetti/LaPresse)
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Il successo di due film italiani in questo momento in sala, Parthenope di Paolo Sorrentino e Berlinguer – La grande ambizione di Andrea Segre, ha sancito in modi diversi il fatto che sta avvenendo un cambiamento nella composizione del pubblico dei cinema in Italia. Per la prima volta da tempo la fascia dei più giovani (chi ha tra i 20 e i 35 anni) è molto influente. Questo è sempre stato vero per i film più grandi e spettacolari, solitamente americani, ma ora lo sta diventando anche per il cinema d’autore.

Il film di Paolo Sorrentino, che ha puntato su quel pubblico e l’ha intercettato, è in questo momento il secondo più grande successo della sua carriera con 7 milioni di euro. Secondo i dati CinExpert (ente che fa rilevazioni sul pubblico in sala), il 41% di questo incasso proviene da spettatori sotto i 34 anni. Invece il film con Elio Germano sullo storico segretario del Partito Comunista Enrico Berlinguer, senza una promozione specifica sul pubblico giovane, con un potenziale commerciale decisamente minore e un target naturale più anziano, sta comunque attirando il pubblico giovane, a cui deve il 20% dei 3,1 milioni di euro che ha incassato.

Questi sono gli ultimi, e più clamorosi, esempi di una tendenza che gli esercenti prima e i distributori poi hanno notato negli ultimi due anni almeno (i primi sono quelli che gestiscono i cinema, i secondi quelli che portano i film in sala, li promuovono e vivono dei proventi del box office). Parte dell’attività di chi gestisce un cinema è infatti osservare e controllare il pubblico per intercettare tendenze, talvolta anche giorno per giorno, aggiustando il numero di spettacoli o il posizionamento di un film, ma anche decidendo quanto a lungo rimarrà in sala. Questo viene fatto, prima ancora che arrivino i dati ufficiali, osservando le persone che entrano e poi con tutti gli strumenti che le sale hanno per tenere traccia dei propri clienti.

Quello che risulta è che gli spettatori tra i 20 e i 35 anni non solo sono cresciuti nel 2023 (nel 2024 sono rimasti più o meno costanti), ma stanno sostituendo i più anziani come target primario dei film d’autore. È un cambiamento importante, poiché le fasce di pubblico più adulte, se non proprio anziane, sono quelle a cui si è rivolto il cinema d’autore in Italia per almeno 20 anni. Il pubblico giovane, per decenni, è stato invece associato ai film più commerciali e raramente alle produzioni italiane.

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Questo cambiamento è confermato dal circuito di cinema The Space (secondo in Italia per numero con 352 schermi in 35 multiplex, ma primo per quantità di biglietti venduti), che lo osserva soprattutto dalle prevendite. Si tratta del sistema che consente l’acquisto online di un biglietto anche qualche giorno prima dello spettacolo, registrandosi e fornendo facoltativamente alcuni dati tra cui l’età. Nel loro circuito, più della metà di chi preacquista ha meno di 40 anni, con una presenza che è aumentata in maniera trasversale rispetto alla tipologia di film. Francesco Di Cola, Sales and Screen Content Director di The Space (cioè il responsabile della programmazione del circuito), dice: «quest’anno abbiamo riscontrato che anche un certo tipo di film che possiamo definire d’autore, o da festival, così come diversi contenuti proposti in uscita limitata, sono stati molto interessanti per i clienti 20enni/30enni». E questo dato è stato osservato in maniera omogenea su tutto il territorio, senza differenze regionali.

Sempre secondo Di Cola, «più che la nazionalità, conta la capacità dei film di parlare in modo rilevante a quel segmento di pubblico». Significa che un film italiano può interessare a un pubblico più giovane ammesso che chi lo promuove riesca a trovare un modo di raggiungere quella fascia e interessarla. Quello che sta accadendo in queste settimane con Parthenope è esemplare. La distribuzione (Piper Film) ha spinto molto sulla promozione del film online e sui social network, facendo fare a Paolo Sorrentino in prima persona un grande di giro di podcast o canali Instagram e collaborando con diversi creator (ha anche fatto un reel con The Jackal, in cui prendeva in giro proprio questo suo presenzialismo social).

Allo stesso modo, quando a gennaio del 2024 Lucky Red ha distribuito in Italia Perfect Days, un film di Wim Wenders ambientato in Giappone con protagonista un attore giapponese poco noto in Occidente (Kôji Yakusho), nel ruolo di un uomo che pulisce i bagni pubblici, era difficile prevedere una grande affluenza di spettatori sotto i 34 anni. Invece, sempre secondo i dati CinExpert, hanno rappresentato circa il 30% dell’incasso. Nonostante fosse già in quel momento premiato e molto considerato, si tratta di un tipo di film difficile da promuovere e spiegare al pubblico, ma in Italia è andato così bene (5,7 milioni di euro) da risultare il miglior incasso europeo del film, superiore anche alla Germania (dove ha incassato poco più di 2 milioni di euro), paese di provenienza del film e di Wim Wenders. Un altro esempio è il film di Yorgos Lanthimos Povere creature!, per il quale il pubblico sotto i 34 anni ha contato per il 51% dell’incasso. Anche in quel caso, con 9 milioni di euro, quello italiano è stato, per quel film, l’incasso più alto al mondo dopo gli Stati Uniti.

Circa un anno fa, nel report annuale sull’andamento del cinema in sala, CinExpert evidenziava con favore che il pubblico con più di 50 anni era tornato a frequentare i cinema. Nel 2023, in quella fascia, si era notato un aumento del 90% dell’affluenza rispetto al 2022, un dato significativo, poiché quegli spettatori erano stati i più restii a tornare in sala dopo la pandemia e, come detto, erano considerati cruciali per gli incassi. Era passato più inosservato l’aumento del 50% del pubblico fino ai 35 anni e quanto fosse diventato determinante: «I trend per cluster demografico sono ovviamente orientati anche dalla specifica offerta di film disponibili e nel 2023 alcuni titoli, come C’è ancora domani, sono stati particolarmente rilevanti per un pubblico adulto», spiega Di Cola.

Il 2024 (per il quale avremo dati solo a fine anno) sta invece confermando che la percezione del cinema è cambiata per una nuova generazione. In tutto il primo semestre dell’anno infatti, il pubblico sotto i 34 anni è stato quello che ha contribuito di più agli incassi settimanali (questo includendo anche i film per ragazzi, i blockbuster e gli horror, che rimangono gli interessi principali di quel target).

Chiaramente le distribuzioni, avendo capito questa tendenza già da diversi mesi, si sono attrezzate sempre di più per cavalcarla e attirare quel pubblico con eventi, strategie e promozioni mirate. Andrea Romeo, CEO e fondatore della società di distribuzione I Wonder Pictures (che tra gli altri distribuisce in Italia i film della A24, società americana che punta molto sul pubblico giovane), ha inseguito a lungo il pubblico più giovane, almeno da quando nel 2023 aveva distribuito il film The Whale: «Dalla risposta abbiamo capito che esisteva una cinefilia giovane, intendo un pubblico per un’opera impegnativa in sala che richiede attenzione, anche se non sapevamo come avevamo fatto ad attirarla». Anche nel caso di The Whale, l’incasso italiano era stato il più importante al mondo dopo quello statunitense.

L’ingresso del cinema Colosseo a Milano. (Stefano Porta / LaPresse)

Un anno dopo, all’inizio del 2024, I Wonder Pictures ha distribuito La zona d’interesse, un altro film con un buon potenziale ma difficile da proporre, senza attori famosi e sull’Olocausto, per il quale voleva puntare di nuovo sui più giovani: «Abbiamo fatto più o meno tutta la promozione come l’avevamo fatta per The Whale per prendere quel pubblico, e diamine, l’abbiamo proprio sentito! La risposta da quel pubblico è arrivata forte e chiara e ha portato il film subito oltre le aspettative fino ai 4,8 milioni». Per dare un’idea, un cartone animato commerciale americano, non grande ma di buon successo, come Il robot selvaggio, ha incassato 6 milioni di euro. Quindi è ragguardevole che un film europeo sull’Olocausto, con attori tedeschi e nessun elemento attraente se non una buona stampa e un buon piazzamento festivaliero (era uscito con un premio al Festival di Cannes), abbia incassato quasi 5 milioni. Da questo Romeo e I Wonder Pictures hanno capito che «esiste una cinefilia giovane che prima del Covid non esisteva, per la quale è cool andare al cinema».

Sulle ragioni di questo cambiamento non c’è accordo, ma in molti citano una frase dello sceneggiatore Fabio Bonifacci: «Durante il Covid mezza Italia ha fatto il DAMS». Il senso è che i periodi di lockdown e restrizioni alla vita sociale hanno spinto molti a occupare il tempo guardando film o serie. E anche, a un certo punto, ad andare oltre le scelte più ovvie, magari anche indietro nel tempo, scoprendo un altro tipo di film e sviluppando un gusto per il cinema d’autore. Non ci sono prove, ma l’ipotesi che internet abbia un ruolo prioritario in questo fenomeno è compatibile con un’altra tendenza che sia distributori sia esercenti hanno notato: questo pubblico più giovane si mobilita per i film che riescono a imporsi alla loro attenzione sui social network.

È un tipo di promozione, quella sui social, che si fa da anni ma sulla quale nessuna società italiana aveva mai puntato realmente. È sempre stata un’attività gestita con pigrizia, specialmente dai distributori più grandi e tradizionali, quelli a cui il cinema d’autore si rivolge più di frequente. Non sembra un caso che il distributore di Parthenope, Piper Film, sia una società appena nata per la quale quello di Sorrentino è il primo film distribuito. La più tradizionale 01 Distribution (che fa capo alla Rai), nello stesso periodo non è invece riuscita a raggiungere il pubblico più giovane con un film che di suo si sarebbe prestato: Fino alla fine di Gabriele Muccino (storia d’azione, amore e sesso con protagonisti dei ragazzi). Il film, contrariamente a quanto accade di solito con Muccino, è andato male da subito, dal primo giorno del primo weekend, segno che il suo pubblico non è stato raggiunto.

Negli ultimi anni molte distribuzioni americane hanno notato come diversi casi di successo sono stati dovuti a una buona campagna promozionale sui social, a un buon passaparola o anche solo a dei meme su TikTok e ora sembra che anche in Italia la capacità di lavorare su quei canali influenzi l’affluenza. Sempre da The Space hanno osservato che molti dei successi d’autore degli ultimi due anni hanno avuto un’ottima promozione o passaparola sui social e che sono in linea con la riscoperta degli eventi dal vivo (il circuito stesso organizza incontri con gli autori, presentazioni, ha un podcast chiamato Lost in The Space e fa un format dal vivo chiamato Movie Talk): «Sarebbe importante, in fase di promozione dei nuovi titoli, scegliere canali meno tradizionali (come fatto con successo per Parthenope) e impegnare i talent in tour che tocchino soprattutto la provincia: per avvicinarli al pubblico, generare interesse e passaparola».

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Questo cambiamento è in linea con il grandissimo successo che in questi anni stanno avendo i film dell’orrore, sia quelli “elevated” che gli altri. Da sempre questi si rivolgono prima di tutto al pubblico giovane e l’aumento di questo target sembra garantire il successo a molti di questi film. L’ultimo caso è stato Terrifier 3, terzo film di una trilogia americana a budget bassissimo, senza star e senza un grande studio dietro. Il primo e il secondo film nel 2016 e nel 2022 erano usciti solo nel mercato home video e poi in streaming; il terzo invece, visti i cambiamenti e il grande passaparola online, è stato distribuito nei cinema e ha incassato al momento 3,4 milioni di euro, una cifra eccezionale viste le premesse.

E alla stessa maniera sembra che anche The Substance, un altro horror (per la precisione un “body horror”) ma con un altro blasone, molto politico, molto d’autore e presentato in concorso a Cannes, con Margaret Qualley e Demi Moore (sempre distribuito da I Wonder Pictures), sta confermando la tendenza. Il film è stato promosso puntando su quel target e la risposta, ora che è nei cinema, è per il momento molto buona: «La nostra percezione», conclude Romeo, «è che prima del Covid il pubblico giovane contasse meno del 10% per questo tipo di film e che ora conti più del 50%».