Dragon Ball fu una grande novità

Uscì quarant'anni fa e stravolse il modo di intendere i fumetti d'azione: lo scrisse e disegnò una persona geniale, ma notoriamente molto pigra

(Toei Animation)
(Toei Animation)
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Il 20 novembre di quarant’anni fa la rivista Weekly Shōnen Jump pubblicò il primo numero di Dragon Ball, il manga per ragazzi più famoso di sempre. Anche se ha una trama piena di intrecci, personaggi e fili narrativi che a volte si sovrappongono, fondamentalmente Dragon Ball racconta la storia di Goku, un combattente che appartiene a una specie aliena di guerrieri, quella dei Saiyan, di cui sono rimasti pochissimi rappresentanti in tutto l’universo.

Il nome della serie si riferisce invece al suo espediente narrativo principale, le cosiddette sfere del drago: sette palle arancioni sparse per il mondo che, se riunite in un solo punto, permettono di evocare un drago, Shenron, in grado di realizzare un desiderio. Nel corso degli episodi, a Goku e ai suoi compagni tocca più volte il compito di salvare il mondo dalle minacce di diversi nemici, ogni volta più forti, diventando anche loro più forti grazie ad allenamenti massacranti.

Dragon Ball fu scritto e disegnato da Akira Toriyama, un mangaka (cioè un fumettista giapponese) di grandissima inventiva che negli anni precedenti si era fatto conoscere grazie a Dr. Slump e Arale, una serie leggera, grottesca e piena di trovate umoristiche molto efficaci. Toriyama, che è morto lo scorso marzo, si occupò di Dragon Ball per 11 anni, durante i quali diventò il mangaka più influente e amato del suo tempo. La serie di Toriyama fissò il canone dei manga d’avventura, incentrati sui combattimenti e diretti al pubblico più giovane, i cosiddetti battle shonen. 

L’enorme ascendente di Dragon Ball è riconosciuto da tutti gli addetti ai lavori: per esempio Masashi Kishimoto e Eiichirō Oda, autori rispettivamente di Naruto e One Piece, due serie di enorme successo internazionale, hanno raccontato più volte quanto Dragon Ball abbia rappresentato un’ispirazione fondamentale per le loro opere. Lo si vede soprattutto osservando i loro protagonisti, Naruto e Monkey D. Rufy, che hanno in comune con Goku moltissimi elementi, come il grande appetito, la fissazione per i combattimenti, la bontà e il fatto di essere un po’ tonti.

Anche il character design (la caratterizzazione estetica e psicologica dei personaggi) di Toriyama diventò estremamente popolare, e in quegli anni fu molto imitato. Uno dei modi più immediati per rendersene conto è confrontare un disegno di Freezer, l’antagonista principale del più famoso arco narrativo di Dragon Ball, e uno di Mewtwo, uno dei Pokémon più conosciuti della cosiddetta “prima generazione”: il secondo è praticamente identico al primo, anche se fu creato una decina d’anni dopo.

Molte altre intuizioni di Toriyama, come la centralità dei power up (le trasformazioni che determinano un aumento della potenza del personaggio, e che in Dragon Ball sono rappresentate soprattutto dai vari livelli che i Saiyan raggiungono di combattimento in combattimento) e l’enfatizzazione estrema delle caratteristiche fisiche e comportamentali dei personaggi, sono tuttora estesamente imitate (quando non direttamente copiate).

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Negli anni alcune persone che ai tempi lavoravano alla Shūeisha, la casa editrice che pubblicò Dragon Ball in Giappone, hanno raccontato che, in alcuni momenti, la produzione della serie era difficoltosa. Accadeva soprattutto per via della pigrizia di Toriyama, una caratteristica che negli anni di serializzazione del manga diventò proverbiale nell’ambiente. Era notoriamente un procrastinatore, uno che tendeva a rendere difficile la vita dei suoi editor: spesso non rispettava le consegne, rifiutava di chiudere archi narrativi e ignorava completamente le interazioni precedenti tra i personaggi.

Capitava spesso che alcuni comprimari scomparissero all’improvviso, o che alcune loro caratteristiche estetiche scomparissero senza un perché. Da questo punto di vista, un esempio famoso è quello della coda di Goku: Toriyama detestava disegnarla, e così a un certo punto decise di eliminarla, senza fornire troppe spiegazioni, per farla tornare soltanto occasionalmente.

Secondo un altro aneddoto, contenuto nel saggio Dragon Ball: Super Exciting Guide, Toriyama decise di creare il Super Saiyan, forse l’idea più riuscita di tutta la serie, anche per risparmiare tempo: colorare i capelli di Goku, infatti, era un lavoro lungo e faticoso, e quindi sostituirli con dei capelli completamente bianchi (nella serie animata sono gialli) fu la soluzione più comoda e immediata. Alla fine, nonostante la svogliatezza di Toriyama, Dragon Ball fu un successo senza precedenti.

Dragon Ball è composto da 519 capitoli raccolti in 42 volumi, pubblicati in Giappone tra il 1985 e il 1995 e in Italia per la prima volta dal 1995 al 1997 dalla Star Comics. Dal manga sono state tratte subito serie televisive animate (il termine tecnico è “anime”). La prima, intitolata semplicemente Dragon Ball, è andata in onda dal 1986 al 1989, mentre la seconda, Dragon Ball Z, è stata trasmessa dal 1989 al 1996.

A metà degli anni Novanta fu prodotta anche un’altra serie animata, intitolata Dragon Ball GT, su una storia originale totalmente slegata dagli eventi raccontati nel manga e ricordata con molto affetto da alcuni fan di Dragon Ball, anche se in molti la considerano non canonica. Poi, tra il 2015 e il 2018, è andata in onda una terza serie animata supervisionata da Toriyama, Dragon Ball Super.

Le serie ebbero un enorme successo, e ancora oggi continuano a essere trasmesse dalle televisioni di tutto il mondo: in Italia Dragon Ball è stata per anni una serie di punta nei pomeriggi di Italia 1, diventando uno dei primi anime scoperti da molti ragazzi italiani. Da Dragon Ball sono stati tratti anche decine di film e varie altre serie animate, a cui Toriyama non ha però collaborato.

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