La stagione lirica della Fenice di Venezia è partita male
La prima dell'Otello è saltata per via di uno sciopero dei lavoratori dello spettacolo, il terzo in tre mesi
La serata inaugurale della stagione lirica e balletto 2024-2025 del teatro La Fenice di Venezia (la cosiddetta “prima”) non ci sarà. L’Otello di Giuseppe Verdi avrebbe dovuto inaugurare il nuovo calendario mercoledì 20 novembre, ma la rappresentazione non si terrà a causa di un nuovo sciopero indetto dai sindacati. È il terzo negli ultimi tre mesi per via di una lunga diatriba che riguarda il trattamento economico e il contratto dei lavoratori dello spettacolo, e il loro numero. Non succedeva da 31 anni che saltasse una prima di stagione alla Fenice: era il 20 novembre 1993, e sempre per uno sciopero saltò la prima del Mosè in Egitto, di Gioachino Rossini.
Lo sciopero di mercoledì era stato annunciato a fine agosto insieme ad altri due, che hanno riguardato la prima di Turandot, in programma il 30 agosto, e la prima del dittico La fabbrica illuminata & Erwartung, in cartellone per il 13 settembre, entrambe saltate. Sia Turandot che La fabbrica illuminata facevano parte della precedente stagione lirica, dunque la risonanza degli scioperi a livello nazionale era stata minore. Nel comunicato i sindacati avevano accusato la direzione del teatro di «atteggiamenti lesivi» nei confronti dei lavoratori e di scarsa osservanza del contratto. Inoltre avevano denunciato una grossa carenza di personale del teatro.
Domenica mattina, ricostruisce il Corriere, i sindacati avevano inviato una mail alla direzione chiedendo di trovare un accordo su almeno tre delle otto questioni presentate a luglio come urgenti. Tra queste c’erano le richieste dei dipendenti di poter prendere impegni fuori dalla programmazione della Fenice, la verifica della flessibilità dell’orario di lavoro, il salario e il numero del personale. Secondo il Fatto Quotidiano, i sindacati erano disponibili a revocare lo sciopero se ci fossero stati passi avanti sull’accordo tra direzione e lavoratori. La direzione del teatro avrebbe però dato soltanto la disponibilità ad avviare tavoli tecnici, cosa che avrebbe richiesto tempi più lunghi ma avrebbe permesso di salvare la prima dell’Otello. A quel punto, i sindacati hanno scelto di proseguire con lo sciopero.
Lunedì il teatro ha così pubblicato un comunicato stampa per annunciare che la prima dell’Otello del 20 novembre sarebbe saltata, spiegando come ottenere un rimborso a chi aveva già acquistato un biglietto. Le altre quattro recite dell’Otello, in programma il 23, 26, 29 novembre e il primo dicembre, si svolgeranno regolarmente.
Il sovrintendente della Fenice Fortunato Ortombina si è detto «molto amareggiato» e ha parlato di una «sproporzione enorme» tra le motivazioni dello sciopero e i danni provocati. Oltre a quello d’immagine, Ortombina stima una perdita di oltre 150mila euro. Per il segretario di FIALS CISAL, la sigla sindacale che rappresenta i lavoratori dello spettacolo, Marco Trentin, lo sciopero si sarebbe potuto evitare se la direzione del teatro «si fosse dimostrata collaborativa», dal momento che da mesi i sindacati avanzano le loro richieste senza avere riscontri adeguati, dice.
Tra le questioni su cui si discute c’è anche il permesso per svolgere attività esterne nelle giornate in cui non ci sono impegni della Fenice. Finora era stato garantito, ma la nuova linea prevederebbe di considerare i lavoratori come assenti. In più c’è il problema del personale, ha spiegato Trentin, che è sceso a 271 dipendenti dai 315 del 2021.
Il mandato di Ortombina scade l’11 dicembre: da gennaio sarà sovrintendente della Scala di Milano.