Le foto dei reperti etruschi sequestrati in Umbria
Comprendono due sarcofagi e sono stati ritrovati nel terreno di proprietà di due uomini, che ora sono indagati per furto e ricettazione di beni culturali
Martedì a Roma sono stati mostrati per la prima volta alcuni reperti etruschi sequestrati nell’ambito di un’operazione durata diversi mesi, che aveva portato alla scoperta di uno scavo abusivo in un terreno privato a Città della Pieve, in provincia di Perugia. Si tratta di otto urne funerarie in travertino bianco umbro e di due sarcofagi con il relativo corredo funerario che risalgono all’età ellenistica, al III secolo a.C. Tutto è in ottimo stato di conservazione.
Le indagini erano state avviate lo scorso aprile, quando il nucleo dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale aveva trovato sul mercato illegale dell’arte alcune fotografie di urne funerarie tipiche dell’epoca etrusca. Grazie a un ritrovamento accidentale avvenuto in quella stessa zona nel 2015, i Carabinieri avevano sospettato che quei reperti potessero provenire proprio dall’area tra Città della Pieve e Chiusi.
Avevano così iniziato a indagare sul territorio, concentrandosi sulle persone che avrebbero potuto avere i mezzi per dissotterrare e spostare dei reperti così grandi e pesanti: alla fine avevano sospettato un imprenditore locale, proprietario di una società che svolgeva anche lavori di movimento di terra, oltre che dei terreni adiacenti a quelli del ritrovamento del 2015. Al momento due persone risultano indagate per il reato di furto e ricettazione di beni culturali.
La legge sulle scoperte fortuite impone l’obbligo di denunciare entro 24 ore la scoperta di qualsiasi oggetto di interesse archeologico, anche se ritrovato in terreni privati, perché considerato di proprietà dello Stato. Prevede anche una ricompensa, sia per chi li trova accidentalmente sia per l’eventuale proprietario di quel terreno, ma solo a certe condizioni.
In ogni caso gli scavi abusivi producono un danno difficilmente stimabile al patrimonio archeologico: intanto perché li sottraggono alla collettività e poi perché diventa molto più difficile ricostruire la loro storia, se non vengono ritrovati nel luogo esatto in cui erano. Spesso, inoltre, le stesse persone che trafugano i beni non sono in grado di stimare correttamente il loro valore.
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