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  • Martedì 19 novembre 2024

Le sentenze di condanna contro 45 attivisti per la democrazia, a Hong Kong

Nel più importante processo di sempre contro il movimento democratico nella città

Alcune persone fuori dal tribunale di Hong Kong dopo la sentenza (AP Photo/Chan Long Hei)
Alcune persone fuori dal tribunale di Hong Kong dopo la sentenza (AP Photo/Chan Long Hei)
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Martedì un tribunale di Hong Kong ha comunicato le sentenze nei confronti di 45 attivisti pro democrazia che a maggio erano stati giudicati colpevoli di aver violato la contestata legge sulla sicurezza nazionale, nel più importante processo di sempre contro il movimento democratico nella città semiautonoma cinese. Erano accusati di associazione a delinquere per sovversione e di aver organizzato elezioni primarie non autorizzate. La legge sulla sicurezza nazionale voluta dal regime della Cina è stata approvata nel 2020, e dà alle autorità della città ampi poteri per reprimere il dissenso.

Gli imputati erano stati arrestati nel febbraio del 2021, nel corso di un’ampia retata contro molti dei principali leader del movimento democratico della città. Le pene variano da un minimo di 4 a un massimo di 10 anni: la più lunga è stata inflitta all’ex professore di legge Benny Tai, uno dei principali esponenti del movimento per la democrazia.

Il processo è stato molto seguito anche a livello internazionale: è stato giudicato da molti una prova dell’erosione delle libertà civili a Hong Kong, che fino a qualche anno fa godeva di un ampio grado di libertà dalla Cina, con stampa libera e un sistema giudiziario indipendente, prima di una grossa ondata di repressione portata avanti dal governo filocinese di Hong Kong, che ha di fatto eliminato ogni forma di dissenso.

In tutto a processo c’erano 47 persone, tra cui accademici, politici, ex parlamentari e manifestanti: 31 si erano dichiarate colpevoli, più che altro per cercare di ottenere sconti di pena, mentre 16 avevano continuato a dichiararsi innocenti, ed erano quindi state processate da un tribunale scelto appositamente dal governo per gestire casi come questo, dopo aver trascorso più di 1.000 giorni in custodia cautelare.

A maggio 14 di questi 16 erano stati condannati, mentre altri 2 erano stati prosciolti. Martedì è stata comunicata la sentenza nei loro confronti e delle 31 persone che si erano dichiarate colpevoli.

La ragione dell’arresto furono le primarie non ufficiali che gli attivisti per la democrazia avevano organizzato nel luglio del 2020, con l’intenzione di individuare i candidati più forti per partecipare alle elezioni del parlamento locale di Hong Kong, che si sarebbero dovute tenere di lì a breve. Le primarie si svolsero normalmente e pacificamente, e furono un successo: parteciparono 600 mila persone. Ma le autorità cittadine le ritennero un atto di sedizione contro il governo.

Le elezioni del parlamento locale di Hong Kong (quelle per cui erano state organizzate le primarie) si sarebbero dovute tenere a settembre del 2020, e molti prevedevano una vittoria dei partiti pro democrazia. Il governo però le rimandò di più di un anno, usando come motivazione la pandemia da coronavirus. Si tennero infine nel dicembre del 2021, ma a quel punto gli arresti e la repressione erano diventati così forti che non fu eletto nemmeno un deputato democratico. Nel frattempo, dopo la prima legge sulla sicurezza nazionale del 2020, il governo di Hong Kong a marzo di quest’anno ne ha approvata un’altra, ancora più repressiva.