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  • Martedì 19 novembre 2024

La prossima cosa che il baseball vuole misurare

È il modo in cui le dita dei lanciatori toccano la palla, un aspetto che finora era sempre sembrato, ehm, intangibile

Il lanciatore dei San Diego Padres Dylan Cease (Harry How/Getty Images)
Il lanciatore dei San Diego Padres Dylan Cease (Harry How/Getty Images)
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Molti gesti tecnici e azioni di gioco sono in qualche modo misurabili o quantificabili nel baseball, che non a caso è stato uno dei primi sport a introdurre l’analisi dei dati come strumento per migliorare le prestazioni, individuali e di squadra, e per cercare di prevedere il potenziale di un giocatore. Per i lanciatori, ossia coloro che lanciano la palla verso i battitori con l’obiettivo di non fargliela colpire (o di fargliela colpire male), si possono conoscere la velocità a cui arriva la palla, il numero e la frequenza delle rotazioni e la traiettoria di ogni lancio.

C’è una cosa che ancora non viene misurata, e per la quale quindi è difficile avere indicazioni chiare per migliorarla: il modo in cui le dita del lanciatore toccano la palla e la pressione che esercitano su di essa nelle varie fasi del lancio. Si parla di pressione delle dita perché nel baseball la palla non si impugna con tutta la mano, come sarebbe più naturale fare in altri contesti, ma appunto con tre dita: pollice, indice e medio (perlomeno secondo la teoria: poi ciascuno sviluppa uno stile più personale che può variare). Avere il giusto tocco di palla è una qualità, paradossalmente, un po’ intangibile: spesso differenzia i buoni lanciatori dagli ottimi lanciatori, è difficile da insegnare o anche solo da spiegare ed è generalmente ritenuta una dote innata, come il tocco di palla nel calcio.

Un ex lanciatore ha detto che è «come farsi prescrivere gli occhiali da vista sulla base di ciò che un’altra persona dice di vedere». O perlomeno è stato così fino poco fa. C’è infatti chi sta cercando un modo di misurare il tocco delle dita sulla palla con l’obiettivo, in ultima istanza, di «trasformare l’arte di lanciare in una scienza», ha raccontato recentemente la rivista statunitense The Atlantic in un approfondimento. C’è una nuova tecnologia, e poi ci sono alcuni studi e analisi su come si possa massimizzare l’efficacia di un lancio attraverso il giusto lavoro delle dita.

Per quanto riguarda le nuove tecnologie, l’Atlantic ha parlato di FlexPro Grip, una sorta di guanto smart che, quando indossato, registra su una app una serie di dati e parametri sul lancio. A vederlo sembra un equipaggiamento da supereroi, un incrocio tra il guanto di Thanos (il cattivo della saga degli Avengers) e gli artigli di Wolverine. Il suo obiettivo primario, oltre a migliorare la qualità dei lanci, è quello di prevenire ed evitare infortuni, oggi molto comuni tra i lanciatori della Major League Baseball statunitense che stanno lanciando sempre più forte.

FlexGrip Pro è in grado di dire in tempo reale al lanciatore con quale intensità le sue dita stanno stringendo la palla nelle varie fasi di lancio. «È un modo di quantificare una sensazione. Immagina di sapere esattamente quanta forza mettere in ciascun dito e quando imprimerla al massimo: cosa porterebbe al tuo lancio?», ha detto Adam Moreau, uno dei co-creatori del guanto, a un lanciatore della New York University che lo stava provando.

È effettivamente una cosa potenzialmente molto utile perché, come ha spiegato all’Atlantic l’esperto di biomeccanica Glenn Fleisig, oggi i migliori lanciatori della MLB riescono a imprimere una velocità superiore a quella teoricamente possibile solamente con il movimento del braccio, e ci riescono proprio grazie all’ulteriore forza esercitata dalle dita. Fleisig fu uno dei primi a occuparsene nel 2017: inserì alcuni sensori in una palla e scoprì che la forza esercitata da medio e indice di alcuni tra i migliori lanciatori raddoppia al momento del rilascio e raggiunge livelli altissimi, «sufficienti per lanciare una palla da bowling a circa 140 chilometri orari».

Oggi le ricerche che analizzano il tocco delle mani sulle cose sono un settore in grande crescita, non solo nel baseball: il data analyst Alex Fast, dopo aver creato una specie di dispositivo da tenere sulle dita con un nastro adesivo che consente di trasmettere a un controller i dati sulla forza, ha detto che «questo potrebbe essere il prossimo, grande orizzonte di analisi nei lanci».