Le sigarette stanno tornando un po’ di moda
Dopo un periodo in cui erano scomparse nel mondo dello spettacolo si vedono di nuovo, nonostante facciano male: o forse anche per quello
Cigfluencers è un account Instagram impensabile fino a pochi anni fa: raccoglie foto di personaggi famosi mentre fumano sigarette non per criticarli come un cattivo esempio – visti i risaputi danni che il fumo causa alla salute – ma per esaltarli, definendoli «persone sexy che mantengono viva l’arte di fumare ed essere cool». Ha quasi 60mila followers e 400 post, con commenti perlopiù positivi, che mostrano star del passato, soprattutto degli anni Novanta quando il fumo era più diffuso e accettato, mescolate a celebrità di oggi, tra le più ammirate dalla Gen Z, i nati tra il 1997 e il 2012.
Alcune di loro non sono state solo fotografate con una sigaretta in mano, ma hanno rivendicato la decisione di fumare come un atto liberatorio o di affermazione personale. La cantante Charli XCX, autrice del disco dell’estate brat, ha detto che per essere appunto brat – una ragazzaccia – bisogna avere «un pacchetto di sigarette e un accendino Bic», mentre l’attore Paul Mescal si è rifiutato di smettere di fumare – e bere – durante gli intensi allenamenti per le riprese del film Il gladiatore II.
Nel video della canzone Aquamarine, uscito a fine ottobre, la cantante Addison Rae fuma contemporaneamente due sigarette e in un’intervista ha detto «Bleah odio svapare: fumatevi una sigaretta!».
Anche la cantante Lady Gaga fuma una sigaretta nel video e nella foto di copertina del singolo Die With A Smile, realizzato con il cantante Bruno Mars. Fumano abitualmente l’attore Jeremy Allen White, protagonista della serie tv The Bear, la cantante Rosalía, che al compleanno di Dua Lipa – altra nota fumatrice – si è presentata con un mazzo di fiori e sigarette, la modella Kaia Gerber e le attrici Anya Taylor-Joy, Maisie Williams, Jemima Kirke e Lily-Rose Depp, che lo fa nella vita privata come nella serie tv The Idol di HBO; la protagonista dell’omonima serie tv Griselda ha una sigaretta praticamente in ogni scena. Sono state fotografate mentre fumavano l’influencer Kylie Jenner, l’attrice Jenna Ortega, la modella Bella Hadid e Malia Obama, la figlia dell’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
Negli Stati Uniti è qualcosa di insolito: le campagne antifumo sono state così efficaci che negli ultimi vent’anni le sigarette erano scomparse quasi del tutto anche a Hollywood, e spesso chi era noto come un assiduo fumatore raramente diceva di esserlo ancora in pubblico, ammettendo al massimo di limitarsi a qualche sigaretta di tanto in tanto. Per questo le immagini e le prese di posizioni di queste celebrità sono di rottura e stanno facendo discutere.
Esperti e associazioni antifumo temono che passi l’idea che fumare sia un atto ribelle e cool, vanificando gli sforzi fatti con molti governi per diffondere la più realistica immagine del fumatore medio: una persona con i denti ingialliti, la pelle macchiata, i capelli spenti e le rughe profonde a causa del tabacco. Questo è il meno: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, ogni anno più di 8 milioni di persone muoiono prematuramente a causa dell’uso di tabacco.
In Italia la situazione è un po’ diversa perché il fumo è meno ostracizzato che negli Stati Uniti. In Italia, soprattutto gli adolescenti, fumano spesso la sigaretta tradizionale insieme a quella elettronica o a tabacco riscaldato (le IQOS, per capirci): nel 2022 lo faceva il 38,7 per cento dei fumatori, nel 2024 lo fa il 62,4 per cento. Secondo dati dell’Istituto superiore di sanità relativi al 2022-23, fuma il 27 per cento di chi ha tra i 18 e i 69 anni: il 20 per cento solo sigarette tradizionali, il 4 per cento anche dispositivi elettronici, il 3 per cento solo dispositivi elettronici. Invece le persone che fumano solo sigarette tradizionali sono passate dal 25 per cento nel 2014 al 20 per cento nel 2023.
Quello che sta cambiando è quanto si vedono le sigarette nei film e nelle serie tv americani. Truth Initiative, un’organizzazione non profit contro il fumo, nota che nove film sui dieci candidati come miglior film ai premi Oscar del 2024 avevano scene con sigarette (tutti tranne Barbie): tre in più rispetto agli Oscar del 2023. In Oppenheimer di Christopher Nolan il fumo da sigaretta compare in 137 scene; durante le riprese l’attore protagonista Cillian Murphy ha fumato circa 3.000 sigarette, così tante da aver giurato di interpretare un non fumatore nel prossimo film. Tra i film usciti in quell’anno il fumo compare in più scene soltanto in Asteroid City di Wes Anderson: ce ne sono 63 con le sigarette, 58 con i sigari e 33 con la pipa; in Back to Black, il biopic sulla vita della cantante Amy Winehouse, ci sono 94 scene con sigarette mentre in Challengers, il film sul tennis di Luca Guadagnino, ce ne sono 62; in Maestro, il biopic sulla vita di Leonard Bernstein, l’attore Bradley Cooper, che lo interpreta, fuma in ogni scena.
Si fuma tantissimo anche in uno dei film preferiti del 2023 dalla Gen Z, Saltburn: la regista Emerald Fennell ha detto di averlo ambientato nel 2006 apposta, l’anno prima che in Regno Unito entrasse in vigore il divieto di fumare negli spazi chiusi. Vale anche per le serie tv degli ultimi anni, come Dahmer, Euphoria, Stranger Things e, più di recente, Feud: Capote vs. The Swans e Industry.
Nel mondo della moda, poi, il fumo «è l’unico vizio sopravvissuto a tutti gli altri», scrive il sito Women’s Wear Daily. Resiste non solo nel fascino dei servizi e delle pubblicità di trent’anni fa, che continuano a circolare nei libri di fotografia e sui social, ma viene nuovamente usato per creare un immaginario e vendere prodotti. Per esempio a New York lo scorso febbraio i marchi Christian Cowan e LaQuan Smith hanno fatto sfilare alcune modelle con la sigaretta in mano.
Nello stesso periodo, a Londra, alla sfilata dell’omonimo marchio fondato da Edward Crutchley modelle e modelli avevano le sigarette in mano o in bocca: Crutchley ha spiegato all’Independent che «dietro non c’era un grande concetto o una presa di posizione. Pensavo che sarebbe stato un po’ irriverente accendere l’atmosfera». Da Sinead Gorey le modelle avevano pacchetti di sigarette infilate nei calzettoni alti fino al ginocchio: era «un semplice e spiritoso ammiccamento» agli anni Duemila, ha spiegato la fondatrice dell’azienda. Sono in vendita anche molti oggetti legati al fumo: il profumo con «accenni di nicotina» del marchio francese Celine, accendini e gioielli con mozziconi di sigaretta.
Va detto che nella moda la fascinazione per il fumo c’è sempre stata, anche se sotto traccia: nel 2016 alla sfilata di Chanel all’Avana, Cuba, c’erano modelle con i sigari, Kate Moss chiuse la sfilata autunno-inverno 2011 di Louis Vuitton fumando, nello stesso anno Lady Gaga si presentò a quella di Thierry Mugler con una sigaretta in bocca. L’industria e la moda del benessere non sono, insomma, riuscite a cancellare le sigarette, nonostante persino Kate Moss abbia fondato un marchio di prodotti presentati come salutari, Cosmoss.
Il successo delle sigarette è favorito anche dal nuovo desiderio di magrezza, vista la convinzione che il fumo aiuti a sopprimere il senso di fame, un’idea diffusa già negli anni Venti dal produttore di tabacco Lucky Strike con lo slogan: «prendi una Lucky anziché un dolcetto».
Ha un peso anche il ritorno di moda degli anni Novanta: la Gen Z è affascinata dall’edonismo e dall’atmosfera sensuale e un po’ nichilista di quegli anni, forse anche in opposizione alla visione del mondo ottimista, impegnata, salutista e un po’ bacchettona dei Millennials, la generazione precedente. Soprattutto negli Stati Uniti, dove c’è un forte stigma contro le sigarette, fumare è diventato un gesto di ribellione ed è in questo senso che viene rivendicato da molte celebrità. Lo stesso accade in Regno Unito, dov’è in discussione un disegno di legge per rendere illegale l’acquisto di sigarette e altri prodotti contenenti tabacco per chiunque sia nato dopo il 1° gennaio del 2009. Così, scrive BBC, «non sarà più interessante l’atto in sé ma la sua estetica e quel che rappresenta», soprattutto ora che svapare (cioè fumare una sigaretta elettronica) si è normalizzato e, anzi, è percepito come una cosa un po’ sfigata anche tra i più giovani.
Comunque sia, si chiede India Block sullo Standard, la moda della sigaretta «è solo una voglia passeggera di essere un po’ grungy e un po’ incasinati che si scioglierà con la brat summer nel gelo invernale? O è un impulso più oscuro, più nichilistico, un po’ come non preoccuparsi della pensione: è un non volersi preoccupare del futuro quando tutto potrebbe prendere fuoco o essere sommerso ben prima che le sostanze cancerogene facciano effetto?».