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  • Lunedì 18 novembre 2024

Per cosa protestano le pastaie di Bari Vecchia

Sono state accusate di vendere ai turisti orecchiette industriali e non artigianali, loro dicono che non è vero

Un tavolo dove di solito si vendono le orecchiette a Bari, vuoto per protesta, il 16 novembre (ANSA/ VINCENZO CHIUMARULO)
Un tavolo dove di solito si vendono le orecchiette a Bari, vuoto per protesta, il 16 novembre (ANSA/ VINCENZO CHIUMARULO)
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Nelle mattinate di sabato e domenica a Bari c’è stata una sorta di sciopero delle pastaie che tradizionalmente vendono orecchiette fatte a mano in via Arco Basso, nel centro storico, nel quartiere noto come Bari Vecchia. Alcune non hanno esposto prodotti sui telai messi direttamente in strada, oggi una delle principali attrattive turistiche della città, mentre altre hanno continuato a vendere ma senza produrre le orecchiette a mano davanti ai visitatori, come invece fanno solitamente. Altre invece non hanno aderito alla protesta, causando anche qualche discussione con le colleghe.

La fama di via Arco Basso e delle sue pastaie è cresciuta molto grazie ai consigli di viaggio pubblicati in rete negli ultimi anni. Anche il motivo della protesta sembra essere legato a internet: tutto è nato dal video diffuso da un turista, che dice che gli erano state vendute orecchiette industriali, ma presentate come artigianali. Da lì è nato un ulteriore interesse che ha coinvolto anche il comune di Bari e le forze dell’ordine, ci sono stati dei controlli della polizia e da lì le proteste.

Secondo le pastaie le orecchiette denunciate come industriali sarebbero in realtà comunque artigianali ma essiccate per poter essere riportate a casa dai turisti. Verificare questa posizione è comunque complicato, dato che attualmente le pastaie lavorano senza regolamenti o supervisione: la loro attività è ormai generalmente tollerata perché ritenuta importante per il turismo, ma è probabile che a un certo punto dovrà essere in qualche modo regolarizzata.

Parte dell’attenzione su questa storia deriva dal programma Mi manda Rai Tre: in una puntata recente una troupe ha mangiato in uno dei cosiddetti home restaurant, un ristorante allestito direttamente in una casa dove vengono anche fatte a mano le orecchiette (un’attività comunque in parte distinta dalla vendita di orecchiette in strada). Qui la trasmissione ha documentato condizioni igieniche piuttosto precarie, in particolare per la vicinanza della pasta a un muro che perde intonaco e agli abiti e alle scarpe della pastaia che le aveva fatte.

Dopo la trasmissione è stata anche aperta un’indagine della polizia annonaria  (il dipartimento che si occupa, tra le altre cose, della sicurezza del cibo negli esercizi commerciali): non è chiaro però se ci siano persone indagate e quali reati siano stati ipotizzati.

Via Arco Basso a Bari il 16 novembre (ANSA/ VINCENZO CHIUMARULO)

Le persone coinvolte nella realizzazione delle orecchiette hanno chiesto al comune di trovare un compromesso che possa permettere loro di mettersi in regola, a livello sanitario e fiscale, pur proseguendo con la loro occupazione tradizionale. Secondo loro però il comune finora non avrebbe risposto alle loro richieste, pur sapendo che ormai da anni nella via si svolgono attività di questo genere.

Il sindaco di Bari, Vito Leccese (eletto lo scorso giugno), ha detto ad Ansa che il comune «ha interesse a tutelare una tradizione che risale ai nonni dei nostri nonni», le attività di via Arco Basso, ma vuole anche salvaguardare gli acquirenti e le condizioni igieniche dei prodotti. Secondo quanto detto da Leccese l’assessore allo Sviluppo locale, Pietro Petruzzelli, starebbe elaborando un piano in questo senso.