Le nuove cure, visite e trattamenti che si potranno fare con la sanità pubblica
Dal 30 dicembre saranno a carico dello Stato le prestazioni mediche per la procreazione assistita, per i disturbi alimentari e altre attese da anni
La Conferenza Stato-Regioni (l’organismo che coordina l’attività concorrente dei due livelli di governo) ha trovato un accordo per aggiornare i cosiddetti livelli essenziali di assistenza (LEA), cioè la lista di prestazioni mediche che il servizio sanitario nazionale è tenuto a erogare obbligatoriamente ai residenti, in modo gratuito o dietro pagamento del ticket. Per la verità l’aggiornamento risaliva al 2017, e da anni se ne rimandava l’effettiva entrata in vigore per mancanza di soldi: costerà 550 milioni di euro in più allo Stato ogni anno.
È una disposizione che ha conseguenze molto concrete perché rende a carico della sanità pubblica una serie di cure, visite e trattamenti che prima si potevano fare solo privatamente, dunque a pagamento: secondo l’ISTAT nel 2023 più del 4 per cento della popolazione ha rinunciato a curarsi per il costo eccessivo di esami e trattamenti.
Dal 30 dicembre, giorno in cui entreranno in vigore i nuovi livelli essenziali di assistenza, in tutta Italia queste nuove prestazioni saranno erogate sia nelle strutture pubbliche che in quelle private convenzionate: è probabile che alcuni pazienti non noteranno differenze in alcune regioni, che da anni avevano già iniziato autonomamente a erogare alcune di queste prestazioni gratuitamente o con un ticket, ma solo grazie a risorse proprie.
Sono complessivamente oltre 3mila le prestazioni a carico del servizio sanitario nazionale. Tra le più attese ci sono quelle per la procreazione medicalmente assistita, che prevede una serie di trattamenti per il concepimento e che risulta ancora di difficile accesso in molte parti d’Italia per i suoi costi ma anche per le poche strutture a disposizione. Un’altra novità importante riguarda l’inserimento tra i LEA della diagnosi e del monitoraggio della celiachia, la malattia che rende impossibile assumere cibi contenente glutine senza conseguenze negative sul corpo: si stima che la celiachia colpisca circa l’1 per cento della popolazione italiana, ma è una stima al ribasso anche per le difficoltà nelle diagnosi.
C’è stato poi l’inserimento di oltre un centinaio di nuove patologie nell’elenco delle malattie rare: comporterà per le persone affette da queste malattie l’esenzione automatica dal pagamento delle cure necessarie. È stata riconosciuta come malattia invalidante l’endometriosi, una malattia cronica di cui è affetta 1 donna su 10 e che causa la creazione di porzioni di endometrio in altre parti del corpo (l’endometrio è il tessuto che ricopre la cavità interna dell’utero). Saranno anche previsti esami e visite per chi soffre di disturbi alimentari, screening neonatali per patologie finora non previste – come la SMA, l’atrofia muscolare spinale, per cui solo alcune regioni fornivano il servizio – e nuove forme di diagnostica innovativa, come quella molecolare e l’enteroscopia con microcamera ingeribile.
I nuovi LEA prevedono anche forme innovative di radioterapia, cioè uno dei trattamenti contro i tumori, come la adroterapia o la radioterapia stereotassica. Ci saranno anche alcune novità sul fronte della protesistica, che includerà nuove prestazioni a carico del servizio sanitario nazionale, come ausili informatici e di comunicazione per le persone affette da disabilità, attrezzature per adattare gli ambienti in cui vivono e arti artificiali a tecnologia avanzata.
L’accordo in Conferenza Stato Regioni ha anche aggiornato oltre un terzo delle tariffe associate alle diverse prestazioni. Semplificando, le tariffe sono la cifra che lo Stato dà alle Regioni per rimborsare il singolo servizio, per esempio gli esami del sangue o una radiografia: se spendono di più dovranno destinare risorse proprie a coprire la differenza. Allo stesso modo le tariffe sono le cifre che le Regioni versano alle strutture private che hanno erogato prestazioni in modalità convenzionata.
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