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  • Domenica 17 novembre 2024

L’ultimo incontro fra Joe Biden e Xi Jinping

Hanno ammesso di avere avuto alti e bassi, parlato dell'importanza di "convivere bene" e del futuro della relazioni tra Cina e Stati Uniti, su cui incombe la nuova presidenza Trump

Joe Biden e Xi Jinping a Lima, in Perù (Leah Millis/Pool Photo via AP)
Joe Biden e Xi Jinping a Lima, in Perù (Leah Millis/Pool Photo via AP)
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Il presidente statunitense Joe Biden e quello cinese Xi Jinping si sono incontrati sabato a Lima, in Perù. È stato con ogni probabilità l’ultimo incontro di una lunga relazione politica, iniziata nel 2009 quando entrambi erano vicepresidenti e che ha vissuto momenti di maggiore tensione e altri di relativa calma, all’interno di una competizione crescente fra i due paesi. La riunione fra Biden, Xi e i rispettivi staff è stata fortemente condizionata dall’imminente ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, che ha promesso in campagna elettorale politiche ancora più aggressive nei confronti della Cina, soprattutto per quanto riguarda l’economia.

Biden e Xi non hanno definito particolari accordi per il futuro, a parte l’impegno a non lasciare all’intelligenza artificiale la decisione ultima sull’utilizzo di un’arma atomica. L’attuale amministrazione americana ha infatti ammesso di non poter garantire che la prossima gestione Trump confermi o rispetti qualsiasi accordo che fosse stato preso sabato. I due leader hanno invece parlato indirettamente di Trump e delle relazioni future fra i due paesi.

Xi ha sostenuto la necessità di «continuare a ricercare il modo migliore in cui le due maggiori potenze possano convivere bene», ma ha anche detto che una «nuova Guerra Fredda non può essere combattuta e non può essere vinta» e che cercare di contenere e limitare la Cina è «poco saggio». Biden ha detto che gli incontri bilaterali permettono di evitare «errori di calcolo» e garantiscono che la «competizione non si trasformi in conflitto».

L’incontro fra i governi statunitense e cinese (AP Photo/Manuel Balce Ceneta)

Durante la campagna elettorale Trump ha più volte affermato di voler istituire dazi su tutte le merci straniere vendute negli Stati Uniti, che sarebbero del 60 per cento per i prodotti cinesi. Anche una delle prime decisioni, la nomina di Marco Rubio come segretario di Stato, è stata interpretata come un messaggio poco distensivo: Rubio ha sempre avuto una linea molto dura nei confronti della Cina.

L’amministrazione Biden negli ultimi quattro anni ha peraltro per lo più portato avanti l’approccio rigido nei confronti della Cina impostato da Trump, mantenendo i dazi e aggiungendo restrizioni all’accesso alle tecnologie statunitensi in campi sensibili come quello dei microchip. La relazione fra i due paesi aveva avuto un momento di particolare tensione all’inizio del 2023, quando un pallone spia cinese era stato scoperto e abbattuto nello spazio aereo degli Stati Uniti.

Le relazioni sono poi migliorate nella seconda metà del 2023, soprattutto dopo l’incontro di novembre fra Biden e Xi. Sono rimaste immutate però le posizioni contrapposte su vari temi di politica estera: le crescenti e minacciose esercitazioni militari cinesi intorno a Taiwan, le dispute con vari paesi asiatici nel mar Cinese meridionale e le relazioni con la Russia di Putin. Anche a Lima Biden ha espresso la contrarietà degli Stati Uniti all’avvicinamento fra Xi e Vladimir Putin, il leader cinese ha ribadito la posizione ufficiale di neutralità sulla guerra in Ucraina.

L’incontro si è tenuto a Lima in occasione della riunione annuale del vertice di Cooperazione Economica Asia-Pacifico (APEC), ma il Perù è anche oggetto di un crescente interesse da parte della Cina: in settimana Xi e la presidente peruviana Dina Boluarte hanno inaugurato il nuovo porto di Chancay, circa 65 chilometri a nord di Lima. È un’infrastruttura finanziata dalla Cina, che dovrebbe attirare 3,6 miliardi di investimenti, creare 8mila posti di lavoro e creare una via diretta dalla Cina al Sudamerica attraverso l’oceano Pacifico. Potrebbe segnare l’inizio di un maggiore coinvolgimento economico della Cina nel continente sudamericano, che le politiche statunitensi hanno negli ultimi decenni piuttosto tralasciato.