Si può diventare attori famosi anche a quarant’anni
È successo tra gli altri a Morgan Freeman, Glenn Close, Steve Carell e Viola Davis, che rimasero a lungo sconosciuti
Prima di interpretare il colonnello nazista Hans Landa nel film del 2009 Bastardi senza gloria l’attore austriaco Christoph Waltz era praticamente sconosciuto. Ma proprio per quel film di Quentin Tarantino l’anno dopo, a 53 anni, vinse un Oscar come Migliore attore non protagonista. Quando F. Murray Abraham vinse l’Oscar per il ruolo di Antonio Salieri in Amadeus, battendo peraltro l’attore che interpretava Mozart, Tom Hulce, ne aveva a sua volta 45, e fino a quel momento aveva recitato solo in ruoli minori.
Sono moltissime le attrici e gli attori che hanno avuto i loro ruoli più significativi dopo i quarant’anni: alcuni sono oggi noti per serie tv di enorme successo, come Steve Carell e Jon Hamm, mentre altri, come Morgan Freeman e Glenn Close, sono diventati tra i più versatili e richiesti di sempre.
Samuel L. Jackson
È uno degli attori più riconoscibili e apprezzati di Hollywood, e quando recitò per la prima volta per Spike Lee, in Aule turbolente (1988), aveva già 40 anni. Dopo quel film ebbe piccoli ruoli in Quei bravi ragazzi, Jungle Fever e Jurassic Park, ma il film che lo fece diventare una celebrità fu Pulp Fiction nel 1994: quando interpretò il memorabile Jules Winnfield aveva 45 anni. In seguito è stato molto prolifico e ha continuato a recitare sia in film indipendenti come Mosche da bar di Steve Buscemi che in altri ben più commerciali, come quelli dell’universo cinematografico Marvel.
Alan Rickman
Nacque a Londra il 21 febbraio del 1946 e dopo la laurea mise in piedi uno studio di design grafico, per poi decidere di provare a fare l’attore. Ottenne i primi ruoli a teatro e in tv solo negli anni Ottanta, e il suo debutto al cinema fu a 42 anni con un classico dei film d’azione, Die Hard – Trappola di cristallo, in cui interpretava l’antagonista di Bruce Willis. Da allora Rickman recitò in decine di film e produzioni televisive, distinguendosi per la voce profonda e teatrale che lo rese uno degli attori britannici più apprezzati di sempre. Ricopriva spesso il ruolo di personaggi cupi o malvagi: per esempio in Robin Hood – Principe dei ladri e nei film di Harry Potter, in cui interpretava Severus Piton.
(Il video è in inglese)
Kathy Bates
Nata il 28 giugno del 1948, cominciò a sua volta dal teatro e tra gli anni Settanta e gli Ottanta ebbe alcune parti minori anche al cinema, ma il ruolo che la rese famosa a Hollywood fu quello in Misery non deve morire, l’adattamento del famoso romanzo di Stephen King uscito nel 1990. Grazie al ruolo di Annie Wilkes, che interpretò a 42 anni, vinse l’Oscar come Migliore attrice protagonista: in seguito ottenne altre tre candidature agli Oscar, per I colori della vittoria, A proposito di Schmidt e Richard Jewell. Oltre che per il suo ruolo nella commedia Pomodori verdi fritti alla fermata del treno, è nota anche per Titanic, L’ultima eclissi e American Horror Story.
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Steve Carell
Per un po’ aveva pensato di fare l’avvocato ma poi puntò sulla recitazione, lavorando nel frattempo come commesso e come postino. Nato nel 1962, Carell ottenne i primi ruoli in sitcom e programmi tv alla fine degli anni Novanta, e quelli più significativi al cinema arrivarono quando aveva già superato i 40 anni. Nel 2005 venne scelto per interpretare Michael Scott, l’incompetente e imbarazzante direttore di un’azienda di carta protagonista della serie comica di culto The Office: fu il ruolo più importante della sua carriera, a cui seguirono parti comiche e interpretazioni drammatiche sia al cinema che in tv, per esempio in Little Miss Sunshine, Foxcatcher – Una storia americana, La grande scommessa e The Morning Show.
Viola Davis
È una delle ventuno persone, assieme a gente come Mel Brooks, Elton John e John Legend, ad aver vinto il cosiddetto EGOT, l’acronimo che indica la combinazione di Oscar, Grammy, Emmy e Tony Awards, ovvero i più importanti premi del cinema, della musica, della televisione e del teatro.
Davis studiò recitazione alla prestigiosa Juilliard di New York, dove debuttò a teatro nei primi anni Novanta, vincendo un Tony nel 2001. Sette anni dopo, a 43 anni, ottenne la sua prima candidatura agli Oscar per Il dubbio, premio che vinse nel 2016 per Barriere, il film di e con Denzel Washington ispirato all’omonima opera teatrale, per cui tra l’altro Davis aveva vinto il suo secondo Tony. Il suo ruolo nella serie How to Get Away with Murder le è valso un Emmy nel 2015, mentre nel 2023 ha poi ottenuto un Grammy per la narrazione del memoir Finding Me. Intanto Davis ha recitato anche in The Help, Ma Rainey’s Black Bottom e The Woman King.
Jon Hamm
Per un periodo insegnò recitazione e poi passò la gran parte degli anni Novanta a Los Angeles, facendo il cameriere mentre riusciva a ottenere solo ruoli poco significativi. Era nato nel 1971 e si era dato l’obiettivo di avere successo entro i 30 anni per non diventare «uno di quegli attori che hanno 45 anni, una percezione vaga della loro realtà e non lavorano davvero granché». Le cose cominciarono a ingranare proprio dopo il suo 30esimo compleanno e svoltarono in particolare quando di anni ne aveva 37: diventò infatti Don Draper, il protagonista di Mad Men, una delle serie più apprezzate degli ultimi quindici anni. Per la sua interpretazione del pubblicitario degli anni Sessanta brillante e seducente, ma anche brusco e tormentato, Hamm vinse un Emmy e due Golden Globe.
Morgan Freeman
È uno degli attori più longevi e apprezzati di sempre, ha 87 anni e malgrado reciti da quando era bambino il pubblico ha iniziato a ricordarsi il suo nome quando ne aveva già più di cinquanta. Negli Stati Uniti ebbe una certa fama tra gli anni Settanta e Ottanta grazie al programma per bambini The Electric Company e per aver recitato in alcuni episodi della soap opera Destini, ma fu ampiamente lodato dopo la sua interpretazione in Street Smart – Per le strade di New York, che nel 1988 gli fece ottenere una candidatura agli Oscar come Migliore attore non protagonista: premio che poi vinse nel 2005 con Million Dollar Baby.
Freeman fu candidato altre tre volte: per A spasso con Daisy, Le ali della libertà e Invictus, in cui interpretava Nelson Mandela. Tra gli altri suoi ruoli memorabili, drammatici e molto meno spesso comici, ci sono quelli in Se7en, Una settimana da Dio e nella trilogia di Batman di Christopher Nolan.
Glenn Close
Il ruolo che viene subito in mente quando si parla di lei è quello nel thriller psicologico Attrazione fatale: aveva 40 anni, aveva già recitato in film come Il grande freddo e Il migliore, con Robert Redford, ma da allora cominciò a essere considerata una delle attrici migliori della sua generazione. Glenn Close è stata la cinica vedova di Le relazioni pericolose, la vicepresidente degli Stati Uniti in Air Force One e Crudelia De Mon nella Carica dei 101. È anche una di quelle attrici che non hanno mai vinto un Oscar, nonostante sia stata candidata ben otto volte: la prima nel 1982 per Il mondo secondo Garp e la più recente nel 2020 per Elegia americana, tratto dal discusso memoir sui bianchi dell’America rurale che nel 2016 elessero Donald Trump come presidente, scritto da quello che è il suo attuale vice, J.D. Vance.
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E gli altri
Fino ai primi anni Duemila Jeremy Renner recitava perlopiù in film indipendenti, ma a 38 anni venne candidato agli Oscar per il ruolo da protagonista in The Hurt Locker: in seguito recitò tra gli altri nei film sugli Avengers, in Mission: Impossibile – Protocollo fantasma, The Bourne Legacy, Mission: Impossible – Rogue Nation e Arrival. James Gandolfini, il protagonista dei Soprano, ottenne il celebre ruolo per cui viene ricordato ancora oggi a sua volta a 38 anni, mentre dopo ruoli minori in Seinfeld, X-Files e nel film Salvate il soldato Ryan, quando aveva 44 anni Bryan Cranston fu scelto per interpretare il papà dei tre ragazzini scalmanati della sitcom Malcolm: a 52 diventò soprattutto Walter White di Breaking Bad.
Hanno avuto i ruoli più importanti della loro carriera in là negli anni anche alcuni di quelli che vengono definiti caratteristi, cioè attrici e attori non protagonisti che devono dare l’idea del loro personaggio in pochi minuti di schermo, spesso grazie a un tratto dominante: tra di loro Margo Martindale, Danny Trejo o Jane Lynch, che è diventata famosa soprattutto per il ruolo dell’allenatrice della squadra di cheerleader di Glee e più di recente è stata la controfigura di Steve Martin nell’apprezzata serie Only Murders in the Building.
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