In Gabon si sta votando un referendum costituzionale per provare a riportare la democrazia nel paese
Dalla mattina di sabato in Gabon si vota per il referendum sull’adozione di una nuova costituzione, considerata un passaggio fondamentale verso il ritorno a un governo democratico dopo il colpo di stato militare dell’agosto del 2023. La giunta militare guidata dal generale Brice Oligui Nguema aveva preso il potere dopo le accuse di brogli nelle ultime elezioni presidenziali, in cui era stato dichiarato vincitore il presidente uscente Ali Bongo. La famiglia Bongo governava il paese dal 1967: il padre Omar era stato al potere 41 anni, il figlio Ali si apprestava a iniziare il terzo mandato.
La nuova costituzione prevede un mandato forte per il presidente della Repubblica, che potrà nominare i giudici e sciogliere il parlamento, ma sarà limitato a due mandati di sette anni. Nel testo è previsto che parenti del presidente non possano succedergli o candidarsi a ruoli rilevanti. Per essere presidente bisognerà avere almeno un genitore gabonese, non essere sposati con stranieri e non possedere una doppia nazionalità. La nuova costituzione elimina la figura del primo ministro, riconosce il francese come lingua ufficiale «di lavoro», istituisce la possibilità di un servizio militare obbligatorio e definisce il matrimonio come unione fra «un uomo e una donna». La giunta militare aveva designato Nguema presidente a interim, aveva nominato un parlamento provvisorio e aveva annunciato nuove elezioni per agosto 2025.
Il Gabon si trova nell’Africa centro-occidentale ed è uno dei paesi più ricchi del continente in termini di PIL pro capite. È un produttore di petrolio ed è ricco di legname e manganese, ma secondo la Banca Mondiale un terzo dei suoi circa 2,4 milioni di abitanti vive in condizioni di povertà.