Sergio Mattarella ha ribadito i limiti del presidente della Repubblica nel promulgare le leggi

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la cerimonia di venerdì (ANSA/Paolo Giandotti)
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la cerimonia di venerdì (ANSA/Paolo Giandotti)

Venerdì il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha risposto alle domande di alcuni studenti durante la cerimonia per i 25 anni dell’Osservatorio permanente giovani-editori, organismo che dovrebbe favorire la lettura dei giornali da parte dei giovani. In una delle risposte Mattarella ha ricordato i limiti del suo ruolo, per quel che riguarda l’approvazione delle leggi: «In dieci anni più volte ho promulgato leggi che non condivido, che ritenevo sbagliate e inopportune. Ma erano state votate dal parlamento e io ho il dovere di promulgarle a meno che rilevi evidenti incostituzionalità. Un solo dubbio non mi autorizza a non farlo, altrimenti usurperei i compiti della Corte costituzionale». La dichiarazione di Mattarella è avvenuta all’indomani della sentenza della Corte costituzionale che ha accolto in parte il ricorso presentato da quattro regioni (Puglia, Toscana, Sardegna e Campania, tutte governate da giunte di centrosinistra) per far dichiarare illegittima la legge sull’“autonomia differenziata”, il provvedimento promosso dal ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli (della Lega) che definisce le modalità con cui le regioni possono chiedere e ottenere di gestire in proprio alcune delle materie su cui al momento la competenza è dello Stato.

Mattarella ha poi paragonato il ruolo del presidente a quello «di un arbitro», ma anche a quello di un «meccanico che rimette in moto il sistema» quando si inceppa. Non è la prima volta che Mattarella ribadisce i limiti dei suoi poteri: lo aveva fatto a marzo quando aveva detto che il presidente «non è un sovrano».