• Mondo
  • Venerdì 15 novembre 2024

Le nomine spregiudicate di Trump

Il presidente eletto ha selezionato le persone più eversive per le agenzie e nelle istituzioni che ritiene un potenziale ostacolo, come l'intelligence e la giustizia

Donald Trump
(AP Photo/Morry Gash)
Caricamento player

Le nomine fatte da Donald Trump per il suo secondo mandato sono state giudicate finora soprattutto sulla base della fedeltà personale e dell’aderenza ideologica. Mano a mano che vengono svelati nuovi nomi, però, sta emergendo un’altra tendenza: Trump sta selezionando le persone in assoluto più spregiudicate a guidare quelle stesse agenzie che, secondo lui e i suoi sostenitori, lo avevano ostacolato di più durante il primo mandato.

L’ultima nomina di questo tipo fatta da Donald Trump è quella di Robert Kennedy Jr., un noto complottista e antivaccinista, a segretario alla Salute, cioè la persona che dovrà gestire la sanità americana. Ma, come ha notato il New York Times, questa tendenza a nominare le persone più antisistema e potenzialmente eversive si vede soprattutto nelle agenzie della sicurezza e della giustizia.

Negli scorsi giorni Trump ha nominato il presentatore TV Pete Hegseth come segretario alla Difesa, l’ex deputata Tulsi Gabbard come direttrice dell’Intelligence nazionale e l’ex deputato Matt Gaetz come procuratore generale, cioè il ministro della Giustizia, che però negli Stati Uniti ha più potere che in Italia perché può avviare indagini e azioni giudiziarie.

Queste tre nomine, assieme a quella di Kennedy Jr., sono in assoluto le più eccessive. Hegseth, Gabbard, Gaetz e Kennedy Jr. sono ritenuti impreparati, assai radicali e hanno fatto capire di voler distruggere dall’interno le istituzioni e le agenzie che guideranno. Non è così per tutte le nomine di Trump: al dipartimento di Stato, per esempio, è stato nominato Marco Rubio, un senatore molto conservatore ma esperto di politica estera, e la nuova capa di gabinetto sarà Susie Wiles, una stratega politica di lungo corso.

Ma forze armate, intelligence e settore giudiziario sono tutti e tre visti da Trump come nemici interni e ostacoli da abbattere. E perciò a capo di ciascuna di queste istituzioni sono state messe persone rabbiosamente fedeli e convinte che la loro priorità sia quella di abbattere il “deep state”, cioè quel coordinamento nascosto di funzionari e burocrati che, secondo i trumpiani, avrebbe ostacolato Trump quando era presidente.

Durante il primo mandato di Trump le forze armate e l’intelligence ostacolarono vari piani eversivi dell’allora presidente, e soprattutto gli fecero capire che avrebbero disobbedito se, come si temeva allora, Trump avesse cercato di usare l’esercito per sovvertire il risultato delle elezioni del 2020. Il settore giudiziario non si piegò a molte delle richieste di Trump di aprire indagini contro i suoi nemici politici, e anzi continuò a indagare sulle relazioni tra Trump e la Russia, creando molti problemi e imbarazzi al presidente.

Al contrario, le persone nominate negli ultimi giorni hanno ambizioni e obiettivi personali che coincidono con il desiderio di Trump di distruggere dall’interno le istituzioni nemiche. Tulsi Gabbard, per esempio, per anni ha fatto circolare teorie del complotto e critiche durissime contro l’apparato di intelligence statunitense, e molto spesso l’ha fatto per sostenere la propaganda e le ragioni della Russia di Vladimir Putin, a cui è ritenuta estremamente, e sospettosamente, vicina. La retorica e gli argomenti di Gabbard sono così simili a quelli della Russia che un noto programma di propaganda della TV russa ha definito Gabbard «la nostra fidanzata».

Matt Gaetz invece è stato sottoposto a un’indagine condotta proprio dal dipartimento di Giustizia (quello che ora dovrebbe guidare) per accuse di tratta di persone minorenni a scopo sessuale. L’indagine è stata chiusa senza la formulazione di accuse formali nei suoi confronti, ma lui ha continuato a definirsi una vittima della giustizia politicizzata, che ora vuole eliminare.

Steve Bannon, un ex consigliere di Trump che gli è ancora molto fedele, parlando questa settimana al suo podcast ha riassunto piuttosto bene la situazione, e riferendosi al cosiddetto “deep state” ha detto: «Avete cercato di distruggere Trump; avete cercato di mettere Trump in prigione; avete cercato di scoraggiare Trump. Ma lui è invincibile. Non potete distruggerlo. E ora ce l’avete contro».