La controversa nomina di Tulsi Gabbard a direttrice dell’intelligence di Trump
Sembra fatta apposta per far arrabbiare chi non è d'accordo con il presidente eletto e per dire che ci sarà una politica estera diversa
Il presidente eletto Donald Trump ha annunciato la nomina di Tulsi Gabbard, 43 anni, a direttrice della National Intelligence. È una scelta controversa perché Gabbard è un’ex deputata democratica al Congresso che ha preso posizione a favore del presidente russo Vladimir Putin e del dittatore siriano Bashar al Assad (a volte chi sostiene l’uno finisce per sostenere anche l’altro, perché sono alleati). Quando due anni fa lasciò i Democratici si schierò con Trump. La sua nomina deve essere confermata dal Senato.
L’incarico dato a Tulsi Gabbard è uno dei più importanti del governo americano e fu creato dopo gli attentati dell’11 settembre del 2001 per coordinare il lavoro delle altre diciassette agenzie di intelligence e di sicurezza degli Stati Uniti. Quell’anno le agenzie avevano capito da alcuni indizi che gli estremisti di al Qaida stavano per avviare un’operazione in territorio americano ma non riuscirono a mettere assieme in tempo i pezzi del puzzle e a fermare gli attentatori. Gli Stati Uniti furono colti di sorpresa dal più grave attacco terroristico della loro storia.
Da allora il direttore della National Intelligence deve garantire che i servizi segreti non si intralcino a vicenda e soprattutto che si accorgano insieme di eventuali buchi nella sicurezza degli Stati Uniti. Per farlo segue tutto il loro lavoro, incluse le attività della Cia e dell’Nsa (National security agency), l’organizzazione incaricata di sorvegliare, intercettare e archiviare una mole enorme di comunicazioni in tutto il mondo.
Tulsi Gabbard, se la nomina sarà confermata, avrà un accesso privilegiato a tutte le informazioni segrete raccolte dall’intelligence statunitense, potrà parlare al presidente Trump tutti i giorni, prenderà decisioni importanti e tratterà con i capi dei servizi segreti di altri paesi.
Ci sono state reazioni negative e critiche alla sua nomina. La rivista Atlantic l’ha definita «un rischio per la sicurezza nazionale» e descrive lei come «un albero di Natale di spie d’allarme che cammina».
Gabbard ha un seguito di più di tre milioni di persone su X e spesso è intervistata da Fox News, il canale tv vicino al presidente eletto. In politica estera è un’isolazionista, perché vuole vedere una riduzione drastica dell’impegno degli Stati Uniti fuori dai confini nazionali, che è la stessa posizione dei repubblicani di Donald Trump. Quando lasciò i Democratici disse: «Non posso più stare in un partito democratico che oggi è sotto il controllo completo di una cabala elitaria di guerrafondai guidati da una codarda ideologia woke e dal razzismo anti bianchi».
Nel marzo 2022 Gabbard rilanciò una falsa notizia sull’esistenza in Ucraina di venticinque laboratori segreti finanziati dagli Stati Uniti per lo sviluppo di armi biologiche. Era una notizia fatta circolare qualche tempo prima dall’apparato russo di disinformazione come pretesto, assieme ad altri, per giustificare l’invasione dell’Ucraina.
Il giorno dell’invasione russa Gabbard sostenne anche che i responsabili di quello che stava accadendo fossero gli Stati Uniti perché non avevano preso in considerazione «le legittime preoccupazioni della Russia» sulla possibilità che l’Ucraina potesse un giorno diventare un paese membro della Nato.
Se l’Ucraina fosse entrata nella Nato, aveva aggiunto, ci sarebbero state «forze della Nato proprio al confine con la Russia» (come peraltro avviene in Estonia e Lettonia, paesi membri della Nato al confine con la Russia dal 2004, senza che sia un grande scandalo internazionale. Dall’anno scorso anche la Finlandia è un paese Nato al confine con la Russia).
Tre giorni dopo l’inizio dell’invasione con un video sui social chiese al presidente americano Joe Biden, a Putin e al presidente ucraino Volodymyr Zelensky di incontrarsi “nello spirito dell’aloha” per trovare un accordo. Aloha è una parola nella lingua delle Hawaii, lo stato americano dove è cresciuta Gabbard, che vuol dire amore, affetto, pace. C’era però una dissociazione stridente tra il suo appello e quello che accadeva sul terreno, dove le truppe russe a bordo di colonne di mezzi corazzati tentavano in ogni modo di raggiungere la capitale Kiev per uccidere o catturare i membri del governo ucraino.
Nel gennaio 2017, quando ancora era deputata Democratica, Tulsi Gabbard incontrò in segreto il dittatore siriano Bashar al Assad nella capitale Damasco. Il regime siriano in quel periodo non aveva rapporti diplomatici con gli Stati Uniti e con l’Europa perché arrestava, torturava e faceva sparire in modo sistematico decine di migliaia di persone sospettate di contestare il potere assoluto di Assad e spesso anche persone che non avevano fatto nulla.
Al ritorno dal suo viaggio, che era stato finanziato da una fazione libanese filo-Assad, Gabbard disse: «Lasciamo che sia il popolo siriano a decidere sul suo futuro, non gli Stati Uniti o qualche altro paese straniero». L’ostacolo maggiore all’autodeterminazione dei siriani tuttavia è proprio il regime di Assad e del suo partito unico, il Baath, che impedisce ogni forma di rappresentanza politica e di libertà d’espressione. Gabbard in seguito restituì i soldi per diminuire l’intensità delle critiche.
Nel 2011, quando movimenti di piazza chiesero la fine del sistema a partito unico in Siria, Bashar al Assad rispose scatenando l’esercito contro i manifestanti disarmati. Nella guerra civile che seguì morirono centinaia di migliaia di siriani e si rafforzarono i gruppi di estremisti, incluso lo Stato Islamico. Assad soffocò la rivolta armata dei siriani grazie all’intervento della Russia, che cominciò nel settembre 2015 e va avanti ancora adesso.
In quegli anni fare dichiarazioni di sostegno più o meno implicito e blando nei confronti di Assad divenne un segnale di appoggio alla politica estera della Russia. Quando il regime di Assad usò le armi chimiche contro i civili siriani, Gabbard disse di essere scettica sulla reale responsabilità del dittatore siriano. In Italia Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia si schierò sulla stessa posizione.
Nel 2019 durante la sua breve campagna elettorale Gabbard accusò Trump di sostenere e finanziare il gruppo terroristico al Qaida. Lui rispose che si trattava di un’accusa ridicola. Quando un intervistatore in televisione le chiese se Assad fosse un criminale di guerra lei rispose no.
La nomina di Gabbard è un segnale da parte del presidente eletto Trump e del suo staff, che non potevano non sapere che ci sarebbero state polemiche. Il segnale è che all’amministrazione Trump non importa nulla di queste contestazioni. Simpatizzare con Putin e Assad non è più un problema per un funzionario di alto livello del governo degli Stati Uniti, anche se supervisiona il lavoro di tutte le agenzie di intelligence. Lo stesso Trump è accusato di essere controllato da Putin fin dalla prima campagna elettorale nel 2016.
È anche un segnale lanciato fuori dagli Stati Uniti: c’è da aspettarsi che la politica estera americana cambierà direzione, ma per adesso ne sappiamo poco.
In questa nomina c’è anche una dose di rivalsa personale, perché Trump si è spesso lamentato delle agenzie di intelligence e sostiene che siano state usate contro di lui. Gabbard ha detto la stessa cosa in pubblico.