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  • Venerdì 15 novembre 2024

Israele sta intensificando le operazioni di terra nel sud del Libano

Lo ha detto il governo israeliano, che però dall'inizio dell'invasione in Libano non ha dato molte altre informazioni

Soldati israeliani a Naqura, in Libano, il 13 ottobre (Amir Levy/Getty Images)
Soldati israeliani a Naqura, in Libano, il 13 ottobre (Amir Levy/Getty Images)

La scorsa settimana Herzi Halevi, il capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, ha detto di aver approvato l’espansione delle operazioni militari di terra nel sud del Libano, cosa poi ribadita dal nuovo ministro della Difesa israeliano, Israel Katz. Nessuno dei due ha dato altri dettagli.

Israele aveva invaso il territorio libanese lo scorso 30 settembre, sostenendo di voler mettere in sicurezza il suo confine settentrionale e smantellare la presenza di Hezbollah. Fin dall’inizio aveva parlato di un’operazione «limitata, localizzata e mirata». Non ci sono però informazioni certe sull’estensione dell’invasione, anche perché nell’area in cui stanno avvenendo le operazioni ci vivono ormai poche persone, mentre molte altre sono scappate per evitare la guerra: questo significa anche che ci sono pochi testimoni di quello che accade.

A inizio ottobre il Financial Times aveva stimato che in Libano fossero presenti circa 20mila soldati israeliani. Il rispettato think tank statunitense Institute for the Study of War (ISW) sta provando a tenere traccia dell’andamento dei combattimenti, mostrati nella mappa qui sotto aggiornata al 14 novembre.

La mappa del think tank Institute for the Study of Wars sui combattimenti nel sud del Libano

Come mostrano alcuni video circolati online e verificati dall’ISW, le truppe israeliane stanno avanzando verso ovest dalla località di Markaba verso Tallouseh. L’esercito israeliano ha anche detto di aver trovato e distrutto vari depositi di armi e munizioni appartenenti a Hezbollah.

Dall’inizio delle operazioni Israele ha ordinato l’evacuazione di decine di città, dicendo agli abitanti di spostarsi a nord del fiume Awali, che si trova ben sopra il Leonte (le città per le quali è stata ordinata l’evacuazione sono segnate in giallo nella mappa dell’ISW).

Tra le altre cose, Israele ha sempre detto di voler eliminare la presenza di Hezbollah dall’area vicina al suo confine per permettere a decine di migliaia di israeliani di tornare nelle loro case, abbandonate nel corso degli ultimi mesi a causa dell’intensificarsi degli scontri tra Israele e Hezbollah.

Dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, il 7 ottobre del 2023, Hezbollah ha lanciato migliaia di razzi sul nord di Israele; Israele ha bombardato intensamente il sud del Libano e la capitale Beirut, soprattutto il quartiere di Dahieh, nella periferia sud, dove Hezbollah è particolarmente radicato, colpendo interi edifici residenziali e uccidendo migliaia di persone.

– Leggi anche: Il rapporto che accusa Israele di trasferimenti forzati di massa nella Striscia di Gaza

Da mesi vanno avanti i negoziati per ottenere un cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah. Una bozza di proposta presentata dagli Stati Uniti e diffusa a fine ottobre dai giornali prevede una pausa iniziale dei combattimenti di 60 giorni e il ritiro sia di Hezbollah che di Israele dalla zona a sud del fiume Leonte, che si trova in Libano a circa 30 chilometri dal confine con Israele. Il rispetto di queste condizioni dovrebbe essere garantito dalle Nazioni Unite e dall’esercito libanese (che è diverso da quello di Hezbollah).

Soldati israeliani mostrano ai giornalisti quella che sostengono essere l’entrata di un tunnel di Hezbollah nel sud del Libano (AP Photo/Sam McNeil)

Israele vorrebbe però avere la possibilità di intervenire direttamente nel caso in cui l’ONU e l’esercito libanese non riuscissero a garantire il rispetto delle condizioni: «Non accetterà alcun accordo che non garantisca il disarmo di Hezbollah e il suo ritiro oltre il fiume Leonte, e soprattutto il diritto di Israele di intervenire contro ogni attività e organizzazione terroristica», ha detto il ministro Katz. Secondo il giornalista di Axios Barak Ravid, solitamente ben informato, gli Stati Uniti sarebbero disposti ad accettare questa condizione, che però sarebbe irricevibile per Hezbollah.