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  • Venerdì 15 novembre 2024

In Emilia-Romagna solo l’affluenza preoccupa Michele De Pascale

Il candidato del centrosinistra è di gran lunga favorito alle regionali, ma spera in un consenso ampio dopo che le alluvioni hanno messo alla prova la credibilità della politica

L'ex presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e il candidato del centrosinistra Michele De Pascale
L'ex presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e il candidato del centrosinistra Michele De Pascale (Michele Lapini/Ansa)
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Negli ultimi due mesi nemmeno i sondaggisti hanno sprecato tempo e soldi in vista delle elezioni regionali in Emilia-Romagna, che a meno di risultati clamorosi saranno vinte dal candidato del centrosinistra Michele De Pascale. Lo prevedono i pochissimi sondaggi commissionati finora – De Pascale è dato a oltre il 55% dei voti contro il 42,5% di Elena Ugolini, la candidata del centrodestra – ma soprattutto l’orientamento politico di questa regione non a caso definita “rossa”, da sempre amministrata dal centrosinistra o dalla sinistra. Anche stavolta, insomma, in Emilia-Romagna non sembra esserci storia.

Nonostante il vantaggio sfacciato, De Pascale ha passato gli ultimi mesi a girare la regione raccontando chi è e da dove viene, perché si è candidato e cosa vuole fare nei prossimi cinque anni. Lo ha fatto perché ha più di una proposta in discontinuità rispetto al passato e per diffondere un messaggio politico più personale, che vada oltre l’automatismo del voto al candidato di centrosinistra in una regione storicamente governata dal centrosinistra.

Lo ha fatto anche perché dal maggio dello scorso anno gli abitanti dell’Emilia-Romagna hanno affrontato le conseguenze di quattro alluvioni, la distruzione di migliaia di case e i ritardi di aiuti e rimborsi, che molti stanno ancora aspettando. La credibilità della politica è stata in parte compromessa e il rischio di una scarsa partecipazione è forse l’unica vera preoccupazione per De Pascale, che dice: «Le alluvioni degli ultimi mesi hanno aggiunto rabbia in un contesto sociale già difficile, dopo la pandemia e soprattutto l’alluvione 2023. Noi questa partita non la vogliamo solo vincere, la vogliamo vincere bene e siamo convinti di poterlo fare».

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De Pascale conosce la rabbia delle persone sfollate perché dal 2016 è sindaco di Ravenna e presidente della provincia, uno dei territori più danneggiati dalle esondazioni di fiumi e torrenti. Dal 2018 è anche presidente dell’Unione delle province d’Italia, ruolo che gli ha dato una visibilità a livello nazionale, pur limitata.

Elena Ugolini e Michele De Pascale durante un confronto elettorale alla trasmissione Porta a Porta

Elena Ugolini e Michele De Pascale durante un confronto elettorale alla trasmissione Porta a Porta (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

Oggi ha 39 anni e fu eletto sindaco quando ne aveva 31, età relativamente giovane per come vanno le cose nella politica italiana. Non sbucò dal nulla: il suo impegno politico risale ai tempi del liceo scientifico Righi di Cesena, città dove è nato e ora amministrata dall’amico Enzo Lattuca, ai tempi compagno di manifestazioni della sinistra giovanile. Nel 2004, appena iniziata l’università di Medicina, fu eletto consigliere comunale a Cervia. Negli anni della cosiddetta gavetta politica arrivò a guidare la commissione Urbanistica del comune, una sorta di scuola di procedura amministrativa.

«Un incidente stradale mi ha cambiato la vita», ha raccontato più volte. Nel gennaio del 2011 – De Pascale aveva 25 anni – finì fuori strada con la sua auto di notte dopo aver accompagnato a casa la fidanzata Laura Casadio, che sarebbe diventata sua moglie. Nello schianto si fratturò la schiena, i polmoni collassarono, si procurò gravi fratture a un piede. Rimase dieci giorni in coma, in gravi condizioni. Quell’evento, dice, gli ha permesso di dare un peso diverso a tutto, anche alla politica: «Mi ha dato stabilità. Non vado più in escandescenza: la considero una delle mie doti». Un altro incidente stradale segnò il suo percorso politico: nel 2016 il candidato sindaco di Ravenna Enrico Liverani morì in uno schianto dopo essere andato fuori strada con la sua auto. De Pascale all’epoca era segretario del Partito Democratico di Ravenna: fu candidato in corsa e vinse le elezioni al ballottaggio.

Negli ultimi anni ha amministrato Ravenna con una coalizione larga che comprende il Movimento 5 Stelle, un’alleanza riproposta anche alle elezioni regionali. «Michele sa legare anche la sabbia», è la metafora creata dall’ex segretario del PD Pier Luigi Bersani per descrivere le capacità di mediazione di De Pascale, per molti anni bersaniano e poi renziano. All’ultimo congresso del PD ha votato per Stefano Bonaccini, ex presidente della Regione e ora europarlamentare, senza mai criticare apertamente Elly Schlein. Il centrosinistra lo ha scelto come candidato a luglio dopo una lunga trattativa: l’alternativa era Vincenzo Colla, assessore regionale allo Sviluppo economico.

Durante i confronti con la candidata di destra Elena Ugolini, De Pascale ha avuto il vantaggio di poter attaccare la destra al governo sulla gestione dei rimborsi dopo l’alluvione. «Siamo a percentuali di indennizzo del 2%, è un dato intollerabile», ha detto annunciando che chiederà di diventare commissario in caso di vittoria perché ritiene che la struttura guidata da Francesco Figliuolo finora sia stata inefficace. Ugolini non ha potuto far altro che promettere di trattare con il governo un cambio delle procedure, una mossa probabilmente insufficiente a calmare la rabbia di chi non ha ancora ricevuto nulla. De Pascale ha anche sollecitato il governo a mettere più soldi per realizzare opere di prevenzione come le casse di espansione, l’allargamento dei canali e la pulizia dei fiumi, senza rinunciare a criticare la Regione («Il livello di manutenzione degli argini dei fiumi nel maggio 2023 era insufficiente»).

– Leggi anche: Come è stata protetta Ravenna dall’alluvione

Sulle politiche energetiche ha una posizione lontana dalle rivendicazioni di comitati e associazioni ambientaliste, che infatti negli ultimi anni lo hanno criticato per l’installazione del rigassificatore nel porto di Ravenna e per il sostegno al Passante di Bologna e all’estrazione di gas naturale nel mar Adriatico. Perfino il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha fatto i complimenti a De Pascale per gli investimenti fatti nello sviluppo del porto.

La riforma della sanità proposta in campagna elettorale è il segnale di discontinuità più chiaro rispetto agli anni del governo di Bonaccini. L’idea è di organizzare meglio il servizio sanitario sul territorio con una maggiore collaborazione tra medici di famiglia e ospedali: l’obiettivo è rendere l’assistenza sanitaria più omogenea, meno concentrata nei comuni più grandi. Tra le altre cose, il programma propone di migliorare le condizioni di lavoro degli infermieri e di puntare sulla prevenzione, cioè il contrasto al tabagismo, all’obesità, all’alcolismo, alla sedentarietà.

La sua avversaria Elena Ugolini, 65 anni, è una candidata sostenuta da tutti i partiti di destra e centrodestra. Viene definita civica perché non è mai stata impegnata direttamente in politica. Ha fatto carriera nella scuola arrivando a essere direttrice del liceo privato Malpighi di Bologna ed è stata più volte chiamata dai governi nelle commissioni per studiare riforme della scuola italiana. È vicina al movimento di ispirazione cattolica Comunione e Liberazione. Durante la campagna elettorale ha preferito evitare i confronti con De Pascale, un fatto giudicato come un segnale di incertezza. «Dopo più di cinquant’anni di governo della sinistra, la mia proposta mette al centro le persone, non l’appartenenza politica», ha ripetuto più volte durante le ultime settimane.

Alle elezioni di quattro anni e mezzo fa vinte da Stefano Bonaccini votò il 67,6 per cento degli aventi diritto. In quelle del 2014 votò solo il 37,7 per cento, dopo le indagini e gli arresti che coinvolsero la maggioranza di centrosinistra e in particolare il presidente uscente Vasco Errani, prima condannato per falso ideologico e infine assolto.