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  • Venerdì 15 novembre 2024

Dall’elezione di Trump sono già aumentate le richieste per i farmaci abortivi

Per la preoccupazione che una volta presidente possa limitare ulteriormente il diritto all'aborto negli Stati Uniti

Una donna regge un cartello con la scritta "Mio il corpo, mia la scelta" durante una manifestazione pro-choice del 24 giugno 2022 a Los Angeles (AP Photo/Jae C. Hong)
Una donna regge un cartello con la scritta "Mio il corpo, mia la scelta" durante una manifestazione pro-choice del 24 giugno 2022 a Los Angeles (AP Photo/Jae C. Hong)

Dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni statunitensi sono aumentate notevolmente le richieste per l’invio a domicilio di pillole per l’aborto farmacologico e di contraccettivi d’emergenza, così come è aumentata la domanda di servizi legati alla salute riproduttiva, dicono le organizzazioni che se ne occupano. Il dato riflette la preoccupazione diffusa che un secondo mandato di Trump, un presidente molto vicino ai gruppi antiabortisti e ultracattolici, possa tradursi in un’ulteriore restrizione del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, già fortemente ridotto in molti stati americani. L’aumento conferma una tendenza già in corso, iniziata due anni fa in seguito al ribaltamento della storica sentenza che per decenni aveva tutelato il diritto all’aborto negli Stati Uniti.

Tra le altre cose sono aumentati gli acquisti per posta dei farmaci per l’aborto farmacologico: il mifepristone (spesso chiamato RU486, o pillola abortiva) e il misoprostolo. AidAccess, un sito attraverso il quale si può ottenere una prescrizione medica a distanza e ricevere a casa la pillola abortiva, ha registrato 10mila richieste soltanto nelle 24 ore successive all’elezione di Trump; normalmente ne riceve 9mila in un mese. Il servizio costa circa 150 dollari, ma chi ha scarse disponibilità economiche può chiedere uno sconto.

Just The Pill offre un servizio simile, e ha notato tra le altre cose che dei 125 ordini ricevuti tra mercoledì e venerdì della settimana scorsa 22 provenivano da persone che dicevano di non avere una gravidanza in corso. La responsabile dell’azienda, Julie Amaon, ha descritto la cosa come «una rarità»: non è infatti un farmaco che viene normalmente acquistato in ottica preventiva.

Una manifestazione pro-choice di fronte alla Corte Suprema degli Stati Uniti, 26 marzo 2024 (AP Photo/Jose Luis Magana)

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’aborto farmacologico è una pratica sicura ed efficace, a cui hanno fatto ricorso sempre più donne dopo che nel 2022 la Corte Suprema statunitense eliminò il diritto federale all’interruzione volontaria di gravidanza. Da allora molti stati americani hanno abolito o fortemente limitato l’accesso sicuro e legale all’aborto. Oggi più del 60 per cento delle interruzioni volontarie di gravidanza praticate negli Stati Uniti avviene tramite aborto farmacologico.

Secondo quanto riferiscono le organizzazioni del settore, l’elezione di Trump ha causato un aumento anche soltanto dell’interesse delle pazienti a informarsi sul tema. Il sito americano Plan C, che tra le altre cose dà informazioni sulle modalità per accedere all’interruzione di gravidanza nei vari stati americani, ha detto di aver registrato un aumento del traffico del 625 per cento a partire da mercoledì.

Lo stesso discorso vale per la contraccezione d’emergenza. La farmacia online Wisp, specializzata in salute riproduttiva, ha visto triplicare le richieste dei medicinali a base di levonorgestrel, il principio attivo contenuto in alcune pillole del giorno dopo. Ha anche riscontrato che, tra i nuovi ordini, quelli per questo tipo di farmaco erano il 70 per cento, mentre solitamente la percentuale è del 50 (la pillola del giorno dopo è considerato un metodo contraccettivo d’emergenza perché è assunta nelle ore successive a un rapporto a rischio, e perché agisce sull’ovulazione e non su un’eventuale gravidanza).

Planned Parenthood, un’organizzazione che riunisce varie cliniche che negli Stati Uniti offrono servizi per la salute riproduttiva, ha detto che a partire da mercoledì scorso sono aumentate in modo consistente anche le richieste di appuntamento per le vasectomie (un metodo di contraccezione maschile) e per l’inserimento di dispositivi contraccettivi intrauterini, come la spirale: tra martedì e mercoledì le prime sono aumentate del 1200 per cento, le seconde del 760.

La grande preoccupazione che trapela da questi dati ha a che fare con le posizioni che Donald Trump ha espresso in passato sull’aborto, spesso contraddittorie, ma soprattutto con la vicinanza del nuovo presidente ai gruppi che lavorano attivamente per limitarlo.

In passato Trump si è definito «pro-choice» (ovvero favorevole al diritto all’aborto), ma anche «il presidente più pro-vita della storia», usando il termine con cui si definiscono i gruppi antiabortisti. Ad aprile di quest’anno, durante la campagna elettorale, aveva infine affermato di essere favorevole a demandare agli stati la decisione sul tema, cosa che di fatto è già così, dal 2022.

Un sostenitore di Trump durante una manifestazione anti-scelta a Boynton Beach, in Florida, 3 settembre 2024 (AP Photo/Rebecca Blackwell)

Nei fatti erano però stati proprio dei giudici nominati dai Repubblicani (e tre di questi dallo stesso Trump durante il suo primo mandato) a ribaltare la Roe v. Wade, eliminando il diritto federale all’aborto.

Inoltre, nonostante abbia provato a discostarsene in molti modi, è innegabile il legame di Trump con il Project 2025, il discusso programma di governo per un’ipotetica amministrazione di destra: Trump ha sostenuto di non saperne nulla, ma è stato curato da persone a lui molto vicine. Tra le altre cose, il progetto prevede l’eliminazione dell’aborto farmacologico e la possibilità di perseguire a livello federale i medici e le mediche che lo praticano a distanza. Lo stesso vicepresidente J.D. Vance ha sostenuto direttamente l’utilizzo di una norma del 1873 per vietare a livello federale l’aborto tramite telemedicina e un’interpretazione radicale di questa legge potrebbe impedire anche quello praticato in ospedale, tramite operazione chirurgica.

In passato alcune associazioni antiabortiste avevano già provato a vietare l’invio via posta della pillola abortiva portando il caso davanti alla Corte Suprema: la loro richiesta era stata respinta, ma per come si era espressa la Corte non è esclusa la possibilità che in un ambiente politico più favorevole possano riprovarci.

Trump non avrebbe comunque bisogno di una sentenza della Corte per vietare la pratica: da presidente ha il potere di nominare i principali funzionari della Food And Drug Administration, cioè l’ente regolatore dei farmaci negli Stati Uniti, che potrebbe agire direttamente sull’aborto farmacologico, vietando i medicinali che lo permettono.

Come ha spiegato il Guttmacher Institute, organizzazione che si occupa di salute riproduttiva, la nuova amministrazione potrebbe poi perseguire diverse strade per attaccare il diritto all’aborto in senso più ampio (non soltanto quello farmacologico, quindi). «Quando il presidente eletto Donald Trump si insedierà di nuovo, a gennaio, il diritto alla salute riproduttiva e sessuale sarà minacciato a livello federale», hanno scritto gli esperti del centro, attraverso misure che limiteranno l’autonomia riproduttiva delle persone (delle donne e della comunità LGBTQ+ specialmente) e non solo.

Trump potrebbe per esempio decidere di ritirare la legge federale che impone la procedura abortiva in caso di emergenza, permettendo così agli Stati antiabortisti di restringere ancora di più i casi in cui è permesso e praticato.

Ci si può aspettare anche che ristabilisca il divieto di erogazione di fondi federali alle organizzazioni non governative internazionali che lo praticano, o che offrono informazioni al riguardo. Da decenni questa norma viene approvata e poi eliminata dalle amministrazioni Democratiche e Repubblicane che si avvicendano nel tempo: l’ultima volta il divieto era stato eliminato da Biden nel 2021, dopo che Trump lo aveva reintrodotto nel 2017.

Lo stesso potrebbe accadere con il programma di aiuti federali per la pianificazione familiare, che finanzia con fondi governativi le cliniche che offrono servizi per la salute riproduttiva: Trump potrebbe vietare alle cliniche che ricevono questi aiuti di dare informazioni e offrire consulenza sulle interruzioni volontarie di gravidanza, come già era avvenuto durante il suo primo mandato, e potrebbe infine ridurre i finanziamenti a Planned Parenthood.