David Lynch ha fumato troppo
Il regista americano ha raccontato di essere costretto in casa con un enfisema polmonare e di muoversi a fatica, per colpa delle sigarette (ma non si pente)
In un’intervista a People pubblicata giovedì, il regista statunitense David Lynch, uno dei più originali e influenti dello scorso secolo, ha parlato di uno degli aspetti più noti della sua vita privata: la sua lunga dipendenza dal fumo, che gli ha provocato un enfisema polmonare costringendolo a molte sessioni di ossigenoterapia. La malattia ha limitato anche la sua attività da regista, obbligandolo a trascorrere la maggior parte del tempo lontano dai set, che comunque aveva frequentato raramente negli ultimi vent’anni in cui la sua produzione cinematografica e televisiva è stata molto limitata.
Lynch, che cominciò a fumare a 8 anni, ha raccontato di aver smesso soltanto nel 2022, quando le sue condizioni diventarono così gravi da impedirgli di muoversi «senza affannarsi»: «a un certo punto ho visto una scritta sul muro. Diceva: “se non ti fermi, morirai tra una settimana”», ha detto. Oggi è costretto a somministrarsi dell’ossigeno supplementare anche per compiere spostamenti brevi.
Nel corso degli anni, Lynch ha provato a smettere «molte volte», ma quando non riusciva più a resistere si concedeva «l’ennesima “prima sigaretta”, che ogni volta era un viaggio di sola andata verso il paradiso». E così cominciava a fumare di nuovo.
Anche se ormai trascorre quasi tutto il suo tempo in casa, fare a meno della socialità non gli pesa troppo: «non mi piaceva uscire neppure prima, quindi questa è un’ottima scusa per non farlo», ha detto. Il suo disagio più grande è un altro: l’impossibilità di andare sul set. «Adoro stare sul posto e poter parlare con le persone», ha detto Lynch, aggiungendo che nel futuro gli piacerebbe provare a dirigere da remoto.
Anche se le attuali difficoltà sono state «un prezzo da pagare molto alto», Lynch non rinnega i suoi anni da fumatore. «Non me ne pento. Era importante per me, desideravo ciò che desidera ogni tossicodipendente: ossia che ciò che amiamo ci faccia bene», ha detto. Non cambierebbe neppure la tendenza a includere così tante sigarette nei suoi film, per la quale in passato era stato accusato di aver romanticizzato l’immagine dei fumatori. Nei suoi film, le sigarette sono state infatti un espediente narrativo molto ricorrente: i personaggi di quelli più famosi, da Velluto blu a Mulholland Drive fino all’acclamata serie Twin Peaks, ne hanno spesso una accesa in mano.
Secondo Lynch, le sigarette facevano parte del processo di caratterizzazione dei suoi personaggi: «non ho mai pensato che fosse un modo per renderle glamour. Alcuni [personaggi] sarebbero stati fumatori anche nella vita reale». Anche se non rimpiange gli anni da fumatore, Lynch ha detto di sperare che la sua esperienza possa convincere altre persone a smettere: «volevo davvero far passare questo messaggio: pensateci. Potete smettere di fumare queste cose che finiranno per uccidervi».
Lynch, che ha 78 anni, nacque a Missoula, nello stato americano del Montana, il 20 gennaio del 1946. Fin dai primi lavori si distinse per uno stile molto originale, lugubre, onirico e intriso di simbolismo, che si rese evidente già in Eraserhead – La mente che cancella, il suo primo film, del 1977.
Il suo è un cinema estremamente personale: un po’ thriller psicologico e un po’ horror, con trovate surreali, inquietanti e violente. Queste caratteristiche emergono soprattutto nella cosiddetta “trilogia dell’onirico”, composta da Strade perdute (1997), Mulholland Drive (2001) e Inland Empire – L’impero della mente (2006). Anche per via di queste caratteristiche molto esclusive, nessun suo film è mai riuscito a vincere un Oscar: nel 2020 ne ha però ricevuto uno alla carriera.
Lynch è considerato anche un innovatore della serialità televisiva, soprattutto per il suo lavoro nella serie I segreti di Twin Peaks, composta da 30 episodi andati in onda tra il 1990 e il 1991. Insieme al collega Mark Frost, realizzò una serie irrituale per i tempi, che decostruiva la struttura tipica dei polizieschi del tempo per raccontare una storia più stratificata e con molti piani di lettura.
Nel 2017 Lynch e Frost lavorarono di nuovo insieme in Twin Peaks, una sorta di terza stagione della serie. Lynch non fa un film da molto tempo (l’ultimo fu, nel 2006, Inland Empire – L’impero della mente), e negli ultimi anni si è dedicato soprattutto alla regia di documentari, corti e videoclip musicali.
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