Andrea Delmastro e un entusiasmo un po’ eccessivo per le nuove auto della polizia penitenziaria
Il sottosegretario alla Giustizia – da sempre poco interessato alle garanzie dei detenuti – ne ha detta un'altra delle sue, a modo suo
Venerdì durante un evento per presentare un nuovo modello di auto per la polizia penitenziaria Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario del ministero della Giustizia con delega al DAP, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ha commentato entusiasticamente il mezzo e tutta la sua dotazione tecnologica. Le nuove auto serviranno a trasportare i detenuti in regime di 41-bis, il cosidetto “carcere duro”, e di alta sicurezza (un altro regime che prevede una maggiore sorveglianza). In un discorso in cui è apparso particolarmente coinvolto, Delmastro ha esaltato un’idea di sicurezza intesa in senso molto repressivo e intimidatorio, dimostrando come in altre occasioni di curarsi poco delle garanzie a cui avrebbero diritto le persone detenute:
Sarò forse anche infantile, un po’ fanciullesco, ma l’idea di vedere sfilare questo potente mezzo che dà il prestigio, con il Gruppo Operativo Mobile sopra, far sapere ai cittadini chi sta dietro a quel vetro oscurato, come noi sappiamo trattare chi sta dietro a quel vetro oscurato, come noi incalziamo chi sta dietro quel vetro oscurato, come noi non lasciamo respirare chi sta dietro quel vetro oscurato, credo sia una gioia… è sicuramente per il sottoscritto una intima gioia.
Le auto in questione sono dotate di molti sistemi di sicurezza per garantire che le persone detenute non tentino una fuga o non possano prendere il controllo del mezzo quando si rende necessario un loro spostamento (per esempio per andare da un carcere a un altro, o per partecipare a un’udienza). Dentro hanno una specie di cella, cioè uno spazio detentivo chiuso, varie telecamere, sistemi per tenere bloccate le manette e le porte, geolocalizzazione continua e altro ancora.
Sono tutte misure che tutelano gli agenti di polizia penitenziaria e la sicurezza delle persone, ma il tono di esaltazione di Delmastro e le parole piuttosto violente sono state giudicate eccessive e inadatte al suo ruolo istituzionale, che dovrebbe svolgere anche a garanzia delle persone detenute, oltre che del personale di polizia penitenziaria. Il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto per esempio le ha definite «incompatibili con il giuramento che ha prestato sulla Costituzione», la deputata del PD Michela Di Biase (che fa parte della commissione Giustizia) ha detto che sono «vergognose e inaccettabili» e che «superano il confine dello stato di diritto». La giurista Vitalba Azzollini ha detto che Delmastro è una «persona inadeguata» al «ruolo che riveste, come a qualunque altro incarico pubblico».
Delmastro, che è un deputato e importante dirigente di Fratelli d’Italia, è notoriamente molto vicino alle istanze della Polizia penitenziaria, e rivendica di svolgere il suo ruolo a garanzia delle sole forze di polizia e non dei detenuti. Ad agosto era stato molto criticato perché durante una visita nelle carceri di Brindisi e Taranto aveva incontrato solo i poliziotti: aveva risposto dicendo che la sua delega non riguarda «il detenuto, ma la polizia».
Delmastro è a processo con l’accusa di aver rivelato segreti d’ufficio per aver raccontato al collega di partito Giovanni Donzelli il contenuto di alcune conversazioni avvenute in carcere tra il militante anarchico Alfredo Cospito e due detenuti membri della criminalità organizzata: Donzelli le aveva poi rese pubbliche in un discorso alla Camera.
Nel 2024 ci sono stati 80 suicidi di detenuti nelle carceri italiane (ma anche di diversi agenti di polizia): solo nel 2022 ne erano stati registrati di più. Le prigioni sono gravemente sovraffollate da anni, e finora il governo non sembra intenzionato a prendere in considerazione reali soluzioni per il problema. In gran parte di esse le condizioni per i detenuti sono invivibili.