• Media
  • Giovedì 14 novembre 2024

Quelli che stanno lasciando X

Il Guardian ha definito il social network di Elon Musk «tossico», aggiungendosi a diverse testate e personaggi famosi che stanno disattivando gli account

Elon Musk con Donald Trump durante un comizio (DOUG MILLS/The New York Times/Contrasto)
Elon Musk con Donald Trump durante un comizio (DOUG MILLS/The New York Times/Contrasto)
Caricamento player

Mercoledì il Guardian, uno dei più importanti giornali del Regno Unito con un grande seguito globale, ha comunicato che non utilizzerà più i propri account sul social network X (già Twitter) perché «i benefici di essere su X sono ormai superati dagli aspetti negativi». Alcune altre testate e personaggi famosi hanno deciso di fare altrettanto criticando le recenti scelte del miliardario Elon Musk, proprietario di X e considerato l’artefice dello spostamento della piattaforma verso destra, vista l’attuale assenza di moderazione di contenuti violenti, razzisti, che promuovono notizie false, teorie del complotto e incitano all’odio.

La decisione del Guardian è stata comunicata poche ore dopo l’annuncio che Musk farà parte del prossimo governo di Donald Trump, con un incarico per tagliare le spese delle agenzie federali. Le sue aziende hanno centinaia di contratti con il governo degli Stati Uniti e Musk chiedeva da tempo una forte riduzione dei vincoli imposti per la tutela dell’ambiente, delle telecomunicazioni e dei trasporti. Anche per questo Musk aveva speso centinaia di milioni di dollari per sostenere Trump durante la campagna elettorale per le presidenziali statunitensi.

Secondo diversi commentatori, dopo averlo acquisito nel 2022, Musk ha progressivamente trasformato X in una macchina di propaganda per se stesso, le proprie aziende e in ultima istanza per Trump e la destra, facendo in modo che i loro contenuti siano messi in maggiore evidenza rispetto al resto. Musk ha anche praticamente azzerato i sistemi di moderazione, motivo per cui su X si trovano facilmente post che per esempio inneggiano a Hitler, o che promuovono le teorie suprematiste e transfobiche.

Nel comunicare la propria decisione, i responsabili del Guardian hanno scritto che la scelta di smettere di pubblicare su X non è stata improvvisa: «È qualcosa che stavamo prendendo in considerazione da un po’ di tempo, dati i contenuti spesso inquietanti promossi o trovati sulla piattaforma, tra cui teorie del complotto di estrema destra e razzismo. La campagna elettorale presidenziale degli Stati Uniti è servita solo a sottolineare ciò che abbiamo constatato per molto tempo: che X è una piattaforma mediatica tossica e che il suo proprietario, Elon Musk, è stato in grado di usare la sua influenza per plasmare il discorso politico».

I lettori del Guardian potranno naturalmente continuare a condividere gli articoli dai loro account personali, ma il giornale non pubblicherà più nulla sui propri profili ufficiali. A quello principale è stata aggiunta l’indicazione: «Questo account è stato archiviato».

Anche il giornale La Vanguardia di Barcellona (Spagna) ha comunicato che non utilizzerà più i propri account su X, sostanzialmente per gli stessi motivi del Guardian: «Le idee che violano i diritti umani, come l’odio per le minoranze etniche, la misoginia e il razzismo, fanno parte dei contenuti distribuiti su X, dove diventano virali e occupano la maggior parte del tempo degli utenti per guadagnare più soldi dalle inserzioni pubblicitarie».

Mercoledì anche il giornalista statunitense Don Lemon, tra i più seguiti con oltre 1,5 milioni di follower, ha lasciato X segnalando che la piattaforma ha di recente cambiato i propri termini di servizio in modo che eventuali contenziosi legali siano gestiti nei tribunali del Texas, dove c’è una maggiore probabilità che finiscano sotto la responsabilità di giudici di orientamento conservatore. Lemon era stato licenziato dalla CNN lo scorso anno, aveva accettato un’offerta da Musk per fare un programma su X, ma alla fine Musk ci aveva ripensato e Lemon gli aveva fatto causa per non avere rispettato gli accordi del contratto.

Sempre mercoledì l’attrice Jamie Lee Curtis ha disattivato il proprio account X e ha segnalato la propria decisione su Instagram pubblicando un breve messaggio: «Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare. Il coraggio di cambiare le cose che posso. E la saggezza di capire la differenza».

Pochi giorni prima aveva annunciato che non avrebbe più utilizzato X anche il regista messicano Guillermo del Toro, segnalando che avrebbe iniziato a pubblicare con maggiore frequenza sulla piattaforma concorrente Bluesky, dove da qualche tempo si trasferiscono quasi tutti gli utenti che smettono di usare X. Non ci sono stime ufficiali, ma secondo alcune rilevazioni almeno 100mila persone solo negli Stati Uniti hanno disattivato i propri account su X il giorno dopo le elezioni. Bluesky ha invece guadagnato milioni di utenti negli ultimi mesi, molti dei quali provenivano da X ed erano delusi dalla presenza ricorrente di account che facevano propaganda per Trump.

Bluesky ha di recente confermato di avere raccolto oltre un milione di nuovi iscritti dallo scorso 4 novembre negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Il social network, che esiste dal 2021, ha per ora più di 14 milioni di utenti, comunque una frazione rispetto agli oltre 200 milioni di iscritti a X e i circa 275 milioni di persone che utilizzano Threads, il social network molto ispirato a X gestito da Meta e collegato a Instagram.

Altre testate avevano già scelto in passato di non utilizzare più i propri account su X, dopo alcuni cambiamenti da parte del social network nella gestione dei profili. Nell’aprile del 2023 NPR, la cosa più simile a una radio pubblica che esista negli Stati Uniti, aveva lasciato X dopo che questo aveva indicato l’account della radio come “media affiliato allo stato”, una definizione che non rispecchiava l’effettiva organizzazione di NPR, che mantiene una propria indipendenza dal governo degli Stati Uniti. Il sistema di etichette era stato poi rivisto da X, ma ancora oggi molte testate contestano il modo in cui sono identificate sul social network, senza contare i toni sprezzanti e denigratori usati da Musk nei loro confronti e in generale nei confronti di chi fa giornalismo.

E soprattutto la decisione del Guardian ha portato nuovi elementi al confronto che prosegue ormai da anni sull’opportunità per i giornali di rimanere su X, dove i loro contenuti sono quasi sempre commentati da account che pubblicano informazioni false o dichiarazioni razziste. La scelta non è semplice, soprattutto considerata la grande quantità di persone che ancora utilizzano il social network. Un giornale che decida di rinunciare a una presenza su X evita che i propri contenuti siano affiancati ad altri dannosi o fuorvianti, ma riduce anche la presenza di contenuti affidabili per contrastare la diffusione di notizie false. È anche per questo motivo che negli ultimi due anni altre testate hanno scelto di mantenere i propri account, seppure riducendo la propria presenza e le attività diverse dalla semplice condivisione dei nuovi articoli.