La siccità sta prosciugando il lago artificiale più grande del mondo
Il bacino di Kariba si trova sul confine tra Zambia e Zimbabwe e genera buona parte dell'energia elettrica prodotta nei due paesi
Il prolungato periodo di siccità che negli ultimi mesi ha colpito l’Africa meridionale ha ridotto sensibilmente il livello dell’acqua del bacino di Kariba, il bacino artificiale più grande del mondo in termini di volume, da cui viene generata una grossa parte dell’energia elettrica di Zambia e Zimbabwe. Nei due paesi è iniziata una crisi energetica di grandi dimensioni, che sta avendo conseguenze rilevanti sia sulle economie nazionali sia sulla vita delle persone.
Negli ultimi mesi l’Autorità del fiume Zambesi, che tra le altre cose gestisce l’afflusso di acqua nelle due centrali elettriche affacciate sul bacino di Kariba, ha registrato un calo costante del livello dell’acqua rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Oggi delle sei turbine idrauliche presenti nella centrale sul lato nord, in Zambia, ne è attiva soltanto una.
Normalmente l’energia idroelettrica della diga di Kariba rappresenta il 38 per cento della capacità produttiva dello Zimbabwe e un terzo di quella dello Zambia. In generale i due paesi fanno grosso affidamento sull’idroelettrico, che rappresenta rispettivamente quasi il 70 e il 90 dell’energia elettrica prodotta. Il calo nella produzione nelle due centrali affacciate sul bacino di Kariba ha già portato a frequenti interruzioni dell’elettricità nei due paesi, anche di 17 o 21 ore consecutive, con le zone più remote del paese che possono rimanere senza corrente anche per giorni.
Laddove è possibile le persone fanno ricorso ai generatori diesel, che oltre a essere molto inquinanti non sono a disposizione di tutti: nei due paesi l’accesso all’elettricità è in generale limitato, anche se con percentuali molto diverse tra le città e i centri più remoti. I lunghi black out, oltre a lasciare senza corrente elettrica milioni di persone, generano poi problemi anche alle piccole e medie imprese, che a causa dell’irregolarità nel servizio faticano a portare avanti la produzione.
Il problema non riguarda solo la produzione di energia elettrica. Nel corso dei decenni attorno al lago artificiale di Kariba, che è lungo più di 240 chilometri (cioè circa cinque volte il lago di Como) e che all’epoca della sua inaugurazione rese necessario il trasferimento di quasi 60mila di persone che abitavano lì, si sono sviluppate altre attività legate alla presenza stessa del bacino.
La principale è la pesca, che dà sostentamento alle comunità locali ma che a causa della riduzione del livello dell’acqua è diventata meno proficua. Poi c’è il turismo. Qui le persone vengono per osservare la flora e la fauna, ma anche per pescare o per assistere all’apertura delle chiuse: tutte attività rese più difficili o impossibili a causa del basso livello dell’acqua.
La diga di Kariba si trova circa 130 chilometri a sud di Lusaka, la capitale dello Zambia, e a oltre 280 da Harare, nello Zimbabwe. Fu costruita tra il 1955 e il 1959, quando entrambi i paesi erano parte dei territori coloniali britannici. All’epoca venne considerata un’opera rivoluzionaria, perché avrebbe dovuto cambiare la fonte di approvvigionamento energetico dei due paesi permettendo di fare largo affidamento sull’energia idroelettrica, che si riteneva inesauribile.
Tuttavia la siccità che sta interessando l’Africa meridionale (così come altre zone del mondo, compresa l’Italia) ne sta mettendo in seria discussione l’affidabilità: «Le condizioni meteorologiche estreme, comprese le siccità prolungate, rendono chiaro che l’eccessivo affidamento all’energia idroelettrica non è più sostenibile», ha spiegato ad Associated Press Carlos Lopes, professore dell’università di Città del Capo. Per differenziare, entrambi i paesi stanno puntando su altre fonti, approvando la costruzione di nuove centrali alimentate a carbone: una fonte non rinnovabile e molto inquinante.
Secondo gli esperti, la causa della carenza di piogge nella regione è attribuibile a “El Niño”, e cioè all’insieme di fenomeni atmosferici che si verifica periodicamente nell’oceano Pacifico e che influenza il clima di gran parte del pianeta, portando tra le altre cose a un aumento della temperatura e a una riduzione delle precipitazioni. Quest’anno cinque paesi dell’area (e cioè Zambia, Zimbabwe, Malawi, Lesotho e Namibia) hanno dichiarato lo stato di disastro nazionale proprio a causa della siccità degli ultimi mesi, che ha generato problemi anche alle coltivazioni e all’allevamento.