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  • Giovedì 14 novembre 2024

Le follie dell’allenatore

Mikel Arteta le sta provando tutte, ma proprio tutte, per far vincere il campionato all'Arsenal

Mikel Arteta, 42 anni, allena l'Arsenal dal 2019 (AP Photo/Frank Augstein)
Mikel Arteta, 42 anni, allena l'Arsenal dal 2019 (AP Photo/Frank Augstein)
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La scorsa estate durante una cena di squadra ad alcuni calciatori dell’Arsenal sono stati sottratti portafogli e altri oggetti personali: a rubarli erano stati “borseggiatori professionisti” assunti dall’allenatore Mikel Arteta. Alla fine della serata, quando Arteta ha chiesto ai giocatori di svuotarsi le tasche, questi si sono quindi accorti di non avere alcune cose. L’aneddoto è stato raccontato da varie e autorevoli testate come The Athletic, anche se non è chiaro in che modo l’allenatore dell’Arsenal sia riuscito a trovare questi “borseggiatori professionisti”, né chi siano e cosa li definisca come tali.

È confermato invece che Arteta, con questa messinscena, volesse comunicare ai suoi calciatori l’importanza di stare pronti, di essere reattivi in qualsiasi situazione. Nell’idea che ha del calcio Arteta, ogni aspetto della vita sportiva e privata va curato con la massima attenzione in una squadra che sta cercando di competere ai massimi livelli del calcio inglese ed europeo. Il 42enne allenatore spagnolo è considerato uno dei più preparati e moderni della sua generazione, e allena l’Arsenal dal 2019. Prima era stato per tre anni il vice di Pep Guardiola al Manchester City e prima ancora aveva avuto una discreta carriera da centrocampista, chiusa proprio all’Arsenal.

L’Arsenal è una delle squadre inglesi più famose e prestigiose, ma non vince il campionato da vent’anni. Da quando è arrivato Arteta, però, è tornato a essere molto competitivo. La scorsa stagione ha perso la Premier League (il campionato inglese) per soli due punti, facendone 89 contro i 91 del Manchester City, la squadra che sta dominando il calcio inglese in questo periodo. Anche l’anno prima l’Arsenal arrivò secondo dietro al Manchester City, dopo essere stato a lungo in testa al campionato. Nel frattempo, in questi cinque anni ha vinto una FA Cup, la principale coppa nazionale inglese, e due Community Shield, il trofeo che si assegna in una partita tra la vincente del campionato e quella dell’FA Cup.

Pep Guardiola e Mikel Arteta prima di una partita tra Manchester City e Arsenal del 2023 (AP Photo/Dave Thompson)

Da diversi anni ormai una parte degli allenatori di calcio intende il proprio lavoro in maniera molto ampia, quasi olistica, e punta a determinare non solo il gioco proposto dalla squadra o i calciatori acquistati dalla dirigenza, ma quasi ogni aspetto organizzativo e, si può dire, culturale della vita di un club e dei suoi calciatori. Tra i principali esponenti di questo approccio che spesso diventa totalizzante, quasi maniacale, c’è sicuramente Guardiola, forse il più grande mentore di Arteta.

L’articolo di The Athletic che racconta la storia del finto borseggio evidenzia come Arteta abbia cambiato completamente l’Arsenal e di come la sua influenza si veda anche in ambiti non strettamente calcistici quali l’alimentazione, l’illuminazione dello stadio, l’arredamento del centro sportivo. Arteta spesso appende o fa appendere alle pareti messaggi e slogan motivazionali; poi ci sono quelli permanenti, come il motto del club Victoria concordia crescit (traducibile con: “la vittoria nasce dall’armonia”) che Arteta ha fatto scrivere in mensa. O ancora una gigantesca foto dello storico allenatore francese dell’Arsenal Arsène Wenger con a fianco una sua citazione: «Qui avete l’opportunità di tirare fuori la grandezza che c’è in ognuno di voi».

Tra gli acquisti consigliati dall’allenatore spagnolo alla dirigenza non ci sono solo ottimi calciatori come Gabriel Jesus, Declan Rice o Riccardo Calafiori, ma anche una Labrador che da oltre un anno è diventata il cane della squadra. Arteta disse di averla scelta lui stesso e di aver deciso di chiamarla Win, che in inglese significa “vittoria”, o “vincere”: «Sento che come club siamo una famiglia e avevamo quindi bisogno di un cane che rappresentasse la famiglia. Si chiama Win perché tutti noi amiamo vincere e Win (vincere) ha bisogno di molto amore». Dal maggio del 2023 Win partecipa a varie iniziative della squadra (c’è anche nella foto ufficiale) e di lei si occupano i calciatori e l’allenatore: per Arteta la sua presenza enfatizza l’importanza di prendersi cura degli altri, fondamentale in uno sport di squadra.

Arteta spiega perché ha comprato un cane per la squadra

Win the dog, come viene chiamata abitualmente da tutti, non è peraltro il primo cane dell’Arsenal: nel 1936 il club adottò Gunner, un mastino che fu chiamato così dal soprannome della squadra, Gunners, i cannonieri. Non è nemmeno l’unica mascotte introdotta recentemente da Arteta, che ha scelto come simbolo dei valori che vorrebbe vedere nell’Arsenal anche un ulivo vecchio di oltre centocinquanta anni. Si dice che, dopo averlo visto per la prima volta da una finestra del centro di allenamento, abbia chiesto a qualche suo collaboratore di procurarsi una pianta di ulivo più piccola da portare ad alcuni incontri con la squadra.

Arteta è insomma un personaggio particolare persino per gli standard degli allenatori; alcune sue trovate, giudicate a seconda delle interpretazioni innovative o eccentriche, brillanti o misteriose, si erano già viste nella docu-serie All or Nothing: Arsenal. Prodotta da Prime Video, raccontava con un approccio da dietro le quinte la stagione 2021-2022 dell’Arsenal, intervistando i calciatori e l’allenatore e mostrando alcune delle cose che succedevano durante gli allenamenti, i pranzi di squadra e nello spogliatoio. Una delle scene più famose è quella in cui Arteta parla alla squadra prima del derby del 26 settembre 2021 contro il Tottenham, la principale squadra rivale.

L’Arsenal arrivava a quella partita dopo un inizio stagione abbastanza disastroso; per cercare di motivare i calciatori, Arteta fece un lungo discorso in cui parlava dell’importanza di giocare «con un grande cuore» e anche «con un grande cervello», e che questi due fossero connessi tra di loro. Dicendo queste cose, Arteta disegnò su una lavagna un cuore e un cervello stilizzati e umanizzati abbastanza buffi, con occhi, bocca, gambe e braccia, che si tenevano per mano. I calciatori che lo ascoltavano sembravano un po’ perplessi, fatto sta che l’Arsenal giocò una grande partita e vinse 3-1.

Il discorso di Arteta prima del derby col Tottenham del settembre 2021

Prima di un Arsenal-Brighton del 2021 invece Arteta portò in spogliatoio una lampadina e la usò come metafora per sottolineare l’importanza di avere una squadra unita e i giocatori connessi tra loro e con il pubblico. «Una lampadina da sola non è niente. Voglio vedere una squadra unita, che brilla. Dovete trasmettere ai vostri compagni energia e passione. Sapete cosa succede se giochiamo connessi, ragazzi? Che ci connettiamo con altre 60mila persone (i tifosi presenti allo stadio) che a loro volta creano ulteriore energia».

Quando si fanno discorsi motivazionali del genere, il confine tra leader carismatico e  fuffa guru potrebbe sembrare labile; Arteta sembra molto convinto e coinvolgente ma è anche un po’ goffo, quasi comico, e le frequenti facce stranite dei suoi calciatori sono abbastanza indicative. In generale però pare che le stravaganze di Arteta siano tutto sommato accolte bene dai calciatori e che lui sappia empatizzare con loro: vuole controllare tutto, sì, ma non è un cosiddetto sergente di ferro, un allenatore-padrone insensibile alle esigenze dei calciatori.

Anche perché, come detto, nella visione di Arteta ogni cosa che succede intorno alla squadra e ai suoi giocatori concorre al successo (o al fallimento) dell’Arsenal, e avere calciatori soddisfatti e motivati è cruciale per ottenere risultati. Per questo per esempio ai calciatori viene spesso concesso di portare le famiglie in trasferta, o di invitarle al centro sportivo, e vengono organizzate diverse attività di team building come gite, escape room, giornate alle terme, giochi da tavolo.

Mikel Arteta con l’attaccante inglese Bukayo Saka, nel 2023 (AP Photo/Frank Augstein)

Più di tutto, però, i giocatori apprezzano Arteta perché è un allenatore preparato e quasi tutti quelli che hanno lavorato con lui in questi anni sono molto migliorati. I borseggiatori, il cane Win, le lampadine e le varie manie sono insomma il contorno più folkloristico, ma al centro di tutto c’è un eccellente conoscitore di calcio, un allenatore tatticamente brillante e anche abbastanza trascinatore: erano anni che l’Arsenal non giocava così bene e che i tifosi non avevano questo entusiasmo.

I suoi metodi sono considerati strani, ma stanno portando risultati, anche se manca l’attesissima vittoria del campionato: di recente ha rinnovato il suo contratto con l’Arsenal fino al 2027, quindi a meno di esoneri avrà almeno altre tre stagioni per provarci.

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