Lo scontro che fece vincere a Schumacher il suo primo Mondiale di Formula 1
A lungo ci si chiese se nell'ultima gara del 1994 fosse andato addosso a Damon Hill di proposito; prima però ci fu molto altro
Il 13 novembre del 1994, trent’anni fa, si tenne nella città australiana di Adelaide l’ultimo Gran Premio della stagione di Formula 1. Il pilota tedesco Michael Schumacher era primo in classifica con un solo punto di vantaggio sull’inglese Damon Hill: erano rimasti gli unici a contendersi la vittoria di quel Mondiale e per entrambi sarebbe stata la prima volta. Schumacher, 25 anni, correva allora per la Benetton e negli anni successivi sarebbe diventato uno dei piloti più famosi e vincenti della Formula 1, ottenendo i maggiori successi soprattutto con la Ferrari. Hill, di nove anni più vecchio, correva per la Williams e avrebbe poi vinto un Mondiale, nel 1996.
Al trentaseiesimo giro i due si scontrarono e furono costretti a ritirarsi: secondo buona parte di commentatori ed esperti, fu Schumacher a causare lo scontro, chiudendo la strada a Hill per non farsi superare. Il pilota tedesco non fu tuttavia squalificato e vinse quindi il primo dei suoi sette titoli mondiali, ma quell’episodio, giunto peraltro alla fine di una stagione anomala e complicata per la Formula 1, rimane ancora oggi molto discusso.
In quella gara era in pole position un altro pilota della Williams, Nigel Mansell, con Schumacher in seconda posizione e Hill in terza. Schumacher però partì bene e superò subito Mansell, che a quel punto fece passare anche il suo compagno di squadra. Si crearono quindi le premesse per una lunga competizione tra Schumacher e Hill, visto che il Gran Premio prevedeva 81 giri di pista. Schumacher riuscì a rimanere in testa e a non farsi superare fino al trentaseiesimo giro, quando commise un errore durante una curva a sinistra, uscendo di pista per un breve tratto e toccando con le ruote il muro (che era molto vicino alla strada). Hill provò subito ad approfittarne e nella successiva curva a destra tentò di superare il tedesco, che nel frattempo stava rientrando in pista.
Quando l’auto di Hill raggiunse circa la metà di quella di Schumacher, il tedesco girò bruscamente a destra, togliendo spazio a Hill e scontrandosi con lui. Schumacher perse il controllo dell’auto, che si schiantò sul muretto di fronte. In un primo momento Hill sembrò in grado di proseguire, ma in realtà lo scontro era stato decisivo anche a lui: gli si piegò una sospensione dell’auto (cioè uno dei componenti che collegano il telaio alle ruote), un tentativo di pit stop fu inutile e si dovette infine ritirare, permettendo al rivale di vincere il titolo. Il giornalista Murray Walker, che quel giorno fece la telecronaca della gara per la BBC, sostenne che Schumacher non l’avesse fatto intenzionalmente, mentre gli ex piloti Jonathan Palmer e Barry Sheene, che commentarono il Gran Premio con lui, accusarono al contrario Schumacher di aver centrato Hill di proposito.
Lo scontro tra Schumacher e Hill che decise il Mondiale del 1994
Per superare Schumacher in classifica Hill sarebbe dovuto arrivare tra i primi cinque, visto che all’epoca solo i primi sei piloti in gara prendevano punti e il sesto ne prendeva uno solo: in caso di parità Schumacher sarebbe rimasto primo in classifica perché aveva vinto più Gran Premi nel corso della stagione. A Hill non sarebbe insomma bastato finire semplicemente la gara: aveva bisogno di una macchina in buone condizioni per arrivare nelle prime posizioni.
Il Mondiale del 1994 era cominciato in modo eccezionale per Schumacher, che aveva vinto le prime quattro gare della stagione e sei delle prime sette; nell’unico Gran Premio in cui non era arrivato primo, in Spagna, arrivò secondo nonostante per buona parte della gara fu costretto da un problema tecnico a guidare con il cambio bloccato in quinta, dimostrando di essere un pilota talentuoso e determinato. Erano trascorsi tre anni dal suo esordio in Formula 1 e due dalla sua prima vittoria in una gara, e quello era considerato l’anno in cui Schumacher avrebbe potuto infine competere per la vittoria del Mondiale, anche grazie alle nuove regole introdotte dalla federazione che avevano vietato buona parte degli aiuti elettronici per i piloti, come le sospensioni attive e il controllo della trazione, riducendo la distanza tra la Williams e le altre scuderie (i piloti della Williams erano comunque considerati favoriti). Il direttore esecutivo della Benetton era l’imprenditore Flavio Briatore.
Ma quella del 1994 era stata anche una stagione tragica per la Formula 1: il primo maggio, durante il terzo Gran Premio della stagione, a Imola, il pilota brasiliano Ayrton Senna si schiantò contro il muretto della curva Tamburello e morì. Senna aveva già vinto tre Mondiali, era uno dei piloti più apprezzati e tifati dagli appassionati ed era di recente passato alla Williams. In quel weekend morì anche il pilota austriaco Roland Ratzenberger, della scuderia Simtek, dopo un grave incidente nelle qualifiche, mentre il venerdì durante le prove libere il brasiliano Rubens Barrichello aveva rischiato grosso uscendo di pista. La federazione da quel momento prese vari provvedimenti per rendere più sicuri i circuiti e meno veloci le macchine.
Sin dal Mondiale del 1992, il primo in cui Schumacher gareggiò dall’inizio, tra lui e Senna era cominciata un’accesa rivalità: più di una volta si scambiarono accuse reciproche di aver guidato in modo azzardato o di aver ostacolato uno la gara dell’altro. Per il 1994, con l’arrivo di Senna alla Williams e la Benetton finalmente in grado di dare a Schumacher un’auto competitiva, tutti si attendevano che il Mondiale sarebbe stato conteso tra l’esperto pilota brasiliano (aveva 34 anni), amato dal pubblico e determinato a vincere il suo quarto titolo, e il giovane emergente, pronto a spingersi fino al limite, e a volte anche oltre, pur di essere il più veloce.
La morte di Senna però stroncò le aspettative dei tifosi. A Imola la gara continuò, nonostante un clima abbastanza surreale sulle tribune e ai box, e vinse proprio Schumacher, che al momento dell’incidente era secondo. «L’immagine dell’incidente, vista dal camera car di Schumacher, rappresenta l’allegoria perfetta del macabro passaggio di consegne. Il tedesco insegue da vicino Senna, che all’improvviso prende la tangente e scompare, lasciandogli strada libera verso la vittoria», ha scritto il giornalista esperto di Formula 1 Federico Principi sul sito sportivo Ultimo Uomo. Alla fine della stagione Schumacher dedicò la vittoria del Mondiale a Senna, e negli anni successivi parlò del brasiliano come di un suo idolo, commuovendosi quando, nel 2000, raggiunse il record di vittorie di Senna.
Senna fu sostituito da Mansell e il principale antagonista di Schumacher per il Mondiale 1994 diventò l’altro pilota della Williams, Damon Hill, anche se in realtà per la prima parte della stagione quasi non ci fu competizione, perché come detto Schumacher si dimostrò quasi imbattibile; ci furono per questo varie polemiche, perché le avversarie cominciarono ad accusare la Benetton di avere sulle auto un controllo di trazione non conforme alle regole. Le cose comunque cambiarono dal Gran Premio di Silverstone, l’ottavo sui sedici in programma: Schumacher sorpassò Hill durante il giro di ricognizione, quello che si fa prima dell’inizio della gara e in cui i sorpassi sono in teoria vietati, pensando forse che avesse un problema all’auto e che quindi fosse lecito superarlo. Poi ignorò la penalità che per questo gli era stata data, su consiglio della sua scuderia.
Fu quindi squalificato per quella gara e per altre due: non le due immediatamente successive, perché in mezzo ci fu il ricorso (respinto), ma per il dodicesimo e il tredicesimo Gran Premio. Anche all’undicesimo, quello di Spa in Belgio, la Benetton di Schumacher fu squalificata perché il fondo dell’auto era troppo sottile: in quel caso il provvedimento fu giudicato un po’ pretestuoso, perché un incidente aveva logorato il fondo, rendendolo meno spesso. Hill approfittò di queste quattro gare, vincendole tutte e quattro e recuperando molti punti in classifica. Schumacher riuscì però a vincere altre due gare, restando quindi sempre al primo posto e arrivando all’ultimo Gran Premio della stagione con un fondamentale punto di vantaggio.
Trent’anni dopo ancora non è chiaro se in Australia Schumacher andò di proposito a sbattere contro Hill, con l’obiettivo di mettere fuori gioco entrambi e di vincere quindi il suo primo Mondiale, forse sentendo di meritare quella vittoria, dopo una stagione nella quale era stato quasi sempre superiore a Hill quando avevano gareggiato entrambi. I giudici valutarono l’episodio come un incidente di gara, non punendo Schumacher e la Benetton, mentre la Williams scelse di non fare ricorso: alcuni nel team motivarono la decisione con il desiderio di lasciarsi alle spalle la drammatica stagione della morte di Senna. Anni dopo il co-proprietario della Williams Patrick Head disse che alla Williams «erano sicuri al 100 per cento che Schumacher fosse colpevole».
È certo che quella non fu l’unica volta in cui lo stile di guida di Schumacher fu ritenuto troppo spregiudicato. Il tedesco è considerato uno dei migliori piloti di sempre (ha vinto 91 Gran Premi in Formula 1, meno solo di Lewis Hamilton), ma in alcune occasioni l’eccessivo agonismo lo portò a fare manovre azzardate, se non proprio vietate. Tre anni dopo lo scontro con Hill, nel 1997, ci fu una situazione simile: all’ultima gara Schumacher, che intanto era passato alla Ferrari, aveva un solo punto di vantaggio su Jacques Villeneuve e al quarantasettesimo giro, quando il canadese tentò di sorpassarlo, sterzò improvvisamente, sbattendo contro Villeneuve e finendo lui stesso fuori pista.
In quel caso la manovra fu ritenuta volontaria dai giudici e da quasi tutti gli osservatori e Schumacher fu squalificato. I giornali tedeschi ci andarono giù pesante: la Bild scrisse che aveva perso il Mondiale e la reputazione, mentre la Frankfurter Allgemeine lo definì «un kamikaze senza onore». Anche i due commentatori della Rai, Gianfranco Mazzoni e Mario Poltronieri, dissero subito che Schumacher aveva «cercato l’incidente» e stigmatizzarono la sua condotta di gara.
Lo scontro tra Schumacher e Villeneuve nell’ultima gara del Mondiale 1997
Nelle stagioni seguenti continuò la rivalità tra Schumacher e Hill; la maggior parte dei media, soprattutto quelli britannici, descrisse spesso in modo abbastanza semplicistico il primo come il villain, il cattivo senza scrupoli, e il secondo come il pilota gentiluomo. Schumacher vinse anche il Mondiale del 1995, questa volta in modo abbastanza netto, arrivando primo in 9 gare su 17 e staccando di 33 punti il secondo classificato, che fu ancora Damon Hill. L’inglese riuscì finalmente a diventare campione del mondo l’anno successivo, nel 1996, davanti a Villeneuve e a Schumacher, terzo nel suo primo anno alla Ferrari. Nel 1962 e nel 1968 Graham Hill, padre di Damon, aveva anche lui vinto il Mondiale: i due sono la prima coppia padre-figlio a esserci riuscita (dopo di loro ci sono stati anche Keke e Nico Rosberg).
Hill tutto sommato prese abbastanza con filosofia la delusione del Mondiale 1994 e tutta la controversia dello scontro con Schumacher. Nella sua biografia intitolata Watching the Wheels descrisse così il pilota tedesco: «Ci sono due cose che distinguono Michael dal resto dei piloti di Formula 1: il suo talento assoluto e il suo atteggiamento. Ammiro molto il primo, mentre il secondo mi lascia piuttosto indifferente». Dopo che lo scorso anno il pilota brasiliano Felipe Massa decise di fare ricorso contro il discusso finale del Mondiale 2008, vinto da Lewis Hamilton di un solo punto, Hill pubblicò un tweet ironico in cui chiedeva se qualcuno avesse il numero di Massa.