È morto a 99 anni Roy Haynes, tra i più importanti batteristi jazz degli anni Cinquanta e Sessanta

Roy Haynes nel 2000. (AP Photo/Jim Cooper)
Roy Haynes nel 2000. (AP Photo/Jim Cooper)

È morto a 99 anni Roy Haynes, batterista che tra gli anni Cinquanta e Sessanta fu tra i più noti del jazz statunitense e che suonò nei dischi di Charlie Parker, John Coltrane, Sarah Vaughan, Thelonious Monk, Eric Dolphy e Bud Powell. Soprannominato “Snap Crackle”, ebbe una carriera lunga e prolifica, e accompagnò il jazz in fasi molto diverse suonando in alcune delle formazioni più importanti e influenti di almeno un paio di decenni, a cominciare da quelle di bebop per arrivare fino alla fusion.

Diede un contributo con pochi eguali allo sviluppo della batteria jazz in anni particolarmente importanti, quelli del post-bop degli anni Cinquanta e fino ad arrivare al free jazz. È il batterista di dischi tra i più importanti di quegli anni come Out There (1961) di Eric Dolphy, The Blues and the Abstract Truth (1961) di Oliver Nelson, Impressions (1963) di John Coltrane, Black Fire (1964) di Andrew Hill e Now He Sings, Now He Sobs (1968) di Chick Corea.

Ma suonò anche con Parker (Bird at St. Nick’s, 1950), Powell (The Amazing Bud Powell, 1952), Miles Davis (Miles Davis and Horns, 1956), Sonny Rollins (The Sound of Sonny, 1957) e Monk (Thelonious in Action, 1958), e poi con la generazione successiva di jazzisti come Pharoah Sanders (Thembi, 1971), Roland Kirk (Domino, 1962) e Archie Shepp (The Way Ahead, 1968), lavorando in particolare per le etichette Blue Note e Impulse!. Fu anche per diversi anni il batterista della band della cantante Sarah Vaughan, suonando nei suoi dischi più importanti.

Originario di Boston, è ricordato tra le altre cose per un suono energico e spigoloso, per essere stato tra i primi a usare il pedale del charleston in modo creativo nel jazz, e per aver introdotto nuove libertà espressive nell’interazione tra i diversi elementi della batteria e nell’interpretazione dei ritmi jazz. Ebbe una forte influenza tra i batteristi delle generazioni successive. Tra le altre cose in età già anziana doppiò una versione romanzata di sé stesso per il videogioco Grand Theft Auto IV, lo speaker di una radio di “jazz prima che fosse musica da ascensore”.