Donald Trump ha fatto due scelte molto estreme per incarichi molto delicati
Ha nominato Matt Gaetz come procuratore generale e Tulsi Gabbard come direttrice dell'intelligence
Mercoledì il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato altre due nomine per incarichi molto influenti della sua amministrazione, che si insedierà il prossimo 20 gennaio, e ne ha confermata una terza di cui già si parlava molto.
Trump ha scelto il deputato della Florida Matt Gaetz come procuratore generale degli Stati Uniti, che corrisponde a grandi linee al ministro della Giustizia, e Tulsi Gabbard come direttrice dell’intelligence. Gabbard è un’ex deputata Democratica che lasciò il partito nel 2022 per diventare una delle più convinte sostenitrici di Trump. Trump ha inoltre confermato la nomina del senatore della Florida Marco Rubio come segretario di Stato, l’equivalente del ministro degli Esteri.
Sia Gaetz che Gabbard sono politici divisivi che in passato hanno sostenuto posizioni estremiste e radicali, tanto che le loro nomine sono state criticate anche da alcuni esponenti del Partito Repubblicano: non è quindi scontato che saranno approvate dal Senato, come richiede la prassi. Sono però anche fedelissimi di Trump, e quindi il fatto che siano stati scelti non è davvero sorprendente: Trump ha sempre detto di voler comporre la sua futura amministrazione con persone disposte a seguire le sue idee senza metterle in discussione.
Secondo Trump, Gaetz «ricostruirà la fiducia degli americani nel dipartimento della Giustizia». Gaetz ha 42 anni e dal 2021 al 2023 è stato sottoposto a un’indagine condotta proprio dal dipartimento di Giustizia (quello che ora dovrebbe guidare) per accuse di tratta di persone minorenni a scopo sessuale. Gaetz ha sempre negato di aver commesso reati, e l’indagine è stata chiusa senza la formulazione di accuse formali nei suoi confronti.
Dal 2021 Gaetz era anche sottoposto a un’indagine del comitato etico della Camera per accuse di molestie sessuali, uso di droghe illegali e per aver accettato regali in modo non consentito dalle regole della Camera. Gaetz si è dimesso dal ruolo di deputato mercoledì sera, poco dopo la conferma della nomina a procuratore generale, mettendo fine anche all’indagine. Secondo i media statunitensi, il comitato avrebbe dovuto votare per diffondere un nuovo rapporto su Gaetz nel giro di pochi giorni. Sebbene l’indagine sia terminata, non è chiaro se il rapporto ormai pronto verrà comunque diffuso.
Gaetz ha sempre cercato di sfruttare a suo vantaggio le indagini, presentandole come una prova del fatto che sarebbe perseguitato dai cosiddetti “poteri forti”, una tesi usata spesso anche da Trump in riferimento ai vari procedimenti giudiziari in cui è coinvolto. «Sono l’uomo più investigato di tutto il Congresso degli Stati Uniti», disse Gaetz in seguito all’apertura dell’indagine del comitato etico della Camera.
Di Gaetz si era parlato molto anche lo scorso anno: fu il leader del gruppo di deputati Repubblicani estremisti che portò alla rimozione dell’allora speaker della Camera Kevin McCarthy, anche lui Repubblicano. Gaetz e altri sette accusavano McCarthy, uno storico esponente dei Repubblicani, di essere stato troppo accondiscendente nella trattativa con i Democratici per evitare il cosiddetto shutdown, la parziale chiusura delle attività del governo federale statunitense. Dopo la rimozione di McCarthy il partito rimase per settimane in una situazione di stallo, perché i deputati non riuscivano a mettersi d’accordo su chi scegliere come nuovo leader.
Per tutte queste ragioni, la nomina di Gaetz è stata parecchio criticata anche da alcuni politici Repubblicani, e non è scontato che venga approvata dal Senato. Un deputato Repubblicano rimasto anonimo ha detto ad Axios di essere «incredulo e disgustato», mentre Max Miller, deputato dell’Ohio, ha detto che Gaetz «ha più possibilità di andare a cena con la regina Elisabetta II che di essere confermato dal Senato» (Elisabetta II è morta nel 2022). «Credo che dovrà lavorare molto per arrivare ai 50 voti» necessari per essere confermato, ha detto Thom Tillis, senatore Repubblicano del North Carolina.
La nomina di Gaetz è stata così criticata anche perché il ruolo di procuratore generale sarà particolarmente importante nel prossimo mandato di Trump: il capo del dipartimento di Giustizia potrebbe decidere di chiudere o sospendere i processi contro Trump, e anche avviare indagini contro i suoi oppositori politici, cosa che Trump ha detto spesso di voler fare. Anche per questo, Trump voleva mettere a capo del dipartimento di Giustizia un suo stretto alleato politico, cioè qualcuno che non si metta di traverso alle sue richieste e segua scrupolosamente le sue direttive.
Durante il suo primo mandato le cose non andarono sempre così: dopo le elezioni presidenziali del 2020 il procuratore generale William Barr si dimise dicendo che il dipartimento non aveva riscontrato i brogli elettorali che secondo Trump gli avrebbero fatto perdere le elezioni (Trump sostiene questa tesi ancora oggi, senza alcuna prova).
Gabbard ha 43 anni ed è stata deputata delle Hawaii con i Democratici dal 2013 al 2021. Nel 2020 partecipò senza successo alle primarie di quell’anno (vinte da Joe Biden), e lasciò il partito due anni dopo. Come direttrice dell’intelligence sarà responsabile delle 18 agenzie di spionaggio degli Stati Uniti.
Gabbard divenne nota per le sue critiche all’amministrazione di Barack Obama, che ordinò bombardamenti contro lo Stato Islamico in Siria, e nel 2017 incontrò il dittatore siriano Bashar al Assad e sostenne che non era un nemico del suo paese. È considerata una simpatizzante del presidente russo Vladimir Putin e ostile invece a quello ucraino, Volodymyr Zelensky.
Dopo l’invasione russa Gabbard aveva pubblicato sui suoi profili social un video in cui sosteneva la narrazione propagandistica russa sulla presenza di fantomatici laboratori per la produzione di armi biologiche in Ucraina. In generale, Gabbard è contraria agli interventi militari all’estero degli Stati Uniti. È possibile che, se approvata, la nomina di Gabbard induca il governo ucraino a condividere con più riluttanza le informazioni d’intelligence con quello statunitense.
Gabbard e Trump avevano già rapporti stretti: negli ultimi mesi lei era stata brevemente considerata come sua possibile vicepresidente, e ha aiutato Trump a prepararsi per il dibattito con Kamala Harris.
Infine Trump ha confermato l’intenzione di nominare il senatore della Florida Marco Rubio, come segretario di Stato (ossia ministro degli Esteri), come da giorni davano per certo i giornali statunitensi.
Rubio ha 53 anni e nel 2016 aveva partecipato alle primarie Repubblicane, perse proprio contro Trump, ma negli anni seguenti era diventato uno dei suoi principali alleati. La nomina di Rubio, come del resto anche quella di Gabbard, indica quali sono le intenzioni di Trump in politica estera: Rubio si è sempre espresso in modo molto chiaro a favore del diritto di Israele di rispondere con violenza agli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, e ha anche sostenuto di essere contrario a fornire ulteriori aiuti militari all’Ucraina per difendersi dall’invasione russa.
Rubio ha posizioni molto dure nei confronti di Cina, Iran e Venezuela: paesi nei cui confronti, secondo lui, serve un approccio più aggressivo da parte degli Stati Uniti.
Martedì Trump aveva fatto altre nomine piuttosto attese. Ha scelto Elon Musk come capo del “dipartimento per l’efficienza del governo”, un ente con compiti di consulenza sul taglio delle spese delle agenzie federali. Il segretario alla Difesa, l’equivalente del ministro della Difesa, sarà invece Pete Hegseth, che da militare aveva raggiunto un grado medio-basso ed è noto soprattutto per le sue posizioni assai radicali come presentatore televisivo di Fox News.
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