Il primo incontro tra Joe Biden e Donald Trump dopo le elezioni
Nello Studio Ovale della Casa Bianca, a Washington: hanno promesso una transizione pacifica dei poteri
Mercoledì nello Studio Ovale, l’ufficio presidenziale della Casa Bianca, si sono incontrati il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il presidente eletto Donald Trump, che ha vinto le elezioni della scorsa settimana e lo sostituirà a partire dal prossimo 20 gennaio. L’incontro è iniziato verso le 11:20 (le 17:20 in Italia) ed è durato circa due ore.
È la prima volta che i due si sono visti dopo il dibattito dello scorso giugno, che era stato disastroso per Biden e aveva di fatto messo fine alla sua candidatura per un secondo mandato. È anche la prima volta che Trump è tornato alla Casa Bianca dopo la fine del suo mandato, il 20 gennaio del 2021.
Come da prassi, l’incontro è stato organizzato dal presidente uscente, ossia da Biden, per salutare e congratularsi con il suo successore. L’ultima volta però questa consuetudine non era stata rispettata: nel 2020, dopo aver perso le elezioni (pur senza mai riconoscerlo), Trump non aveva invitato Biden alla Casa Bianca. La first lady Jill Biden aveva invitato alla Casa Bianca anche la moglie di Trump, Melania, che però ha rifiutato.
Secondo i resoconti dei giornalisti presenti, Biden ha dato il benvenuto a Trump e si è congratulato con lui, dicendogli che si augura che ci possa essere una transizione pacifica dei poteri tra di loro. «Sarà il più pacifica possibile, lo apprezzo molto», ha risposto Trump, che ha anche detto che «la politica è una cosa tosta e, in molti casi, non è un bel mondo, ma oggi lo è».
Durante la mattina Trump aveva tenuto un discorso davanti ai deputati del Partito Repubblicano. Era presente anche Elon Musk, l’imprenditore che Trump ha appena nominato come capo del “dipartimento per l’efficienza del governo”, un ente con compiti di consulenza sul taglio delle spese delle agenzie federali.
Negli ultimi giorni Trump ha iniziato a lavorare alle nomine per la sua amministrazione, cioè a indicare chi farà parte del suo governo e con quale ruolo – oltre a selezionare più di 4mila collaboratori che diventeranno capi delle agenzie federali, funzionari, diplomatici e così via. Il criterio delle scelte è stato soprattutto la fedeltà nei suoi confronti.
Una delle ultime nomine a venire annunciata, martedì, è stata quella del segretario alla Difesa, l’equivalente del ministro della Difesa: sarà Pete Hegseth, che ha avuto una carriera insolita per un incarico di questo tipo. Pur avendo combattuto nelle guerre degli Stati Uniti in Afghanistan e Iraq, infatti, Hegseth ha raggiunto un grado militare medio-basso ed è noto soprattutto per le sue posizioni assai radicali come presentatore televisivo di Fox News.
Tra le altre nomine, il segretario di Stato (il ministro degli Esteri) sarà il senatore della Florida Marco Rubio, che ha sempre sostenuto il diritto di Israele di rispondere con violenza agli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 e si è detto contrario a fornire ulteriori aiuti militari all’Ucraina. Già tre giorni dopo le elezioni, Trump aveva nominato Susie Wiles come capa di gabinetto (“chief of staff”), un ruolo particolarmente delicato e di grande potere. Wiles ha partecipato all’incontro di mercoledì insieme al capo di gabinetto di Biden, Jeff Zients.
Al momento Trump è “presidente eletto”. La sua vittoria verrà certificata il 6 gennaio 2025 dal Congresso, il parlamento bicamerale degli Stati Uniti. Nella sessione congiunta di Camera e Senato, i voti dei grandi elettori dei 50 stati più il distretto della capitale, Washington, che saranno stati espressi il 17 dicembre nei rispettivi stati verranno contati e quindi convalidati dalla vicepresidente degli Stati Uniti, cioè Kamala Harris, che era la candidata dei Democratici alla presidenziali.
L’insediamento ufficiale di Trump avverrà con la cerimonia del 20 gennaio: sarà l’inizio della sua presidenza, e fino a quel giorno resterà in carica Biden.