Chi e cosa guardare per capire le regionali in Umbria
Che si preannunciano molto equilibrate, visto l'andamento delle elezioni cittadine degli ultimi tempi: ed è già una novità
Sulle elezioni regionali in Umbria di domenica 17 e lunedì 18 novembre si concentrerà il dibattito politico dei prossimi giorni. A fine ottobre infatti il centrodestra ha vinto con Marco Bucci le elezioni in Liguria, e a quelle in Emilia-Romagna – che si terranno insieme a quelle umbre – si dà per scontato che vinca il centrosinistra con Michele De Pascale: sarà allora con ogni probabilità il voto in Umbria a determinare quale coalizione potrà rivendicare di aver vinto questa tornata elettorale, con due governatori di regione eletti su tre. Per di più le elezioni umbre si preannunciano molto incerte, e questo aumenta la tensione con cui da un lato e dall’altro si vive l’avvicinamento al voto.
Il centrodestra ha ricandidato la presidente in carica, la leghista Donatella Tesei, eletta a grande maggioranza nel 2019, quando era senatrice. Il centrosinistra ha invece riunito una coalizione ampia a sostegno di Stefania Proietti, sindaca di Assisi dal 2016 e presidente della provincia di Perugia dal 2021. Il voto, al di là della lettura che se ne darà a livello nazionale, avrà un certo valore simbolico per l’Umbria: dimostrerà se il decennio di grande successo del centrodestra in una regione storicamente considerata “rossa” – cioè in cui per lungo tempo ha governato la sinistra o il centrosinistra – sia stato limitato nel tempo o se possa ancora durare, dopo la recente vittoria del centrosinistra alle amministrative di Perugia, il capoluogo regionale.
Tutti gli indicatori che vengono presi come possibili indizi per comprendere l’esito del voto mostrano una situazione di equilibrio tra i due schieramenti: e questa è già una novità. Se fino al 2015 i candidati e le liste di centrosinistra avevano sempre vinto con un margine abbastanza ampio, nel 2019 invece fu il centrodestra a vincere in modo clamoroso. Quell’elezione però era stata in parte condizionata dal fatto che Catiuscia Marini, del Partito Democratico e presidente dal 2010, si era dimessa dopo essere stata coinvolta insieme ad altri esponenti della sua giunta e del partito in un’inchiesta su alcune manipolazioni dei concorsi pubblici nella sanità locale, per la quale è stata poi parzialmente condannata lo scorso luglio.
Sulla scia di questo scandalo, e forte del grande consenso di cui allora godeva il suo partito in tutta Italia, la leghista Tesei vinse con il 57,5 per cento e con 20 punti di vantaggio su Vincenzo Bianconi, il candidato del centrosinistra che proprio in quell’occasione tentò per la prima volta un’alleanza a livello regionale tra PD e Movimento 5 Stelle. Era l’ottobre del 2019, e si era da poco insediato il secondo governo di Giuseppe Conte, nato in maniera un po’ burrascosa nell’estate di quell’anno grazie a un fragile accordo tra quei due partiti.
In questi cinque anni però la destra non ha conservato il grande consenso di quel momento: un po’ per i limiti dell’azione di governo di Tesei (soprattutto sulla sanità), un po’ perché nel frattempo il centrosinistra si è dimostrato più unito rispetto al passato. Il segnale più solido in questo senso è arrivato a giugno con le amministrative di Perugia, quando Vittoria Ferdinandi vinse col sostegno di una larga alleanza di centrosinistra, al ballottaggio contro Margherita Scoccia di Fratelli d’Italia. Proprio a Perugia nel 2014 era iniziata l’avanzata del centrodestra con l’elezione a sindaco di Andrea Romizi di Forza Italia (la prima per un esponente di centrodestra in città dal secondo Dopoguerra). Romizi venne poi riconfermato nel 2019.
L’equilibrio visto alle amministrative, dove Ferdinandi vinse di poco più di 3mila voti, è un po’ una costante di questi ultimi anni in Umbria. Alle politiche del settembre del 2022 Fratelli d’Italia si era affermato ampiamente come primo partito (30,8 per cento), con dieci punti di vantaggio sul PD, ma nel complesso la coalizione di centrodestra aveva ottenuto poco meno di 200mila voti, ottomila in meno rispetto alla somma dei voti delle varie liste collocabili nel centrosinistra, che però si erano presentate divise in tre (PD con Alleanza Verdi e Sinistra e +Europa; il M5S; il Terzo Polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda). È ovviamente un calcolo virtuale e che non dice granché sul risultato, ma dà l’idea dell’equilibrio nella divisione dell’elettorato. Anche alle europee di giugno, tenute in concomitanza con le amministrative, si ebbe una situazione simile.
Nel 2024 in Umbria ci sono state poi molte occasioni di confronto elettorale a livello locale, specie nella provincia di Perugia, i cui esiti sembrano confermare una situazione incerta per l’elezione regionale. A Bastia Umbria e Montefalco per esempio (due comuni di diverse dimensioni ma ritenuti importanti nella provincia, di 21mila e 5mila abitanti) il centrosinistra è tornato a far eleggere sindaci dopo 15 anni di governo del centrodestra. Al contrario il centrodestra ha vinto a Foligno, la terza città della regione (55mila abitanti), governata da decenni dal centrosinistra. Anche a Gubbio, che ha circa 30mila abitanti, ha vinto il centrodestra dopo 79 anni di governo del centrosinistra.
In provincia di Terni (le province umbre sono solo due) l’unica città di una certa grandezza andata al voto nel 2024 è stata Orvieto (poco meno di 20mila abitanti): è stata confermata la sindaca uscente di centrodestra, Roberta Tardani, ma al ballottaggio e per soli 164 voti.
Le due città più grandi, Perugia e Terni, sono invece in due situazioni diverse. A Perugia, come detto, il centrosinistra sembra poter contare su un certo vantaggio dopo la vittoria alle amministrative, ma l’esito non è scontato e il centrodestra beneficerà probabilmente della presenza alle elezioni di Romizi, l’ex sindaco che gode ancora di un grosso seguito in città e che si candida per il Consiglio regionale con Forza Italia.
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A Terni invece il centrodestra deve gestire con un certo affanno le conseguenze di anni di tensioni e di litigi. Tutto ruota intorno a Stefano Bandecchi, il sindaco del capoluogo e leader di Alleanza Popolare, un partito moderato di centrodestra che è diventato ormai il suo partito personale. Bandecchi ha fondato e dirige l’università telematica Unicusano ed è stato presidente della squadra di calcio cittadina. Nel 2023, approfittando delle divisioni all’interno del centrodestra ternano, si candidò in maniera dirompente, sfruttando le sue grandi possibilità economiche e facendo iniziative mediatiche piuttosto controverse: vinse, grazie anche a varie liste civiche che lo sostenevano, al ballottaggio contro Orlando Masselli, il candidato di Fratelli d’Italia, partito che aveva a sua volta sabotato la ricandidatura del sindaco di uscente della stessa parte politica, il leghista Leonardo Latini.
Dopo essere diventato sindaco, Bandecchi ha spesso avuto atteggiamenti violenti, insultando e minacciando ripetutamente i membri del Consiglio comunale, coi quali più volte ha sfiorato la rissa. Le sue dichiarazioni esasperate, talvolta sessiste e volgari, gli hanno dato una grande visibilità anche a livello nazionale. Alle recenti elezioni europee in Umbria Alternativa Popolare ha ottenuto più di 7.200 voti, e lui ha ricevuto quasi 3.700 preferenze: non è stato eletto, ma sono cifre che testimoniano un consenso non trascurabile e che potrebbe risultare decisivo anche a queste regionali, in cui Bandecchi sostiene Tesei e il centrodestra.
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Al tempo stesso, però, a Terni la sua personalità è quanto mai divisiva anche all’interno del centrodestra stesso. Con alcuni esponenti di Fratelli d’Italia è venuto quasi alle mani in più di un’occasione; lui stesso ha querelato Masselli per presunte offese ricevute durante una seduta del Consiglio nell’agosto del 2023. Bandecchi sta conducendo ora una campagna piuttosto bizzarra, promuovendo la sua lista e disinteressandosi abbastanza della sfida tra Tesei e Proietti, col consueto ricorso a esternazioni estreme e controverse che vari esponenti del centrodestra locale non apprezzano affatto: non si sa però quanto queste divisioni influenzeranno anche l’elettorato.