Quanto costa all’Italia portare i migranti in Albania
Circa il doppio di quanto sostiene il ministero dell'Interno, considerando solo il carburante: la differenza è probabilmente ancora più alta
Tra i molti problemi dei centri per migranti costruiti dall’Italia in Albania c’è il fatto che rendono più complicate e costose le procedure di accoglienza, a partire dai lunghi viaggi che le persone soccorse devono fare per essere portate lì da dove vengono identificate. Dei due gruppi di uomini arrivati finora nei centri non ci è poi rimasto nessuno: il tribunale di Roma non ha convalidato la loro detenzione per via di una controversia giudiziaria legata alla definizione di “paesi sicuri”, e sono stati riportati in Italia con un altro viaggio in nave che aggiunge altro stress a quelle persone e altri costi allo Stato.
Durante un question time al Senato, uno di quei momenti in cui i ministri rispondono alle domande dei parlamentari, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha detto che questi viaggi costano all’incirca 8.400 euro al giorno «al netto delle spese di ordinario esercizio quotidiano della nave», dunque senza considerare i costi del personale, per esempio. Fonti del ministero l’hanno ribadito, senza dare altri dettagli sul metodo di calcolo. Ma è una cifra ritenuta al ribasso da molti esperti di navigazione, secondo alcuni calcoli è circa il doppio.
La nave in questione è la Libra, un pattugliatore della Marina Militare lungo 80 metri. Ha un equipaggio fisso di 64 persone, che può arrivare fino a 81: i pattugliatori hanno diversi compiti di sorveglianza, dal contrasto di attività di contrabbando o traffico di droga fino alle operazioni di soccorso.
Nella nuova prassi del soccorso in mare istituita dal governo italiano la Libra ha funzione di hub, cioè il luogo dove si valuta sommariamente la condizione delle persone soccorse e si decide dove trasferirle. Lì vengono divise fra chi andrà in Italia – donne, minori e persone vulnerabili – e chi in Albania: uomini, maggiorenni, non accompagnati da familiari e provenienti dai cosiddetti “paesi sicuri”, cioè quelli che secondo il governo rispettano i diritti civili e hanno un ordinamento democratico. Le persone dirette in Albania non passano dunque per la terraferma ed è proprio la Libra a portarle al porto di Shengjin, dove si trova il primo centro: per chi risponde ai requisiti è prevista una procedura accelerata di esame della richiesta d’asilo, mentre si trova in stato di detenzione.
Non ci sono stime ufficiali di quanto costa tenere in movimento la Libra. Oltre ai costi fissi del personale, ha anche costi che variano in base ai viaggi. Dato che la nave sarebbe in servizio anche senza essere coinvolta nel trasporto dei migranti, per capire quanto il suo compito stia costando in più allo Stato bisogna considerare il costo aggiuntivo di portare in Albania chi non ci sarebbe dovuto andare fin dall’inizio, e quello di riportarlo in Italia. Approssimando molto si può valutare il costo del carburante, l’unico su cui è possibile fare stime.
Il consumo di carburante di una nave del genere può variare molto a seconda di diversi fattori. La velocità è il più rilevante: la Libra ha una velocità massima di 20 nodi (circa 37 chilometri orari), ma è plausibile che operi normalmente a una media di 14 nodi (26 chilometri all’ora). Un altro fattore è l’efficienza dei motori: la Libra è in servizio dal 1988, per cui non può essere considerata all’avanguardia. Ci sono poi le condizioni del mare e il cosiddetto dislocamento, ossia il suo peso complessivo, il quale dipende ovviamente dal carico. Un’ipotesi ragionevole, tenendo conto di tutte le cautele qui sopra e secondo i calcoli che abbiamo fatto al Post, è che i consumi della Libra siano intorno a 800 litri di carburante all’ora.
Non sappiamo con esattezza a quanto la Marina Militare acquisti il carburante. Non lo compra tramite i canali comuni, ma con accordi di fornitura annuali del ministero della Difesa, che non sono pubblici. Una buona approssimazione è considerare quanto indicato negli accordi di fornitura della marina statunitense, che pubblica dati puntuali ed è un riferimento per il mercato globale: il prezzo da considerare è 146 dollari al barile (159 litri), cioè 86 centesimi di euro al litro. A questo possiamo applicare un intervallo di approssimazione, del 10 per cento in più o in meno: potrebbe dunque variare da 77 a 95 centesimi di euro al litro. Dunque il costo del carburante consumato dalla Libra in navigazione potrebbe aggirarsi tra i 600 e i 750 euro all’ora.
Il viaggio della Libra verso l’Albania parte da dov’è avvenuto il soccorso. L’ultimo gruppo era partito da Lampedusa, che si può considerare come punto di partenza, essendo in mezzo al Mediterraneo e al centro di molte operazioni. Il porto albanese di Shengjin dista circa 1000 chilometri, cioè 37 ore di viaggio percorse a una velocità media di 14 nodi, 27 chilometri all’ora.
Il costo medio del solo carburante per questa tratta da un giorno e mezzo di viaggio è dunque poco più di 25mila euro, con un costo giornaliero realistico tra i 14 e i 18 mila euro.
A questi va aggiunto il viaggio di rientro in Italia, più breve: il primo gruppo è stato riportato da Shengjin a Bari, distante 240 chilometri, con un costo approssimativo di 6mila euro; il secondo a Brindisi, che dista 185 chilometri da Shengjin, usando oltretutto una motovedetta della Guardia Costiera, con una struttura più agile e meno costosa.
Nel suo intervento Piantedosi aveva detto che gli 8.400 euro sono inferiori al costo giornaliero di Mare Nostrum, un’operazione militare e umanitaria che si svolse tra il 2013 e il 2014, una delle più grandi e complesse mai attivate nel Mediterraneo. Il paragone è però improprio: soccorrere i migranti era solo uno degli obiettivi dell’operazione, a cui partecipavano moltissimi mezzi, medici e funzionari. A Mare Nostrum prese parte anche la Libra, che però oggi ha un ruolo meno complesso, dato che si occupa solo di fare la spola dall’Italia all’Albania e viceversa: è ovvio che costi meno.
In ogni caso per le persone destinate all’Albania i viaggi sarebbero stati comunque due: il primo per raggiungerla, e il secondo per rientrare in Italia, con la richiesta di asilo accettata, oppure per il rimpatrio in caso di diniego. La relazione tecnica sul protocollo di intesa aveva già stimato il costo delle navi considerando entrambi i viaggi: prevede spese per 15 milioni di euro nel 2024 e altri 20 milioni di euro all’anno fino al 2026.
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