• Libri
  • Mercoledì 13 novembre 2024

È tutto un magna magna

Esce oggi in libreria "Quello che mangiamo", il nuovo numero di Cose spiegate bene sul cibo

Illustrazione all'interno del volume di COSE Spiegate bene: quello che mangiamo
Illustrazione all'interno del volume di COSE Spiegate bene: quello che mangiamo
Caricamento player

Esce oggi in libreria il dodicesimo numero di COSE Spiegate bene, la rivista del Post dedicata a spiegare approfonditamente singoli temi; si intitola Quello che mangiamo, e si occupa del cibo, delle cose che mangiamo appunto, e di come le mangiamo.

Negli ultimi anni l’attenzione all’alimentazione, ai prodotti che utilizziamo, alla loro origine e ai vari passaggi che li portano sulle nostre tavole sono molto aumentati. Ma l’attenzione al cibo comprende anche quella alla propria salute e agli aspetti economici e di sostenibilità ambientale rispetto a ciò che mangiamo.

Oltre alla descrizione di singoli alimenti di cui per motivi diversi si è parlato molto, come l’avocado, la carne sintetica, l’olio di palma, e gli insetti commestibili, Quello che mangiamo affronta anche aspetti legati all’alimentazione più in generale, come le allergie alimentari, le date di scadenza dei prodotti, o l’importanza a volte eccessiva attribuita alle calorie nelle diete. Inoltre il volume prova a spiegare alcuni comportamenti di fronte al cibo, ad esempio perché da piccoli non mangiavamo le verdure, perché il (tantissimo) cibo che produciamo nel mondo non basta per tutti, o perché i cinesi non mangiano il formaggio.

Quello che mangiamo è illustrato da Pavel Popov, e contiene contributi di Dario Bressanini, Rosario Pellecchia, Anna Prandoni e Caterina Zanzi.

Questo dodicesimo numero di COSE Spiegate bene può essere acquistato, oltre che nelle librerie, sul sito del Post (con spedizione gratuita) e nelle librerie online di AmazonFeltrinelli e IBS. Questa è l’introduzione di Quello che mangiamo scritta dal peraltro direttore del Post Luca Sofri, intitolata “È tutto un magna magna”.

***

Sono nella cucina di casa mia e mi guardo intorno: realizzo che, malgrado il lavoro raccolto in questo numero di COSE Spiegate bene, non so ancora come faccia il tonno a prendere la forma della scatoletta, non ho idea di quale parte dello zafferano – che so a malapena cosa sia – sia la polvere nelle bustine gialle, non saprei dire se la mozzarella si faccia solo in Italia, e chissà perché teniamo il burro nel frigo e nel Nord Europa no, manco d’estate. Non so un sacco di cose, insomma: e c’entra certo con una mia personale ed estesa ignoranza, ma un po’ anche col fatto che intorno a noi si parla tanto di cucina e però si spiegano poco le cose che mangiamo.

È in effetti ammirevole il lavoro di comunicazione che le nostre civiltà hanno prodotto riuscendo a celebrare l’elevato valore culturale e persino artistico di quello che dipende in ultima analisi da necessità biologiche, processi gastrici, e che si esaurisce producendo – ahem… – quello che produce. L’argomento di questo numero di COSE Spiegate bene è il nostro nutrirci, reso necessario da ragioni di funzionamento della macchina pazzesca che siamo, e perfezionato nei secoli da altrettanto complessi meccanismi commerciali. Mangiare ha creato enormi economie, e quelle economie hanno cambiato i modi in cui mangiamo, e ciò che mangiamo. Tutte queste cose molto prosaiche sono state però col tempo circondate anche da attività sociali di ogni misura e importanza, dalle relazioni sentimentali che spesso nascono intorno a degli inviti a cena a certe diplomazie internazionali che sfruttano le culture gastronomiche, o hanno come stesso oggetto economie e commerci alimentari: solo per fare un paio di esempi. E in mezzo, infinite altre occasioni in cui mangiare non è solo nutrirsi, occasioni che col cambiare del mondo cambiano di continuo (per non dire di quello che genera drammaticamente il non mangiare, al tempo stesso: anche qui su scale personali o di popolazioni intere).

Dipende dal tipo di tonno in scatola, certo: sono sempre in cucina che ci penso (sono anni che lo googlo ogni volta, e ancora non mi è entrato in testa come mettono la pera nella bottiglia della grappa alla pera).

Questo numero di COSE Spiegate bene raccoglie una inevitabilmente limitata e selezionata parte di quello che possiamo conoscere meglio su cosa mangiamo e su come mangiamo. Solo di passaggio si occupa di cucina e di gastronomia, temi intorno ai quali nelle nostre parti di mondo negli scorsi decenni è successo di tutto, tra trasmissioni televisive di successo e migliaia di ricette consultate quotidianamente online. Per mia personale coda di paglia e per esorcizzare la mia coda di paglia confesso questo: 22 anni fa, gennaio 2003 (ho un buon archivio) pubblicai sul quotidiano con cui collaboravo allora, il Foglio, un articolo intitolato «Contro i gastrofanatici». A leggerlo ora è piuttosto datato e ingenuo, perché intorno al «gastrofanatismo» in questi 22 anni è appunto successo di tutto: ma quel pezzo aveva qualche buona intuizione (che forse non era neanche così originale: dovevo ancora imparare bene che quasi tutto è stato già detto da qualcun altro). Cito quell’articolo per affrontare la contraddizione tra il mio scetticismo di allora nei confronti dei culti gastronomici e del loro solenne prendersi sempre più sul serio («trattasi di pastasciutta», dicevo in libera citazione di Jannacci), e il nostro occuparci spesso di cibo sul Post, e su questo numero di COSE Spiegate bene. Contraddizione che provo a risolvere – vedete se fidarvi – sostenendo la differenza tra la preziosa e affascinante conoscenza di quello che mangiamo e gli eccessi enfatici dell’arte cosiddetta della cucina e della gastronomia, quella che ha grandi nobiltà ma spesso finisce per chiamare «food» il cibo, e che ha bisogno di eufemismi per dare raffinatezza ai suddetti processi biologici, gastrici, economici e sociali che ci spingono a ingerire, digerire e godere del cibo. Attività peraltro praticate in misure assai differenti nelle varie regioni della Terra, e questa è una cosa che va doppiamente ricordata quando parliamo di quello che mangiamo NOI, o la maggioranza di noi.

Comunque, in quel pezzo provavo a pretendere che potessimo parlare di cibo – di cibo – tutti quanti, professionisti o dilettanti: «Credere che poiché si è particolarmente esperti o appassionati di qualcosa se ne sia in qualche modo possessori e se ne debba essere gelosi, è comprensibile e umano, ma come molte cose umane, un po’ ridicolo. Le cose sono di tutti, che si tratti della città in cui si vive, di Bob Dylan o dei canederli.» Questo numero di COSE Spiegate bene prova ancora a fare quella cosa lì, a rivendicare che la conoscenza di quello che mangiamo, di come lo mangiamo e perché, sia affascinante e utile per chi guarda le trasmissioni coi cuochi – i cuochi – e anche per chi non le guarda. E per i cuochi, certo.

Puoi comprare Quello che mangiamo sul sito del Post (con spedizione gratuita).

Alcune delle pagine di COSE Spiegate bene – Quello che mangiamo