È tutto un magna magna
Esce oggi in libreria "Quello che mangiamo", il nuovo numero di Cose spiegate bene sul cibo
Esce oggi in libreria il dodicesimo numero di COSE Spiegate bene, la rivista del Post dedicata a spiegare approfonditamente singoli temi; si intitola Quello che mangiamo, e si occupa del cibo, delle cose che mangiamo appunto, e di come le mangiamo.
Negli ultimi anni l’attenzione all’alimentazione, ai prodotti che utilizziamo, alla loro origine e ai vari passaggi che li portano sulle nostre tavole sono molto aumentati. Ma l’attenzione al cibo comprende anche quella alla propria salute e agli aspetti economici e di sostenibilità ambientale rispetto a ciò che mangiamo.
Oltre alla descrizione di singoli alimenti di cui per motivi diversi si è parlato molto, come l’avocado, la carne sintetica, l’olio di palma, e gli insetti commestibili, Quello che mangiamo affronta anche aspetti legati all’alimentazione più in generale, come le allergie alimentari, le date di scadenza dei prodotti, o l’importanza a volte eccessiva attribuita alle calorie nelle diete. Inoltre il volume prova a spiegare alcuni comportamenti di fronte al cibo, ad esempio perché da piccoli non mangiavamo le verdure, perché il (tantissimo) cibo che produciamo nel mondo non basta per tutti, o perché i cinesi non mangiano il formaggio.
Quello che mangiamo è illustrato da Pavel Popov, e contiene contributi di Dario Bressanini, Rosario Pellecchia, Anna Prandoni e Caterina Zanzi.
Questo dodicesimo numero di COSE Spiegate bene può essere acquistato, oltre che nelle librerie, sul sito del Post (con spedizione gratuita) e nelle librerie online di Amazon, Feltrinelli e IBS. Questa è l’introduzione di Quello che mangiamo scritta dal peraltro direttore del Post Luca Sofri, intitolata “È tutto un magna magna”.
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Sono nella cucina di casa mia e mi guardo intorno: realizzo che, malgrado il lavoro raccolto in questo numero di COSE Spiegate bene, non so ancora come faccia il tonno a prendere la forma della scatoletta, non ho idea di quale parte dello zafferano – che so a malapena cosa sia – sia la polvere nelle bustine gialle, non saprei dire se la mozzarella si faccia solo in Italia, e chissà perché teniamo il burro nel frigo e nel Nord Europa no, manco d’estate. Non so un sacco di cose, insomma: e c’entra certo con una mia personale ed estesa ignoranza, ma un po’ anche col fatto che intorno a noi si parla tanto di cucina e però si spiegano poco le cose che mangiamo.
È in effetti ammirevole il lavoro di comunicazione che le nostre civiltà hanno prodotto riuscendo a celebrare l’elevato valore culturale e persino artistico di quello che dipende in ultima analisi da necessità biologiche, processi gastrici, e che si esaurisce producendo – ahem… – quello che produce. L’argomento di questo numero di COSE Spiegate bene è il nostro nutrirci, reso necessario da ragioni di funzionamento della macchina pazzesca che siamo, e perfezionato nei secoli da altrettanto complessi meccanismi commerciali. Mangiare ha creato enormi economie, e quelle economie hanno cambiato i modi in cui mangiamo, e ciò che mangiamo. Tutte queste cose molto prosaiche sono state però col tempo circondate anche da attività sociali di ogni misura e importanza, dalle relazioni sentimentali che spesso nascono intorno a degli inviti a cena a certe diplomazie internazionali che sfruttano le culture gastronomiche, o hanno come stesso oggetto economie e commerci alimentari: solo per fare un paio di esempi. E in mezzo, infinite altre occasioni in cui mangiare non è solo nutrirsi, occasioni che col cambiare del mondo cambiano di continuo (per non dire di quello che genera drammaticamente il non mangiare, al tempo stesso: anche qui su scale personali o di popolazioni intere).
Dipende dal tipo di tonno in scatola, certo: sono sempre in cucina che ci penso (sono anni che lo googlo ogni volta, e ancora non mi è entrato in testa come mettono la pera nella bottiglia della grappa alla pera).
Questo numero di COSE Spiegate bene raccoglie una inevitabilmente limitata e selezionata parte di quello che possiamo conoscere meglio su cosa mangiamo e su come mangiamo. Solo di passaggio si occupa di cucina e di gastronomia, temi intorno ai quali nelle nostre parti di mondo negli scorsi decenni è successo di tutto, tra trasmissioni televisive di successo e migliaia di ricette consultate quotidianamente online. Per mia personale coda di paglia e per esorcizzare la mia coda di paglia confesso questo: 22 anni fa, gennaio 2003 (ho un buon archivio) pubblicai sul quotidiano con cui collaboravo allora, il Foglio, un articolo intitolato «Contro i gastrofanatici». A leggerlo ora è piuttosto datato e ingenuo, perché intorno al «gastrofanatismo» in questi 22 anni è appunto successo di tutto: ma quel pezzo aveva qualche buona intuizione (che forse non era neanche così originale: dovevo ancora imparare bene che quasi tutto è stato già detto da qualcun altro). Cito quell’articolo per affrontare la contraddizione tra il mio scetticismo di allora nei confronti dei culti gastronomici e del loro solenne prendersi sempre più sul serio («trattasi di pastasciutta», dicevo in libera citazione di Jannacci), e il nostro occuparci spesso di cibo sul Post, e su questo numero di COSE Spiegate bene. Contraddizione che provo a risolvere – vedete se fidarvi – sostenendo la differenza tra la preziosa e affascinante conoscenza di quello che mangiamo e gli eccessi enfatici dell’arte cosiddetta della cucina e della gastronomia, quella che ha grandi nobiltà ma spesso finisce per chiamare «food» il cibo, e che ha bisogno di eufemismi per dare raffinatezza ai suddetti processi biologici, gastrici, economici e sociali che ci spingono a ingerire, digerire e godere del cibo. Attività peraltro praticate in misure assai differenti nelle varie regioni della Terra, e questa è una cosa che va doppiamente ricordata quando parliamo di quello che mangiamo NOI, o la maggioranza di noi.
Comunque, in quel pezzo provavo a pretendere che potessimo parlare di cibo – di cibo – tutti quanti, professionisti o dilettanti: «Credere che poiché si è particolarmente esperti o appassionati di qualcosa se ne sia in qualche modo possessori e se ne debba essere gelosi, è comprensibile e umano, ma come molte cose umane, un po’ ridicolo. Le cose sono di tutti, che si tratti della città in cui si vive, di Bob Dylan o dei canederli.» Questo numero di COSE Spiegate bene prova ancora a fare quella cosa lì, a rivendicare che la conoscenza di quello che mangiamo, di come lo mangiamo e perché, sia affascinante e utile per chi guarda le trasmissioni coi cuochi – i cuochi – e anche per chi non le guarda. E per i cuochi, certo.
Puoi comprare Quello che mangiamo sul sito del Post (con spedizione gratuita).
Alcune delle pagine di COSE Spiegate bene – Quello che mangiamo