Le prime nomine di Trump
Tutti suoi fedelissimi: ci si aspetta che scelga Marco Rubio come segretario di Stato, mentre Mike Huckabee sarà l’ambasciatore in Israele
Dopo la vittoria alle elezioni presidenziali statunitensi, Donald Trump ha cominciato a lavorare alle nomine della sua prossima amministrazione: anche se l’insediamento ufficiale avverrà con la cerimonia del 20 gennaio, già da ora il presidente eletto sta preparando il suo nuovo governo, selezionando tra le altre cose i ministri (ovvero quelli che negli Stati Uniti si chiamano “segretari”) e altri funzionari.
Alcune nomine sono già ufficiali, altre saranno comunicate probabilmente nelle prossime ore: la principale che dovrebbe arrivare, secondo diversi giornali statunitensi, è quella di Marco Rubio a segretario di Stato (il nostro ministro degli Esteri), mentre martedì è stata confermata quella di Mike Waltz a consigliere per la Sicurezza nazionale.
Già venerdì 8 novembre, a tre giorni dalle elezioni, Trump aveva nominato Susie Wiles come capa di gabinetto (“chief of staff”), un ruolo particolarmente delicato e di grande potere, che ha molta più influenza e deleghe anche rispetto al vicepresidente (che sarà J.D. Vance). Wiles, che ha 67 anni, sarà la prima donna a svolgere questo incarico.
È un ruolo molto delicato soprattutto visti i difficili trascorsi dei suoi predecessori durante il primo mandato da presidente di Trump: tra il 2017 e il 2021 ci furono quattro diversi capi di gabinetto, fra licenziamenti e dimissioni (Reince Priebus, John Kelly, Mick Mulvaney e Mark Meadows). Wiles è una delle più strette collaboratrici di Trump dal 2021, quando accettò di occuparsi della sua carriera politica, che sembrava praticamente finita, dopo la sconfitta elettorale alle presidenziali del 2020 e l’assalto al Congresso.
La nomina di Wiles è un primo importante segnale di come Trump stia scegliendo le nomine della sua prossima amministrazione: vuole intorno a lui soprattutto collaboratori di lungo corso e persone fedeli e ideologicamente allineate, al contrario di quanto accaduto nel primo mandato: allora infatti nominò molti politici e funzionari rispettati ma esterni alla sua cerchia, e li licenziò quasi tutti negli anni successivi.
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Domenica Trump ha scelto Thomas Homan – che aveva lavorato alle politiche migratorie nella sua prima amministrazione – come responsabile delle politiche di frontiera o, come ha detto lui stesso, responsabile «dell’Espulsione degli Immigrati Illegali indietro nel proprio Paese d’Origine». La terza nomina è stata quella della deputata trumpiana Elise Stefanik come nuova ambasciatrice alle Nazioni Unite (ruolo che tra il 2017 e il 2018 fu ricoperto da Nikki Haley, che era stata la principale avversaria di Trump alle primarie Repubblicane).
Lunedì Trump ha scelto un altro fedelissimo, l’ex membro della Camera dei rappresentanti Lee Zeldin, come nuovo capo della Environmental Protection Agency (EPA), l’ente governativo che si occupa della tutela dell’ambiente. È un ruolo particolarmente significativo nella nuova amministrazione, dato che Trump in campagna elettorale ha più volte ribadito la sua intenzione di ritirare di nuovo gli Stati Uniti dall’accordo sul clima di Parigi del 2015, come aveva già fatto durante il suo primo mandato.
Zeldin ha 44 anni ed è un politico molto conservatore, noto tra le altre cose per essere stato uno dei più netti sostenitori di Trump durante le udienze nel primo processo per impeachment dell’ex presidente: quello in cui era accusato di aver fatto pressioni sul presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky perché aprisse un’indagine contro Joe Biden, finito con un’assoluzione.
Martedì sera ha reso note altre nomine, fra cui quella molto anticipata del deputato Mike Waltz a consigliere per la Sicurezza nazionale: è un altro ruolo particolarmente delicato per l’amministrazione Trump, considerato che nel suo primo mandato l’ex presidente ne cambiò quattro, per vari disaccordi.
Waltz ha 50 anni ed è membro della Camera dei rappresentanti per la Florida dal 2019. In questi anni in parlamento è stato uno dei deputati più critici nei confronti delle relazioni tra Stati Uniti e Cina: tra le varie cose aveva chiesto il boicottaggio degli Stati Uniti delle Olimpiadi invernali del 2022 a Pechino, accusando la Cina di essere responsabile della pandemia di Covid, e dei soprusi nei confronti della minoranza musulmana della popolazione uigura nella regione dello Xinjiang.
Poco dopo ha detto anche di aver nominato l’ex governatore dell’Arkansas, Mike Huckabee, come prossimo ambasciatore statunitense in Israele. Huckabee è un ex pastore e fino a oggi non aveva mai ricoperto incarichi diplomatici. Trump ha detto di averlo scelto perché «ama Israele e Israele lo ama»: in passato Huckabee ha fatto da guida in diversi viaggi organizzati in Israele per cittadini statunitensi e negli ultimi mesi si è espresso contro un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Ha infine nominato l’imprenditore del settore edile Steve Witkoff come inviato speciale per il Medio Oriente. Witkoff è un amico stretto di Trump ed è stato un donatore importante per la sua campagna elettorale.
Nelle prossime ore Trump dovrebbe annunciare altre importanti nomine: i principali giornali statunitensi scrivono che quasi certamente Marco Rubio, senatore Repubblicano della Florida, sarà segretario di Stato.
Rubio ha 53 anni e nel 2016 aveva partecipato alle primarie Repubblicane, perse proprio contro Trump, ma negli anni seguenti era diventato uno dei suoi principali alleati. La probabile nomina di Rubio indica quali siano le intenzioni di Trump in politica estera: Rubio si è sempre espresso in modo molto chiaro a favore del diritto di Israele di rispondere con violenza agli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, e ha anche sostenuto di essere contrario a dare ulteriori aiuti militari all’Ucraina per difendersi dall’invasione russa.
Secondo il network televisivo CNN Trump sceglierà inoltre come segretaria alla Sicurezza interna Kristi Noem, che dal 2019 è la governatrice Repubblicana del South Dakota. Al momento anche quella che riguarda Noem è un’indiscrezione. Durante il primo mandato di Trump era stato il dipartimento per la Sicurezza interna, che ha un budget annuale di 60 miliardi di dollari (più di 56 miliardi di euro), a gestire la separazione forzata delle famiglie di persone migranti al confine con il Messico.
La scorsa primavera si era parlato molto di Noem perché nel suo ultimo libro, uscito a maggio, aveva raccontato di aver ucciso il suo cane Cricket, sparandogli con la pistola, quando aveva mostrato comportamenti aggressivi e si era rivelato difficile da addestrare. Fino a quel momento Noem era stata considerata addirittura una possibile candidata vicepresidente dei Repubblicani, ma la storia del cane aveva compromesso la sua immagine pubblica.
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