Il primo ministro della Nuova Zelanda si è scusato per gli abusi subiti da 200mila persone affidate a istituti di cura pubblici e religiosi

Il primo ministro neozelandese Christopher Luxon in parlamento per scusarsi per gli abusi subiti da migliaia di bambini e adulti vulnerabili in Nuova Zelanda, 12 novembre 2024 (AP/Charlotte Graham-McLay)
Il primo ministro neozelandese Christopher Luxon in parlamento per scusarsi per gli abusi subiti da migliaia di bambini e adulti vulnerabili in Nuova Zelanda, 12 novembre 2024 (AP/Charlotte Graham-McLay)

Martedì il primo ministro della Nuova Zelanda, Christopher Luxon, si è scusato a nome del paese con gli oltre 200mila bambini e adulti vulnerabili che avevano subìto abusi dal 1950 mentre erano affidati a strutture di cura statali e religiose. Molti di loro erano persone con disabilità e problemi cognitivi, e membri della comunità indigena Maori.

Le scuse istituzionali, riferite in parlamento, sono state definite «storiche» dai giornali internazionali. La stima delle persone sopravvissute agli abusi perpetrati per decenni è contenuta in un report pubblicato a luglio, frutto di una grossa indagine indipendente aperta nel 2018. Secondo il rapporto, su 650mila bambini e adulti vulnerabili affidati a enti statali ed ecclesiastici tra il 1950 e il 2019 quasi un terzo ha subito abusi fisici, sessuali, verbali o psicologici, tra i quali stupri, sterilizzazioni e lavori forzati. Il giudice che aveva presieduto l’inchiesta aveva parlato di questo caso come di una «vergogna nazionale».

Davanti ai sopravvissuti, che hanno assistito alla seduta in parlamento, Luxon ha detto che quello che hanno subìto «è stato orribile» e che «non sarebbe mai dovuto accadere». Ha anche aggiunto che il governo neozelandese dovrà farsi carico delle responsabilità per gli abusi perpetrati.