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  • Martedì 12 novembre 2024

Le biciclettate notturne tra due città cinesi distanti 50 chilometri

Una moda iniziata sui social ha coinvolto decine di migliaia di giovani: adesso è stata vietata

Immagini da alcuni video del trend (da X e TikTok)
Immagini da alcuni video del trend (da X e TikTok)

Negli ultimi mesi in Cina una moda iniziata sui social network ha portato sempre più persone, principalmente giovani e studenti universitari, ad andare in bici di notte dalla città di Zhengzhou a quella di Kaifeng, percorrendo circa 50 chilometri. In un primo momento le autorità avevano facilitato l’iniziativa; più di recente hanno iniziato a ritenerla un problema, per via dell’enorme numero di partecipanti: l’ultima volta, venerdì scorso, secondo le stime c’erano più di 100mila persone. Le autorità hanno quindi cercato di scoraggiare queste biciclettate di massa, diventate quasi quotidiane, e sabato le hanno infine vietate.

Zhengzhou è una città di 12,6 milioni di abitanti ed è il capoluogo dell’Henan, una provincia nel centro del paese. Kaifeng ha 4,8 milioni di abitanti e da tempo sta cercando di incentivare il turismo cinese per il suo patrimonio storico: è una delle otto antiche capitali della Cina e in passato fu un importante snodo commerciale. Anche per questa ragione i media controllati dallo stato inizialmente avevano celebrato questa moda, che sembra nata spontaneamente.

La moda delle biciclettate notturne era cominciata lo scorso giugno, quando quattro studentesse universitarie avevano deciso di andare in bici a Kaifeng per mangiare i tipici ravioli con dentro la zuppa (i guan tang bao), filmandosi. Per andare in bici da Zhengzhou a Kaifeng ci vogliono quattro-cinque ore, e il video delle studentesse era diventato virale. Nei mesi successivi sempre più coetanei le hanno imitate, utilizzando le biciclette che si possono noleggiare con lo smartphone. Anche questi video sono diventati virali, principalmente su Douyin, la versione di TikTok disponibile in Cina.

Nei post sui social i partecipanti celebravano il viaggio come un’avventura e, più in generale, il loro essere giovani. Alcuni di loro, anche se non la maggioranza, portavano con sé bandiere cinesi, e cantavano l’inno nazionale o canzoni propagandistiche del Partito comunista cinese.

Le biciclettate finora non erano state considerate dalle autorità come una minaccia o un’espressione di dissenso: la polizia aveva scortato i ciclisti, a Kaifeng erano stati aumentati i posti dove lasciare le bici, e diverse attrazioni turistiche avevano cambiato i loro orari e iniziato a distribuire la colazione a chi arrivava dopo aver pedalato di notte.

Negli ultimi giorni però le autorità hanno cambiato approccio, trattando la cosa come un problema di ordine pubblico. La principale ragione è che ormai i partecipanti erano decine di migliaia e stavano creando problemi logistici. L’amministrazione di Kaifeng ha detto che le strutture ricettive non riuscivano più a soddisfare la domanda e che i ciclisti affollavano gli spazi pubblici, lasciando dietro di sé rifiuti e, soprattutto, moltissime bici (spesso il viaggio di ritorno veniva effettuato in treno o con altri mezzi).

Lo scorso fine settimana le autorità hanno annunciato restrizioni temporanee, che vietano il transito ai veicoli non a motore (quindi alle bici) sulle strade tra Zhengzhou a Kaifeng utilizzate dai ciclisti. Alcune aziende che noleggiano le biciclette hanno disposto meccanismi per bloccarle al di fuori della città, e la polizia ha organizzato cordoni di agenti per bloccare i giovani alla partenza. Alcuni di loro hanno quindi deciso di fare lo stesso il viaggio, ma a piedi.

La polizia ha consigliato di spostarsi di giorno e non in gruppi così numerosi, sostenendo che potevano creare problemi al traffico o rallentare i mezzi di soccorso. Le università di Zhengzhou hanno chiesto ai loro studenti di non seguire più la moda delle biciclettate notturne. «Invece di trovare un modo per canalizzare l’energia degli studenti, le autorità ossessionate dalla stabilità hanno deciso che la cosa più facile era limitare i loro spostamenti e la loro mobilità», ha detto Dali Yang, un professore esperto di Cina dell’università di Chicago intervistato dal New York Times.

La risposta delle autorità cinesi – vietare gli assembramenti e considerarli alla stregua di manifestazioni, a prescindere dalla loro natura – segue lo stesso approccio, repressivo, applicato alle eccezionali proteste di due anni fa contro le restrizioni e la strategia “zero COVID”.

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