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  • Martedì 12 novembre 2024

Si è dimesso l’arcivescovo di Canterbury, accusato di aver occultato un grosso caso di abusi sessuali

Il caso è stato al centro di un’indagine indipendente commissionata dalla Chiesa anglicana

L'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, lo scorso 23 luglio
L'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, lo scorso 23 luglio (Adrian Dennis - WPA/Getty Images)
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Martedì si è dimesso Justin Welby, l’arcivescovo di Canterbury che è l’autorità principale della Chiesa di Inghilterra e della confessione anglicana nel mondo. La settimana scorsa era stato pubblicato un rapporto indipendente, commissionato anni fa dalla stessa Chiesa d’Inghilterra, secondo cui Welby non gestì correttamente un grosso caso di abusi compiuti da John Smyth, definito nel rapporto come «il più prolifico molestatore seriale» nella storia dell’istituzione religiosa.

Tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, Smyth picchiò e molestò circa 130 persone tra il Regno Unito e alcuni stati africani. Il rapporto ha concluso che se in passato Welby avesse denunciato Smyth, comunicando tempestivamente alla polizia ciò che sapeva, l’uomo avrebbe potuto essere perseguito in tempi rapidi. Nel 2018 Smyth è morto a Città del Capo, in Sudafrica, quando aveva 77 anni e mentre erano ancora in corso le indagini.

Dopo la pubblicazione del rapporto Welby si era detto dispiaciuto e si era scusato, senza dimettersi. Ha cambiato idea dopo che una petizione, promossa da alcuni membri del sinodo (l’assemblea nazionale) della Chiesa anglicana, ha ricevuto più di 14mila firme e dopo aver ricevuto diverse critiche da parte di importanti membri del clero anglicano, tra cui la vescova di Newcastle, Helen-Ann Hartley.

Il caso di Smyth venne denunciato nel 2017 da un documentario di Channel 4 della BBC. Il rapporto pubblicato la settimana scorsa – chiamata anche “Makin Review” dal nome di chi l’ha scritto, Keith Makin – venne commissionato dopo il documentario, che fece molto scalpore. Questa stessa indagine ha scoperto che in realtà i dirigenti della Chiesa anglicana sapevano delle accuse a Smyth almeno fin dal 1982: e da lì in poi lo coprirono, esortandolo a trasferirsi dal Regno Unito all’Africa, dove gli abusi proseguirono.

Re Carlo III insieme a Justin Welby, il 16 novembre 2023 a Londr

Re Carlo III insieme a Justin Welby, il 16 novembre 2023 a Londra (James Manning – WPA/Getty Images)

Smyth era un avvocato ed ebbe diversi ruoli nell’Iwerne Trust, l’ente benefico che organizzava (oggi si chiama Titus Trust) i campi vacanze estivi per i giovani cristiani. In questo contesto, tra gli anni Settanta e Ottanta, Smyth molestò tra i 26 e i 30 giovani. Quando nel 1982 questi abusi vennero raccontati ai superiori di Smyth, loro non lo denunciarono alla polizia, ma gli consigliarono di lasciare il paese. L’uomo andò prima in Zimbabwe e poi in Sudafrica dove abusò di altri giovani tra i 13 e i 17 anni d’età. Il rapporto stima che ne molestò fra gli 85 e i 100.

Tra gli anni Settanta e Ottanta Welby lavorò come volontario nei campi di Smyth nella contea del Dorset, nel sudovest dell’Inghilterra. Nel 1981 un prete lo avvisò che Smyth «non era per niente una brava persona», ma Welby si è giustificato dicendo che all’epoca pensò che la cosa si riferisse alla personalità dell’uomo. Nel 2013, poco dopo la nomina ad arcivescovo di Canterbury, Welby venne informato delle accuse a Smyth, ma non le riferì alla polizia. Welby ha detto che aveva frainteso, e che pensava che la polizia ne fosse già a conoscenza e stesse indagando.

Justin Welby durante una cerimonia per i nuovi membri del parlamento britannico, nell'abbazia di Westminster, a Londra, lo scorso 23 luglio

Justin Welby durante una cerimonia per i nuovi membri del parlamento britannico, nell’abbazia di Westminster, a Londra, lo scorso 23 luglio (Adrian Dennis – WPA/Getty Images)

Questo secondo momento è il più contestato. A questo punto, infatti, Welby aveva l’autorità per fare qualcosa: la sua inazione ha fatto sì che gli abusi proseguissero per altri anni, fino alla morte di Smyth.

«È molto chiaro che devo assumermi la responsabilità personale e istituzionale per il lungo periodo tra il 2013 e il 2024, che è stato nuovamente traumatizzante», ha scritto Welby in una comunicazione diffusa martedì. Welby inoltre ha detto che resterà in carica il tempo necessario per individuare chi prenderà il suo posto (possono volerci mesi). Welby ha 68 anni e tra poco più di un anno, nel gennaio del 2026, raggiungerà l’età di 70 anni, quella a cui è previsto che l’arcivescovo di Canterbury si ritiri e vada in pensione. Anche il predecessore di Welby, Rowan Williams, nel 2012 si era dimesso dall’incarico, ma per ragioni personali: voleva tornare alla carriera accademica all’università di Cambridge.

Il nuovo arcivescovo – o la nuova arcivescova – di Canterbury verrà nominato da re Carlo su designazione del primo ministro, Keir Starmer. A sua volta il primo ministro riceve le indicazioni della Crown Appointments Commission, che è un organo della Chiesa d’Inghilterra slegato dalla monarchia. Questa commissione seleziona due nomi da sottoporre al primo ministro, e può farlo con un ordine di preferenza: di solito il primo ministro asseconda il suggerimento della commissione, anche se non è formalmente obbligato a farlo.