Il contestato accordo di governo in Lituania
I Socialdemocratici vogliono allearsi con un partito nazionalista il cui leader in passato ha fatto dichiarazioni antisemite: ci sono proteste
In Lituania il Partito Socialdemocratico, che ha vinto le elezioni in due turni concluse il 27 ottobre, ha trovato un accordo per formare il nuovo governo insieme ad altri due partiti. Uno dei due è Alba del Nemunas (dal nome di un grosso fiume che scorre fra Bielorussia, Lituania e Russia). Il coinvolgimento di questo partito populista di sinistra e nazionalista è stato criticato – sia nel paese sia all’estero da alcuni alleati della Lituania – perché il suo leader, Remigijus Žemaitaitis, è accusato di aver fatto dichiarazioni antisemite. Anche il presidente lituano, Gitanas Nausėda, è contrario e ha detto che metterà il veto sui ministri espressi dal partito.
I Socialdemocratici nella scorsa legislatura erano all’opposizione. Nel nuovo parlamento hanno 52 seggi su 141, e per arrivare alla maggioranza hanno cercato alleanze. Hanno trovato subito un accordo con l’Unione dei Democratici “Per la Lituania”, di centrosinistra, che ha 14 seggi. Non sono riusciti però a mettersi d’accordo con altri partiti minori, e in particolare i Verdi, e così alla fine si sono coalizzati con Alba del Nemunas, che era arrivato terzo (20 seggi), nonostante durante la campagna elettorale avessero escluso di farlo.
Il nuovo governo avrà quindi una maggioranza di 86 seggi al Seimas, il parlamento unicamerale della Lituania (che ha 2,8 milioni di abitanti). Il primo ministro sarà Gintautas Paluckas, dei Socialdemocratici.
Žemaitaitis, il leader Alba del Nemunas, non sarà ministro. Ad aprile si era dimesso da deputato prima di un voto per farlo decadere dopo che la Corte Costituzionale aveva stabilito che alcuni suoi post sui social network costituivano hate speech e una violazione del suo mandato. Da settembre, per quegli stessi post, Žemaitaitis è a processo, accusato di incitamento all’odio e di aver sminuito l’Olocausto in Lituania. Žemaitaitis ha detto che i suoi post non erano antisemiti ma critici verso Israele.
Nel 2023 Žemaitaitis aveva condiviso sui social un articolo sulla demolizione di una scuola palestinese in Cisgiordania (un territorio che secondo la comunità internazionale appartiene ai palestinesi ma che da decenni Israele occupa illegalmente tramite la costruzione di colonie) scrivendo che cose come quella «aumentano la rabbia e, al tempo stesso, l’odio verso gli ebrei e la loro nazione».
Sempre l’anno scorso, in un altro post, Žemaitaitis aveva accusato gli «ebrei insieme ai russi» di aver oppresso i lituani durante la Seconda guerra mondiale, attribuendo loro il massacro di Pirčiupiai del 1944. Il massacro, in cui i 119 abitanti del villaggio furono bruciati vivi, fu compiuto però dai nazisti. Negli anni i politici nazionalisti hanno cercato di ridimensionare il ruolo, documentato storicamente, dei lituani negli eccidi, descrivendoli come montature propagandistiche dell’Unione Sovietica, che occupò i tre paesi Baltici nel 1940 e poi dal 1944 al 1991. Durante l’occupazione tedesca, tra il 1941 e il 1944, venne ucciso il 95 per cento degli oltre 200mila ebrei che vivevano in Lituania prima della Seconda guerra mondiale.
Lunedì Nausėda ha detto che l’alleanza dei Socialdemocratici con il partito di Žemaitaitis è «un errore» e che «un antisemitismo primitivo e quotidiano sta prendendo piede nel nostro paese». In quanto presidente, ha il potere di approvare o no i ministri, che Paluckas gli sottoporrà nei prossimi giorni, e come detto Nausėda ha dichiarato che si opporrà alla presenza di esponenti di Alba del Nemunas nel governo.
Hanno criticato la cosa anche persone nelle istituzioni di paesi alleati della Lituania, tra le quali il presidente della commissione Esteri del Senato statunitense, Ben Cardin, e il presidente della stessa commissione del Bundestag, il parlamento federale tedesco, Michael Roth. Ha protestato anche Yuli-Yoel Edelstein, presidente della commissione Esteri e Difesa della Knesset, il parlamento israeliano.
Il primo ministro designato, Paluckas, ha insistito che Žemaitaitis non avrà posizioni nel suo governo.
Durante la campagna elettorale, Žemaitaitis ha cercato di evitare le dichiarazioni problematiche e si è concentrato sul contestare i due partiti principali del paese: i Socialdemocratici stessi e l’Unione della Patria, di centrodestra, che era al governo. A differenza dei leader di altri partiti sovranisti e populisti europei, Žemaitaitis non ha chiesto l’interruzione degli aiuti militari all’Ucraina né ha espresso sostegno al presidente russo, Vladimir Putin. Sulla politica estera, Žemaitaitis è stato polemico soprattutto verso gli Stati Uniti.
Nel nuovo governo Alba del Nemunas dovrebbe avere tre ministeri: Agricoltura, Ambiente e Giustizia. L’Unione dei Democratici “Per la Lituania”, l’altro partner di coalizione, due (Economia ed Energia) più la presidenza del Seimas per il loro leader, Saulius Skvernelis. I Socialdemocratici ne avranno nove. I tre partiti hanno aggiunto al programma di coalizione, che si concentra su temi economici come la riforma del sistema pensionistico, l’impegno a contrastare l’antisemitismo.