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  • Lunedì 11 novembre 2024

Ci sono anche Atalanta, Fiorentina e Lazio

Dopo 12 giornate tutte e tre sono a sorpresa seconde in classifica, con un solo punto in meno del Napoli

L'esultanza di Moise Kean, 24 anni, dopo il terzo gol segnato in Fiorentina-Verona 3-1 (Massimo Paolone/LaPresse)
L'esultanza di Moise Kean, 24 anni, dopo il terzo gol segnato in Fiorentina-Verona 3-1 (Massimo Paolone/LaPresse)
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Nella Serie A maschile di calcio sono trascorse dodici giornate e ci sono molte squadre con punteggio simile, in cima alla classifica; il Napoli è primo con 26 punti e dietro ci sono quattro squadre a 25: Atalanta, Fiorentina, Inter e Lazio. Che Napoli e Inter sarebbero state in alto era prevedibile, ma Atalanta, Fiorentina e Lazio stanno giocando un campionato al di sopra delle aspettative e in modi diversi sono le principali sorprese di questa Serie A. Sono avanti rispetto a squadre più quotate come Juventus e Milan e tutte e tre stanno giocando un calcio efficace e divertente, con il quale gli allenatori stanno riuscendo a ottenere il meglio da quasi tutti i giocatori.

La classifica della Serie A dopo 12 giornate

L’Atalanta tra le tre è la meno sorprendente, perché da diverso tempo arriva nelle posizioni più alte della classifica: fu terza per tre anni di fila tra il 2019 e il 2021, mentre la scorsa stagione finì quarta. Da anni ci si chiede se possa essere abbastanza costante per contendere la vittoria del campionato: rispetto alle scorse stagioni, ci sono nuovi motivi per dire di sì. Tra le prime 8 squadre della classifica attuale, solo l’Atalanta e l’Inter non hanno cambiato allenatore, e questa continuità tattica e organizzativa può essere un vantaggio. Gasperini allena la squadra da 8 anni e ogni volta ha saputo innovarsi e innovare la squadra, adattando il gioco ai calciatori che ha a disposizione e aggiornandosi, partendo però sempre dagli stessi principi di gioco: l’aggressività nel pressing, le marcature a tutto campo, la libertà di muoversi data ai giocatori più creativi, il coinvolgimento di tutti i calciatori nelle azioni offensive.

L’unica cosa che fino a poco fa era mancata all’Atalanta era stata la vittoria di un trofeo, ma con il successo in Europa League dello scorso maggio si è dimostrata una squadra matura a sufficienza per vincere le partite quando la posta è più alta. Un editoriale della Gazzetta dello Sport di lunedì l’ha definita «una certezza consolidata, tanto da potersi iscrivere alla vittoria finale». In particolare la vittoria ottenuta domenica 3 novembre in casa del Napoli per 3-0 ha confermato la percezione che l’Atalanta possa giocarsela con qualsiasi avversaria, in Italia e in Europa. Dopo un inizio di campionato con qualche difficoltà, ha vinto le ultime sei partite consecutive.

Rispetto agli scorsi anni, inoltre, l’Atalanta è sembrata più completa e “lunga”, come si dice di una squadra che ha a disposizione tanti giocatori forti su cui contare, non solo un numero ristretto di titolari. I giocatori arrivati con l’ultimo calciomercato, l’attaccante Mateo Retegui, i trequartisti Lazar Samardzic e Nicolò Zaniolo, e poi Marco Brescianini, Raoul Bellanova e Odilon Kossounou, si stanno dimostrando tutti funzionali al gioco di Gasperini e hanno aggiunto diverse soluzioni per l’allenatore, soprattutto per quanto riguarda il gioco offensivo. Non è un caso se l’Atalanta è la squadra che ha segnato più gol di tutte (31 in 12 partite) e Retegui è finora il miglior marcatore del campionato (ha già fatto 11 gol).

Gli highlights di Napoli-Atalanta 0-3

Da Fiorentina e Lazio, invece, non ci si aspettava un inizio di stagione così brillante. Sono due squadre meno abituate a occupare quei posti di classifica, soprattutto la Fiorentina. Entrambe in estate hanno puntato su due allenatori emergenti, che arrivavano da stagioni molto positive ma alla guida di squadre il cui obiettivo era non retrocedere, cioè Raffaele Palladino e Marco Baroni, che per adesso sembra stiano gestendo molto bene il passaggio a squadre più ambiziose.

Dopo tre anni con Vincenzo Italiano in cui aveva raggiunto tre finali (due di Conference League e una di Coppa Italia, perdendole tutte e tre) ma era arrivata al massimo settima in campionato, la Fiorentina ha scelto Palladino, che aveva ottenuto ottimi risultati con il Monza: un undicesimo e un dodicesimo posto, nelle prime due stagioni in Serie A della sua storia. C’è voluto un primo mese di assestamento, nel quale Palladino ha deciso di cambiare schema di gioco, passando alla difesa a 4: da inizio ottobre la Fiorentina ha ottenuto 7 vittorie consecutive in campionato e ha mostrato una fase difensiva più attenta e meno spregiudicata rispetto a quella di Italiano, e un gioco offensivo più vario, brillante e verticale.

La prima delle 7 vittorie consecutive è stata contro il Milan (2-1), in una partita particolare nella quale sono stati sbagliati tre rigori, di cui due parati dal nuovo portiere della Fiorentina, lo spagnolo David De Gea. Prenderlo è stata forse la migliore tra le tante buone intuizioni avute nell’ultimo calciomercato da Daniele Pradé, dal 2019 direttore sportivo della Fiorentina. Per tutta la scorsa stagione De Gea era rimasto senza squadra, dopo aver giocato per dodici anni al Manchester United: era quindi disponibile sul mercato, ma il periodo di inattività aveva scoraggiato tutte le altre squadre. A 34 anni De Gea ha dimostrato di essere ancora un portiere di alto livello, il migliore della Serie A finora, secondo alcuni commentatori.

I due rigori parati da De Gea al Milan

De Gea non è l’unico calciatore che si sta rilanciando con la Fiorentina: i tre centrocampisti Danilo Cataldi, Edoardo Bove e Yacine Adli erano stati messi sul mercato da Lazio, Roma e Milan, e invece in questa stagione stanno giocando molto bene, così come l’esterno sinistro Robin Gosens, che veniva da un anno complicato all’Union Berlino. Il giocatore che più di tutti però sembra aver trovato finalmente una sua dimensione è l’attaccante Moise Kean, che ha già segnato 8 gol nelle prime 11 partite, dopo averne segnati 11 in tutto nei 3 precedenti campionati con la Juventus.

Kean ha 24 anni ma è in giro da tanto tempo: esordì a nemmeno 17 anni, diventando il primo calciatore nato nel 2000 a giocare e segnare in Serie A. Era ritenuto uno degli attaccanti più promettenti della sua generazione, ma fino a questo momento non era mai stato sufficientemente continuo. Se nelle ultime tre stagioni alla Juventus non era mai stato considerato un titolare, ora Palladino gli ha dato grandi responsabilità e ha cercato di far giocare la squadra in un modo che agevolasse le sue caratteristiche migliori, a cominciare dai movimenti ad attaccare la profondità (le corse cioè alle spalle delle difese avversarie). Nell’ultima partita, contro il Verona, Kean ha segnato una tripletta.

In estate la Fiorentina ha puntato insomma su un folto gruppo di nuovi giocatori che avevano l’obiettivo di giocare di più e di rilanciarsi; oltre a loro però sono arrivati due calciatori talentuosi e in ascesa come Andrea Colpani e Albert Gudmundsson. Quest’ultimo in particolare, acquistato dal Genoa, sta ancora giocando poco a causa di un infortunio, e la sua assenza è uno dei motivi per i quali è lecito pensare che la Fiorentina abbia ancora discreti margini di miglioramento, una volta che tornerà a disposizione. È difficile dire se la squadra di Palladino riuscirà a rimanere nelle prime posizioni, perché pare comunque meno attrezzata rispetto alle avversarie. Di sicuro, però, oggi i tifosi hanno un entusiasmo che non si vedeva da tempo a Firenze e ha ottenuto anche vittorie esaltanti contro Lazio, Milan e Roma (quest’ultima addirittura per 5-1).

La tripletta di Kean contro il Verona

Ha ritrovato entusiasmo anche la Lazio, dopo che in poco tempo se n’erano andati tutti i principali protagonisti degli ultimi anni: in estate sono stati ceduti l’attaccante e capitano Ciro Immobile, il centrocampista spagnolo Luis Alberto e il brasiliano Felipe Anderson, mentre l’anno prima se n’erano andati il centrocampista Sergej Milinkovic-Savic e il direttore sportivo Igli Tare, che era alla Lazio dal 2008. È cambiato anche l’allenatore: Igor Tudor, arrivato solo pochi mesi prima, è stato sostituito da Marco Baroni, che nelle precedenti due stagioni aveva ottenuto due salvezze inattese e meritate con il Lecce e con il Verona.

In questa stagione, insomma, la Lazio ha iniziato una nuova fase e ci si aspettava quindi che l’inizio sarebbe stato meno dirompente, anche perché le idee dell’allenatore e i giocatori acquistati in estate lasciavano intendere che la squadra avrebbe giocato in maniera completamente diversa rispetto almeno alla prima parte della scorsa stagione, in cui era allenata da Maurizio Sarri. Se con Sarri puntava molto sul possesso palla e su lunghe serie di passaggi, con Baroni la Lazio cerca di dominare l’avversario attraverso l’intensità fisica, il pressing, un gioco verticale e frenetico.

«Credo che il calcio posizionale è finito», ha detto Baroni dopo la vittoria della Lazio contro il Genoa, un’uscita insolitamente enfatica per lui, con cui ha voluto forse rivendicare il suo cambio di approccio. Un recente articolo del sito di approfondimento Ultimo Uomo ha definito quello di Baroni un calcio allo stesso tempo «all’avanguardia» e contemporaneo, ma anche «con una serie di idee tattiche che sembrano venire dritte dagli anni Novanta».

Ed è un calcio che sta andando bene da un lato perché Baroni è stato bravo a comunicare le idee ai calciatori, e dall’altro perché i nuovi acquisti sono stati tutti in linea con questa visione: Tijjani Noslin, Boulaye Dia e soprattutto l’esterno sinistro Nuno Tavares, che ha già fatto 8 assist in campionato, sono tutti forti atleticamente, abili a correre con il pallone e sembrano perfetti per il gioco di Baroni, alla pari di calciatori che già erano alla Lazio come Valentín Castellanos e Mattéo Guendouzi. In questo contesto particolarmente funzionante è tornato in forma anche l’attaccante spagnolo Pedro Rodríguez, che a 37 anni sembrava in declino e invece ha già segnato diversi gol determinanti soprattutto in Europa League, in cui la Lazio ha vinto 4 partite su 4. Prima di Baroni, nessun allenatore nelle prime sedici partite con la Lazio aveva ottenuto dodici vittorie.

Atalanta, Fiorentina e Lazio con i loro inizi di stagione stanno confermando l’importanza di avere una certa continuità dirigenziale e una coerenza di idee tra dirigenti e allenatore, e come non sia per forza necessario acquistare calciatori troppo famosi e costosi per creare una squadra forte.