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  • Sabato 9 novembre 2024

Cos’è esattamente un “pogrom”

Il nome nasce per definire le violenze antisemite promosse dalle autorità russe in Europa nell'Ottocento: qualcuno lo ha tirato fuori parlando di quanto successo ad Amsterdam giovedì

Una donna piange suo marito ucciso durante un pogrom appena successivo alla fine della Seconda guerra mondiale avvenuto a Kielce, in Polonia (AP Photo/Larry Allen)
Una donna piange suo marito ucciso durante un pogrom appena successivo alla fine della Seconda guerra mondiale avvenuto a Kielce, in Polonia (AP Photo/Larry Allen)
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Fra giovedì e venerdì ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, decine di tifosi israeliani della squadra di calcio maschile del Maccabi Tel Aviv sono stati inseguiti e picchiati da tifosi della squadra locale Ajax e da altre persone che si sono unite alle violenze. Per definire quello che è successo diversi giornali anche in Italia hanno usato una parola un po’ desueta: “pogrom”, che indica in estrema sintesi delle violenze sistematiche contro le persone ebree.

La parola pogrom in russo significa più o meno “devastazione”: fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento si diffuse in varie altre lingue europee per indicare i massacri, i saccheggi e le violenze contro le comunità ebraiche nell’Impero russo, che al tempo si estendeva su gran parte dell’Est Europa. Tipicamente questi attacchi erano tollerati, e in qualche caso proprio fomentati, dalle autorità. Nell’ultimo secolo comunque la parola ha acquisito un significato molto più generale, tanto che oggi la si usa anche per indicare qualsiasi attacco contro una minoranza religiosa o etnica, anche in contesti diversi da quello dell’antisemitismo.

Sebbene le violenze antisemite in Europa siano ricorrenti almeno dall’anno Mille in poi, nella Russia dell’Ottocento divennero particolarmente frequenti: gli ebrei vennero usati come capro espiatorio per le molte storture di quella società. Le numerose comunità ebraiche dell’Europa dell’Est venivano perseguitate regolarmente, ma in certi periodi le violenze divenivano particolarmente intense. Per esempio negli anni successivi all’assassinio dello zar Alessandro II, nel 1881, attribuito falsamente a un ebreo. Fra il 1881 e il 1883 le voci contro gli ebrei fomentarono attacchi contro le loro comunità in oltre 200 città e paesi.

Uno dei primi pogrom a ricevere questo nome anche all’estero fu compiuto nel 1903 a Chisinau, l’attuale capitale della Moldavia (al tempo parte della Russia), durante una nuova fase di violenze che durò fino al 1906. Nell’arco di alcuni giorni furono uccise circa 60 persone ebree, ci furono centinaia di feriti e circa 1.500 case saccheggiate.

Il cimitero ebraico di Worms, in Germania, considerato uno dei più antichi in Europa (Thomas Lohnes/Getty Images)

Proprio nel 1903 iniziarono a circolare per la prima volta i “Protocolli dei Savi di Sion”, un documento falso che conteneva un piano segreto degli ebrei per conquistare il mondo. In realtà fu scritto dalla polizia segreta russa per giustificare le violenze e le persecuzioni degli ebrei, ma anche degli oppositori politici del regime zarista. Nei decenni successivi si diffuse fra i movimenti antisemiti di tutto il mondo, e in qualche circoletto complottista viene citato ancora oggi.

Con il nazismo e la sua invasione dell’Europa orientale le violenze assunsero dimensioni ancora più vaste e sistematiche. Se prima gli attacchi erano tollerati o alimentati più o meno segretamente, le autorità naziste organizzavano apertamente le violenze. Uno degli esempi più noti fu la Notte dei cristalli, una grande sommossa antiebraica orchestrata dal governo nazista in Germania e Austria il 9 novembre del 1938. Centinaia di persone furono uccise, e vennero saccheggiati e vandalizzati migliaia di negozi gestiti da ebrei.

Dopo la Seconda guerra mondiale il termine ha iniziato a essere usato per descrivere una varietà sempre più ampia di eventi, fra cui le sommosse razziali a Sydney, in Australia, e i conflitti etnici e religiosi in India. Di fatto un pogrom non ha una definizione precisa, ma solitamente vengono considerati tali gli eventi in cui le autorità danno un’approvazione almeno tacita delle violenze: un criterio che difficilmente si può applicare alle violenze antisemite di Amsterdam di giovedì, nonostante la polizia abbia faticato a contenere gli scontri.