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  • Sabato 9 novembre 2024

Israele sta bombardando vicino al più importante sito romano in Libano

È quello di Baalbek, dove ancora oggi si possono vedere templi molto ben conservati ma che rimangono assai delicati

I danni provocati da un bombardamento israeliano al sito archeologico di Baalbek, in Libano, 7 novembre 2024 (Ed Ram/Getty Images)
I danni provocati da un bombardamento israeliano al sito archeologico di Baalbek, in Libano, 7 novembre 2024 (Ed Ram/Getty Images)
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Mercoledì le forze armate israeliane hanno bombardato la cittadina libanese di Baalbek e la vicina valle della Beqaa, uccidendo almeno 40 persone. Attacchi simili sono ormai la norma in varie zone del Libano, un paese che Israele sta bombardando sistematicamente nell’ambito di un’operazione contro il gruppo radicale Hezbollah. Molti attacchi colpiscono bersagli civili o zone densamente abitate: da ottobre a oggi nei bombardamenti israeliani sono state uccise più di tremila persone. Sui giornali internazionali però l’attacco di mercoledì ha attirato ancora più attenzioni del solito anche perché alcuni missili sono caduti a pochi metri da uno dei siti archeologici più importanti del paese, le rovine romane di Baalbek.

Le rovine risalgono all’età imperiale di Roma, quando il Libano era compreso in una delle più floride province romane, e oggi comprendono vari monumenti fra cui il tempio di Bacco, uno di quelli di età romana meglio conservati al mondo. Dal 1984 tutta l’area fa parte del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, che protegge i principali siti di interesse archeologico al mondo.

Come tutti gli edifici di età romana anche quelli di Baalbek sono delicatissimi, ed eventuali ricadute anche solo marginali dei bombardamenti israeliani potrebbero causare danni e crolli. Dopo la notizia del bombardamento di mercoledì la commissione speciale dell’UNESCO che si occupa della protezione di beni culturali durante i conflitti armati ha indetto una riunione di emergenza per il 18 novembre proprio per discutere dei possibili danni al sito libanese di Baalbek.

«Baalbek è il più importante sito romano in Libano. Se qualcuno lo bombardasse non potremmo sostituirlo. Sarebbe una perdita enorme, un vero crimine», ha detto a BBC News l’archeologo Graham Philip.

Il tempio di Bacco a Baalbek (AP Photo/Hassan Ammar)

Baalbek è abitata dagli umani almeno dal Neolitico, e per parecchi secoli dell’antichità fu una città ricca e popolosa per via del terreno fertile dell’area circostante e della sua posizione sulla via commerciale che portava a Tiro, la più potente fra le città dei Fenici. Nel 334 a.C. fu conquistata da Alessandro Magno che la rinominò Helioúpolis, “città del sole”. Negli anni successivi diventò una delle più fiorenti città della provincia romana di Fenicia: proprio a questo periodo risale gran parte delle rovine visibili ancora oggi.

La presenza di un sito archeologico così ben conservato, peraltro estesamente restaurato fra gli anni Sessanta e Ottanta, aveva creato un discreto flusso turistico in città, che prima della guerra aveva circa 250mila abitanti. A Baalbek c’è anche una forte presenza di Hezbollah per via della relativa vicinanza alla valle della Beqaa, una delle zone dove in assoluto il gruppo è più radicato. Per via di questa presenza da ottobre Israele ha ordinato l’evacuazione di tutta la popolazione di Baalbek e sta bombardando con grande intensità la città: alla fine del mese Le Monde scriveva che gli attacchi israeliani avevano causato almeno 50 morti e spinto circa 150mila abitanti a lasciare la città.

Già alla fine di settembre due missili israeliani colpirono e distrussero un edificio di tre piani nei pressi delle rovine romane: uno dei templi «tremò un pochino», scrisse ancora Le Monde. A distanza di circa un mese, mercoledì, un altro bombardamento ha colpito un edificio ad appena pochi metri dall’area delle rovine.

Tre uomini osservano le rovine romane di Baalbek da un hotel bombardato dall’esercito israeliano (Ed Ram/Getty Images)

Benché al momento nessuna delle strutture romane sia stata colpita, è difficile stabilire se abbiano o meno subito danni. L’archeologa e divulgatrice Joanne Bajjaly ha detto a The Art Newspaper che «non possiamo conoscere ancora l’impatto dei continui movimenti sismici e delle vibrazioni causate dai bombardamenti», dato che per ragioni di sicurezza il sito è stato chiuso e avvicinarsi non è consigliabile.

Già in passato erano state bombardate zone vicine al sito romano di Baalbek. Nel 2006 poco dopo la fine di un’altra guerra combattuta fra Israele e Hezbollah un team dell’UNESCO visitò Baalbek e concluse che alcune crepe nei templi si erano allargate verosimilmente per via delle vibrazioni causate dai bombardamenti.

Un portavoce delle forze armate israeliane ha detto a BBC News che la leadership militare israeliana «è a conoscenza del fatto che esistano luoghi sensibili, ne ha preso atto e questa informazione viene considerata nella pianificazione dei bombardamenti».

Ci sono buone ragioni per dubitare che le cose stiano così. A settembre uno studio dell’UNESCO realizzato sulla base di immagini satellitari ha stimato che nella Striscia di Gaza, dove Israele compie bombardamenti sistematici da circa un anno, dall’inizio dei bombardamenti sono stati danneggiati 69 siti di interesse culturale su 120 osservati, fra cui 7 siti archeologici.

Baalbek non è l’unico sito romano in Libano che rischia di subire danni: a fine ottobre Israele ha bombardato diversi quartieri di Tiro vicini alla città vecchia romana, che fra le altre cose ospita una vasta necropoli e un ex ippodromo.

A essere minacciati ovviamente non sono soltanto i siti romani. Proprio nel bombardamento avvenuto mercoledì a Baalbek è stato distrutto un edificio di epoca Ottomana che si trovava nel quartiere di Manshiyeh, a qualche centinaio di metri dalle rovine romane.