Chi è Susie Wiles, nuova capo di gabinetto di Trump
È stata la stratega e responsabile dell'ultima campagna elettorale, ed è considerata una delle poche in grado di far cambiare idea al prossimo presidente
Già mercoledì, poche ore dopo la vittoria elettorale, Susie Wiles era considerata una delle poche scelte sicure di Donald Trump per la prossima amministrazione. È stata anche la prima nomina ufficiale del presidente eletto, come capo di gabinetto: è un ruolo particolarmente delicato e di grande potere. La capo di gabinetto (“chief of staff”) ha molta più influenza e deleghe anche rispetto al vicepresidente: Wiles sarà la prima donna a svolgere questo incarico.
Wiles non è particolarmente conosciuta negli ambienti di Washington, dove non lavora da decenni, ma è molto stimata come organizzatrice di campagne: molti le riconoscono ampi meriti nella vittoria di Trump, per aver saputo ridurre al minimo il caos e per aver studiato una strategia vincente.
Wiles ha 67 anni e lavora con Trump dal 2016. Ne divenne la principale collaboratrice nel 2021, quando accettò di occuparsi della carriera politica di Trump che sembrava praticamente finita, dopo la sconfitta elettorale alle presidenziali del 2020 e l’assalto al Congresso. Chiese e ottenne un potere quasi totale e di riferire solo a Trump: fu affiancata come responsabile nazionale della campagna da Chris LaCivita, recentemente coinvolto in uno scandalo di appropriazione di fondi elettorali e per questo ora con un ruolo ridimensionato.
Chi lavora con Trump racconta che Wiles è una delle poche persone a riuscire a gestire e limitare gli eccessi di rabbia dell’ex presidente, ma anche che è particolarmente risoluta e convincente. Sarebbe stata lei a fargli cambiare opinione sul voto per posta: nel 2020 Trump lo definiva una truffa, nel 2024 ha invitato i Repubblicani a utilizzarlo, con ottimi risultati. Ma lei e LaCivita hanno anche definito i temi della campagna, i messaggi centrali e si sono focalizzati sulla ricerca del voto degli uomini giovani, anche fra minoranze afroamericane e latine.
Wiles non ama essere un personaggio pubblico e nei primi anni con Trump evitava anche di comparire nelle fotografie. Dopo la vittoria di martedì notte è stata chiamata sul palco da Trump per tenere un breve discorso, ma si è rifiutata di farlo.
Per questo è considerata molto adatta all’incarico di capo di gabinetto, il ruolo di maggiore potere fra quelli che non prevedono un’elezione (e nemmeno un voto di conferma dal Senato). Il capo di gabinetto gestisce un enorme staff politico e operativo e ha un ruolo centrale nel definire le strategie della Casa Bianca, dalle leggi da discutere e approvare alla comunicazione dell’attività di governo. Decide le priorità politiche e organizza la gestione delle crisi internazionali. Il ruolo potenzialmente più critico è però quello di “filtro”: decide quali decisioni debbano essere prese personalmente dal presidente e quali possono essere delegate, oltre ad avere l’ultima parola su chi debba incontrare.
Wiles non ha mai svolto questo lavoro, se non decenni fa a un livello molto più basso, per il sindaco di Jacksonville, in Florida. Per tutta la carriera ha invece organizzato campagne elettorali in Florida, a partire da quella vittoriosa di Rick Scott del 2010 per la carica di governatore: ha lavorato per politici Repubblicani come Mitt Romney, prima di accettare un incarico nello stato per la campagna di Trump nel 2016. Allora la sua scelta fu criticata e considerata “strana”: Trump era al di fuori dei circoli politici conservatori classici, e contrastato da tutto il partito.
Wiles si occupò della campagna in Florida nel 2016 e nel 2020 ed è considerata anche una delle persone responsabili del progressivo aumento di popolarità e potere del partito Repubblicano nello stato, grazie anche all’appoggio delle minoranze non-bianche. Nel 2018 si occupò della campagna per l’elezione a governatore di Ron DeSantis: subito dopo la vittoria, i due ruppero i rapporti. Wiles racconta che fu esclusa «senza motivo» dal circolo ristretto dei collaboratori del governatore, che poi convinse Trump a licenziarla. Fu riassunta un anno dopo.
Quando DeSantis si candidò alle primarie Repubblicane, l’anno scorso, Wiles utilizzò la sua conoscenza del governatore per suggerire a Trump le scelte giuste per attaccarlo: la candidatura di DeSantis non decollò mai, quando si ritirò lei commentò sui social network, in uno dei suoi rari post, «Bye Bye» (post poi cancellato).
Ora dovrà affrontare un ruolo nuovo e particolarmente complesso. La prima amministrazione di Trump fu caratterizzata da un certo caos, da molte fughe di notizie e da continui cambi nello staff: fra il 2016 e il 2020 il 92 per cento dei dipendenti della Casa Bianca di più alto livello che cominciarono il mandato non arrivò alla fine. Oggi Trump sembra intenzionato a circondarsi di persone di maggiore “fedeltà”, che conosce meglio e da più tempo, anche se dovranno essere verificati rapporti e influenze di due dei personaggi che hanno contribuito (in differente misura), alla sua elezione: il miliardario Elon Musk e l’ex candidato indipendente Robert Kennedy Jr.