È stato smentito che ci sia stato un caso di trasmissione di malaria in Italia

Una zanzara sulla pelle di una persona
Una zanzara della specie Anopheles gambiae, una di quelle in grado di trasmettere la malaria a Nairobi, in Kenya (EPA/STEPHEN MORRISON)

Giovedì 7 novembre alcuni giornali locali di Verona, e successivamente alcune agenzie di stampa nazionali, avevano diffuso la notizia che nella città veneta era stato diagnosticato un caso di malaria «autoctona», cioè dovuto a un contagio avvenuto in Italia e non in paesi stranieri in cui la malattia è endemica. Se fosse stata confermata, la notizia sarebbe stata rilevante perché la malaria non è più presente in Italia fin dagli anni Cinquanta, ma venerdì la Regione Veneto l’ha smentita.

«A seguito di verifiche incrociate con gli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera», ha comunicato la Regione, «è emerso un recente viaggio all’estero in area endemica per malaria, inizialmente non dichiarato». Le verifiche sul caso sono state condotte dall’Azienda ospedaliera di Verona (la ULSS 9 Scaligera) con l’Istituto superiore di sanità (ISS).

La malaria in Italia è stata eradicata grazie a decenni di bonifiche, uso di insetticidi (principalmente il DDT, poi vietato per i danni che faceva) e progressi di vario genere nel miglioramento delle tecniche agricole e nel contrasto alla povertà. È una malattia che non si trasmette da persona a persona, ma attraverso le punture di zanzare parassitate dagli organismi che causano la malattia stessa (per la precisione protozoi del genere Plasmodium). Negli ultimi anni in alcune zone del Sud Italia sono state trovate delle zanzare di specie capaci di trasmettere la malaria, ma nessuna era infettata dai Plasmodium. Non c’è dunque ragione di temere contagi autoctoni.