Che ne è stato del possibile scioglimento per mafia del comune di Bari
La commissione di indagine non sembra aver trovato prove per una misura così estrema, dopo le polemiche dei mesi scorsi
A marzo ci fu un’animata polemica politica intorno a un possibile scioglimento del comune di Bari per infiltrazioni mafiose, ipotizzato dal ministero dell’Interno. L’allora sindaco Antonio Decaro, esponente del Partito Democratico, accusò la destra e il ministro Matteo Piantedosi di voler interferire sulle elezioni comunali in programma a giugno: della vicenda si occuparono quasi tutti i giornali, e fu organizzata una manifestazione a cui parteciparono circa diecimila persone. Otto mesi dopo, la commissione di indagine ha prodotto una relazione che è ancora segreta, ma che secondo fonti del ministero non contiene prove decisive per chiedere un provvedimento estremo come lo scioglimento del comune per mafia.
La richiesta di un’indagine approfondita fu presentata dal prefetto di Bari Francesco Russo al ministero dell’Interno, che la accolse. Si basava su oltre 130 arresti fatti per due indagini giudiziarie portate avanti dalla procura: la prima riguarda le attività della criminalità organizzata in città, in particolare gli affari illeciti del clan Parisi nel quartiere Japigia; la seconda invece riguarda le presunte infiltrazioni mafiose nella Amtab, la società dei trasporti controllata dal comune, dallo scorso 22 febbraio posta dal tribunale di Bari sotto amministrazione giudiziaria, cioè affidata alla guida di un manager scelto dallo stesso tribunale.
Piantedosi spiegò che fu soprattutto l’indagine sull’Amtab a convincere il prefetto a chiedere la nomina di una commissione di indagine. Al centro dell’inchiesta della procura di Bari ci sono tre esponenti del clan Parisi – Tommaso Lovreglio, Massimo Parisi e Michele De Tullio – tutti dipendenti dell’Amtab, arrestati per associazione mafiosa ed estorsione. Sono accusati di minacce nei confronti di Giovanni Del Core, responsabile Area soste dell’azienda, per far assumere con contratti a tempo indeterminato cinque persone legate al clan. Secondo l’accusa, Amtab non avrebbe gestito con trasparenza l’assunzione di personale per la gestione dei parcheggi a pagamento durante i grandi eventi che si svolgono in città: Del Core avrebbe segnalato i profili su indicazione degli indagati.
L’azienda fu commissariata dal tribunale di Bari su richiesta della procura. Il tribunale però precisò che l’azienda non era espressione diretta degli interessi del clan, come sostenevano i magistrati, ma si era fatta condizionare dalle pressioni e dalle minacce. Nonostante questa premessa, il tribunale dispose comunque il commissariamento in quanto la legge conosciuta come “Codice antimafia” lo prevede anche per il condizionamento indiretto, e non solo nei casi in cui le infiltrazioni criminali sono dirette. Il tribunale di Bari ha revocato l’amministrazione giudiziaria dopo la riorganizzazione che ha permesso all’azienda di «eliminare ogni possibile rischio di contiguità con gli ambienti criminali»: la misura era stata inizialmente disposta per un anno.
Il sindaco Decaro fu tirato in ballo per via di un’indagine, in realtà già archiviata, sulla testimonianza di Nicola De Santis, un collaboratore di giustizia, cioè una persona condannata che decide di fornire informazioni utili a chi indaga: nel 2019, nel corso di un interrogatorio, De Santis raccontò di un incontro avvenuto tra il 2008 e il 2010 (non è chiaro dalla testimonianza) in un bar di Torre a Mare, nella periferia est di Bari, e a cui parteciparono tra gli altri Massimo Parisi, esponente dell’omonimo clan, e un tale «De Caro» che all’epoca «era all’assessorato dei trasporti». Decaro in quegli anni era assessore alla Mobilità: la procura aprì un’indagine nei suoi confronti, poi archiviata per l’inconsistenza delle prove.
L’altra indagine fu aperta per voto di scambio: tra gli arrestati c’era Maria Carmen Lorusso, eletta consigliera nel 2019 in una lista di centrodestra che sosteneva il candidato sindaco di Forza Italia, Pasquale Di Rella, nettamente sconfitto da Decaro. Nel maggio del 2021, poi, Lorusso era passata in maggioranza, aderendo al gruppo “Sud al Centro”.
Un altro ruolo importante nell’indagine ce l’ha Giacomo Olivieri, marito di Lorusso: è accusato dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari di avere pagato decine di migliaia di euro ai clan mafiosi di Bari (Parisi, Strisciuglio e Montani) per garantire i voti necessari all’elezione della moglie in Consiglio comunale nel 2019. Il processo è iniziato a luglio. Giovedì il giudice per l’udienza preliminare Giuseppe De Salvatore ha respinto la richiesta di arresti domiciliari presentata dagli avvocati di Olivieri, che rimarrà in carcere. Alla fine di ottobre Maria Carmen Lorusso è tornata in libertà dopo 8 mesi agli arresti domiciliari.
Negli ultimi mesi la commissione di indagine nominata dal ministero dell’Interno ha raccolto 10mila pagine di documenti e fatto 30 audizioni con amministratori e dirigenti pubblici. Tutto questo lavoro è servito per scrivere una relazione da inviare al ministero, che dovrà decidere i provvedimenti da prendere. La legge di riferimento, il Testo unico degli enti locali, stabilisce che i Consigli comunali possono essere sciolti quando «emergono concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similari degli amministratori» locali, oppure quando questi stessi elementi testimoniano «forme di condizionamento» degli amministratori locali.
La Gazzetta del Mezzogiorno, citando parti della relazione, ha scritto che la commissione non avrebbe evidenziato l’esistenza di «forme di condizionamento» né i «concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso» che possano giustificare la richiesta di scioglimento del comune di Bari.
Il ministro dell’Interno avrà tre mesi per decidere cosa fare. La normativa prevede che l’eventuale scioglimento del comune venga disposto con un decreto del presidente della Repubblica su proposta del ministro dell’Interno, dopo un passaggio di approvazione del Consiglio dei ministri. Per quanto è emerso finora è un’ipotesi molto remota, soprattutto dopo la vittoria di Vito Leccese, esponente del Partito Democratico, alle elezioni comunali dello scorso giugno. Un’ipotesi più plausibile è che il ministero proponga provvedimenti meno gravi e rivolti esclusivamente all’azienda Amtab.