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  • Venerdì 8 novembre 2024

Il rapporto provvisorio delle Nazioni Unite sulle persone uccise nella Striscia di Gaza

Per ora è stata verificata la morte di più di 8mila persone nei primi sei mesi di invasione israeliana, di cui il 70 per cento erano donne e bambini

Bambini palestinesi sfollati nel campo di Deir al Balah, nella Striscia di Gaza, il 18 ottobre 2024 (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
Bambini palestinesi sfollati nel campo di Deir al Balah, nella Striscia di Gaza, il 18 ottobre 2024 (AP Photo/Abdel Kareem Hana)
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Venerdì l’ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ha pubblicato un rapporto sulla situazione nella Striscia di Gaza durante i primi sei mesi dell’invasione di Israele, quindi fra l’inizio di novembre 2023 e la fine di aprile 2024. Per quel lasso di tempo i funzionari delle Nazioni Unite sono riusciti a verificare l’uccisione di 8.119 persone palestinesi, in gran parte a causa di attacchi dell’esercito israeliano: quasi metà (il 44 per cento) erano persone minorenni, e un ulteriore 26 per cento donne.

C’è una ragione per cui questo dato si discosta molto da quelli usati abitualmente dai principali media internazionali, che sono forniti dal ministero della Salute della Striscia di Gaza (che è controllato da Hamas, ma è comunque ritenuto generalmente affidabile): secondo i dati del ministero, a oggi le persone uccise nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023 sono più di 43mila, e alla fine di aprile, cioè circa nello stesso periodo considerato dal rapporto, erano più di 34mila.

Lo stesso rapporto delle Nazioni Unite cita le cifre del ministero della Salute della Striscia senza smentirle, e spiega che la differenza con i suoi risultati sta nel fatto che per verificare una morte lo staff dell’OHCHR deve ottenere una conferma da tre diverse fonti, come per esempio una cartella clinica dell’ospedale, un parente e la testimonianza di un membro delle Nazioni Unite o di una ong presente sul luogo. I dati del ministero della Salute di Gaza provengono invece dai bollettini che arrivano dagli ospedali e da altre fonti sul campo.

Il direttore dell’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati, Ajith Sunghay, ha detto ai giornalisti che il conteggio del rapporto è provvisorio e che il bilancio finale sarà probabilmente simile a quello del ministero della Salute della Striscia: «i numeri sono, ovviamente, enormi rispetto agli anni precedenti, quindi abbiamo bisogno di tempo per metterci in pari e verificare».

Nel rapporto si legge che fra le 8.119 persone la cui uccisione è stata accertata, le tre categorie di età più rappresentate sono, in ordine: i bambini dai 5 ai 9 anni, quelli dai 10 ai 14 anni e quelli da 0 a 4 anni. La persona uccisa più giovane, tra quelle identificate dall’OHCHR, è un bambino nato da un giorno, mentre la più vecchia una donna di 97 anni.

Il numero di donne uccise è quasi pari a quello degli uomini. Questo è un cambiamento rispetto ai ripetuti bombardamenti che Israele condusse sulla Striscia nel 2021 e nel 2014, quando furono uccisi principalmente uomini tra i 20 e i 30 anni (anche se già nel 2021 il numero di minorenni uccisi era salito rispetto al 2014).

Delle oltre 8mila persone uccise menzionate dal rapporto, il 93 per cento è stato ucciso mentre si trovava in edifici residenziali o simili e l’88 per cento è morto in attacchi che hanno ucciso più di cinque persone. Secondo il rapporto, l’alto numero di morti per ogni attacco «è dovuto principalmente al fatto che l’esercito israeliano usa armi con effetti ad ampio raggio in aree densamente popolate». Alcune persone (il cui numero non è stato quantificato) potrebbero invece essere state uccise da missili sparati da gruppi armati palestinesi che non hanno raggiunto l’obiettivo desiderato.

– Ascolta: Globo – Dentro Gaza, con Sami al-Ajrami

Oltre alle uccisioni, il rapporto segnala altre pratiche problematiche come i numerosi spostamenti forzati della popolazione palestinese imposti da Israele, i molti attacchi agli ospedali compiuti dal suo esercito e le uccisioni di diversi giornalisti. Dice anche che i funzionari delle Nazioni Unite hanno potuto verificare l’utilizzo da parte dell’esercito israeliano di munizioni al fosforo bianco (una sostanza usata a volte in concomitanza con i bombardamenti, che ha effetti tossici o incendiari), e il ferimento di alcuni civili, cosa che era stata già segnalata da diverse ong e inchieste indipendenti. L’utilizzo di fosforo bianco non è sempre illegale secondo la legge internazionale, ma lo è il suo impiego contro i civili.

Il rapporto sottolinea nuovamente, come altri organi e rappresentanti delle Nazioni Unite avevano fatto negli scorsi mesi anche in modo più deciso, la possibilità che Israele stia compiendo atti di genocidio contro il popolo palestinese. Questo può essere sostenuto sulla base della sistematicità con cui l’esercito israeliano compie attacchi indiscriminati sulla Striscia di Gaza, unita alle «ripetute dichiarazioni di funzionari israeliani che affermano che la fine del conflitto è subordinata alla distruzione intera di Gaza e all’esodo del popolo palestinese». Israele è sotto indagine per genocidio presso la Corte internazionale di giustizia e alcuni suoi ministri sono indagati per crimini di guerra dalla Corte penale internazionale.

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