Le persone senza fissa dimora in Italia potranno avere il medico di base
Dopo anni di tentativi, il parlamento ha approvato una legge che colmerà un vuoto normativo da tempo criticato
Mercoledì 6 novembre il Senato ha approvato definitivamente e all’unanimità una legge che assicura il rispetto del diritto all’assistenza sanitaria, e in particolare al medico di base, alle persone senza fissa dimora che vivono regolarmente in Italia. La proposta era stata presentata dal deputato Marco Furfaro, del PD, e ha l’obiettivo di colmare un vuoto normativo che in Italia era da tempo criticato: finora infatti per accedere all’assistenza sanitaria del Servizio sanitario nazionale una persona doveva necessariamente indicare il suo indirizzo di residenza.
Nello specifico, una persona che risiede regolarmente in Italia doveva iscriversi alla lista dell’azienda sanitaria locale (ASL) corrispondente al suo indirizzo di residenza, che poteva essere sia in Italia che all’estero. Una persona senza fissa dimora però spesso non ha una residenza anagrafica e quindi non può ricevere l’assistenza sanitaria di cui avrebbe diritto, salvo le prestazioni di emergenza che possono erogare i pronto soccorso.
A rimanere inaccessibili per questa categoria di persone, prima del passaggio di questa legge, erano tutte le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire ai cittadini italiani, ossia i “livelli essenziali di assistenza” (LEA) e la scelta di un medico di base o di un pediatra.
Finora il problema veniva aggirato facendo iscrivere queste persone all’anagrafe attraverso un indirizzo fittizio che fa riferimento a un’associazione o che viene utilizzato dal comune proprio per questi casi. L’indirizzo fittizio, conosciuto anche come “via fittizia”, non esiste dal punto di vista toponomastico ma ha valore giuridico. Si trattava però di una soluzione temporanea e non nota a tutti.
Furfaro ha detto che questa situazione, che lui ha definito «cortocircuito», riguardava circa 100mila persone, che peraltro sono spesso in condizioni molto più vulnerabili di quelle della popolazione che poteva già ad accedere a questo servizio.
In un messaggio sui social network Furfaro ha ringraziato Antonio Mumolo, presidente dell’associazione Avvocato di strada che dal 2001 offre assistenza legale alle persone senza fissa dimora, «che con me e altre associazioni si è battuto contro questa ingiustizia». Lo stesso Mumolo aveva depositato una proposta di legge simile a questa già 15 anni fa, ma non era stata approvata per tre legislature consecutive. Due anni fa era riuscito a farne approvare una a livello regionale in Emilia-Romagna, dove era stato eletto consigliere regionale. Da allora la stessa legge era stata approvata in Abruzzo, Calabria, Liguria, Marche e Puglia, ma secondo Mumolo serviva uno «scatto in più», ha detto al Corriere di Bologna, ossia che venisse approvata una legge a livello nazionale.
Concretamente la legge ha istituito un fondo da un milione di euro all’anno per il 2025 e il 2026 che servirà a finanziare un programma sperimentale da attuare nelle 14 città metropolitane d’Italia.
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