Il parlamento israeliano ha approvato una legge per espellere dal paese i parenti delle persone condannate per terrorismo

Poliziotti israeliani davanti ai resti di un camion che si è schiantato contro una fermata dell'autobus a Ramat Hasharon, il 27 ottobre (AP/Oded Balilty)
Poliziotti israeliani davanti ai resti di un camion che si è schiantato contro una fermata dell'autobus a Ramat Hasharon, il 27 ottobre (AP/Oded Balilty)
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Giovedì il parlamento monocamerale di Israele ha approvato una legge che permetterà al governo di espellere dal paese i famigliari delle persone condannate per reati di terrorismo. La legge prevede che le persone verranno espulse verso la Striscia di Gaza o «un’altra destinazione decisa in base alle circostanze». È rivolta anche alle persone che hanno la cittadinanza israeliana, che la manterrebbero ma non potrebbero entrare in Israele per un periodo compreso tra i 7 e i 15 anni. Diversi esponenti di opposizione contrari alla legge sostengono che sia stata introdotta per colpire in modo mirato le persone arabe e palestinesi con cittadinanza israeliana, che sono circa il 20 per cento della popolazione.

La legge si applica ai parenti di primo grado – ovvero genitori, fratelli o figli delle persone condannate per terrorismo – nel caso in cui venga stabilito che erano a conoscenza delle intenzioni della persona condannata e non abbiano denunciato il fatto alla polizia. Potranno inoltre essere espulsi anche i famigliari di persone che hanno pubblicato «elogi, simpatie o segnali di incoraggiamento verso atti di terrorismo o organizzazioni terroristiche». A decidere sull’espulsione sarà il ministero dell’Interno.

L’opposizione ritiene che la legge sia incostituzionale e sia il ministero della Giustizia che l’ufficio del procuratore generale hanno sollevato dubbi sulle modalità di applicazione: è quindi possibile che venga sottoposta alla Corte Suprema del paese prima che possa effettivamente essere applicata.