Non è ancora certo chi controllerà la Camera degli Stati Uniti
E ci potrebbero volere giorni per saperlo: al Senato invece i Repubblicani hanno la certezza della maggioranza
Mentre non ci sono dubbi sulla netta vittoria del candidato Repubblicano Donald Trump alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, non si sa ancora con certezza quale partito avrà la maggioranza alla Camera nella prossima legislatura. Oltre che per il presidente martedì si votava infatti per rinnovare tutti i 435 seggi della Camera, come succede ogni due anni, e 34 dei 100 seggi del Senato.
Lo spoglio dei voti è ancora in corso ma è già sicuro che i Repubblicani avranno la maggioranza al Senato, dato che hanno ottenuto 52 seggi su 100. Per la Camera invece la situazione è più complicata: ci sono ancora vari seggi in ballo e potrebbero volerci anche diversi giorni prima di sapere chi li avrà vinti. Al momento i Repubblicani sono in vantaggio, con 205 seggi sicuri, mentre i Democratici ne hanno 190: per garantirsi la maggioranza ne servono 218. I 40 seggi ancora da assegnare potrebbero quindi determinare la vittoria di uno o dell’altro partito.
Dieci dei seggi ancora in ballo alla Camera sono in California, dove i Repubblicani dovrebbero togliere almeno un seggio ai Democratici rispetto a quelli assegnati quattro anni fa per assicurarsi la maggioranza.
Alle ultime elezioni del 2022 per la Camera e il Senato i Repubblicani avevano ottenuto la maggioranza alla Camera, con 220 seggi contro i 212 dei Democratici (con tre seggi vacanti), mentre i Democratici avevano vinto al Senato, con 51 parlamentari contro 49.
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Determinare chi sarà il vincitore alla Camera quest’anno richiederà quasi certamente parecchi giorni: devono ancora arrivare ed essere contati gli ultimi voti inviati per posta, e molto probabilmente ci saranno ricorsi legali da entrambe le parti per contestare i risultati con margini molto piccoli tra i due candidati. Dai risultati preliminari comunque i Repubblicani sembrano in vantaggio e in grado di ottenere la maggioranza anche alla Camera.
Mercoledì il presidente della Camera Mike Johnson ha detto di essere sicuro che il Partito Repubblicano, quello di Trump nonché il suo, è sulla buona strada per ottenere il controllo della Camera: «Man mano che arrivano altri risultati è chiaro che, come abbiamo sempre previsto, i Repubblicani sono pronti ad avere un governo unito alla Casa Bianca, al Senato e alla Camera», ha detto.
Che i Repubblicani ottenessero la maggioranza al Senato era previsto, mentre alla Camera, in base ai sondaggi, sembrava potesse toccare ai Democratici. Avere la maggioranza alla Camera e al Senato ha grosse ripercussioni sui margini di azione del presidente. La Camera e il Senato devono infatti approvare le leggi e le nomine di giudici e segretari, tra le altre cose: non avere la maggioranza, oppure averne una molto risicata, e lavorare con un Congresso diviso e le due camere controllate da partiti diversi metterebbe in difficoltà il presidente e complicherebbe il processo legislativo. Al contrario, con un Congresso saldamente a maggioranza Repubblicana, Trump potrebbe governare in modo molto più agile.
Grazie alla maggioranza in Senato potrà approvare le nomine dei segretari, ossia i ministri, e avrà anche il potere di bloccare le nomine dei giudici della Corte Suprema, un tema di cui negli ultimi due anni si è discusso a lungo. L’incarico dei giudici dura per tutta la vita, e durante il suo primo mandato Trump riuscì a nominarne tre su un totale di nove, dando alla Corte un orientamento decisamente conservatore.
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